"La spesa dei fondi pubblici passerà per sostenibilità e politiche di genere"
Fulvia Astolfi, Founder di Obiettivo Cinque Srl e Presidente di European Women's Management Development: "Anas può essere protagonista nella gestione delle risorse.”

La sostenibilità e gli investimenti a essa correlati sarà un punto cardine del Pnrr-Piano e ha stabilito la necessità di approcciare in maniera nuova rispetto alle opportunità economiche messe a disposizione dall’UE per uscire dalla crisi attuale. È giusto questo nuovo paradigma?
La novità è che i fondi pubblici, quali sono le risorse del PNRR, vadano spesi secondo “indirizzi” pubblici. Molti sono gli economisti che hanno sottolineato l’importanza del ruolo dello Stato laddove gli investimenti (anche pubblici) possano determinare una modifica nelle politiche, nei consumi, nelle abitudini dei cittadini/consumatori. La Comunità Europea e gli Stati che ne fanno parte devono chiaramente indicare le aree e gli investimenti che -attraverso l’utilizzo dei fondi del PNRR e delle altre risorse comunitarie - sono prioritari. La sostenibilità è uno di quelli. Sostenibilità significa tante questioni, sintetizzate nel famoso acronimo ESG, Environment, Social e Governance, tutte con la stessa dignità ed importanza.
La sostenibilità, inoltre, rappresenta una nuova frontiera anche per le imprese e per la loro competitività nel sistema economico. Quale grado di preparazione e sensibilità riscontra da professionista nel nostro tessuto?
I giovani sono prontissimi, attenti a questo tema. Lo dimostrano i Fridays for future e i milioni di giovani che si sono negli anni mobilitati. Poi è arrivata la Pandemia ed ha rallentato il movimento, soprattutto nelle sue organizzazioni oceaniche di incontro, ma non certo le idee e i progetti promossi dai Fridays for Future. Quindi, come diceva anche la Ginsburg, la società è pronta, ora occorre che le leggi e i giudici riconoscano e facciano proprie queste sensibilità diffuse. E che lo stia già facendo la finanza è palese e documentato, ricordo il mantra del CEO di Blackrok, Larry Fink «Lo scopo (...) è la ragione d'essere fondamentale di un'azienda, ciò che essa fa ogni giorno per creare valore per i suoi portatori d'interesse. Lo scopo non è solo la ricerca del profitto, bensì la forza propulsiva per ottenerlo». Quindi siamo sulla buona strada, ora occorre percorrerla.
Oltre all’attenzione all’ambiente, oggi occorrono trasparenza e rigore gestionale, tanto che le aziende oggi si valutano sia per la loro capacità di generare profitto, ma anche attraverso risultati etici, come l’inclusione sociale, la parità di genere, la tutela delle diversità. In Italia come si sta reagendo questi nuovi “indici di valutazione”?
L’utilità sociale e lo sviluppo sostenibili sono due principi entrati nel lessico comune e nel diritto commerciale. il sistema normativo che governa il settore imprenditoriale privato considera che non solo il diritto dei soci agli utili sia da tutelare, ma che vi siano tutti gli stakeholders (oltre ai soci, quindi, creditori sociali dipendenti e la comunità nella quale le società operano e lavorano) da considerare. Ciò perché il sistema considera rilevante non solo la ricerca del profitto attraverso la produzione di beni e servizi ma anche le modalità attraverso le quali tali profitti vengono perseguiti. In più, nelle società l’interesse dei soci è composito: oltre alla produzione di un profitto si mira ad una sostanziale stabilità dell’impresa, con un interesse di medio e lungtermine, e non più immediato; considerando che la produzione di valore dell’impresa non deve essere disgregata, contribuendo al benessere di tutti e di ciascuno (chi ci lavora, i creditori, la comunità in cui l’impresa è svolta ed il suo territorio). In questo nuovo paradigma l’inclusione sociale, la parità di genere e la tutela delle diversità diventano patrimoni da valorizzare e sviluppare.
- Rendicontare l’impegno dell’impresa per la parità di genere, attraverso un vero e proprio bilancio: una nuova visione molto moderna di far “tirare le somme” a un’impresa.
Il bilancio di genere è una grandissima novità che rappresenta un’opportunità per tutte le imprese e che si dovrebbe considerare “obbligatoria” per le aziende a seguito del documento noto come “Strategia Nazionale per la Parità di Genere”, presentato dalla Presidenza del Consiglio -Dipartimento per le Pari Opportunità - nel Luglio scorso. E’ la prima delle Misure di natura trasversale prevista dalla Strategia, dove si legge “promozione del gender mainstreaming e del bilancio di genere”. Il bilancio di genere stimola le società a ragionare sui propri obiettivi, sulle politiche già in essere e quelle che sono necessarie per raggiungere gli obiettivi di parità, induce i decisori a misurare quanto fatto, la popolazione aziendale diventa protagonista e si forma un nuovo interesse nei confronti della comunità in cui l’azienda opera. Come sempre, occorrerà adottare dei criteri omogenei, affinchè si possano misurare gli effetti e l’efficacia di quanto promosso. E il tema della misurabilità diventerà fondamentale.
- ANAS è una delle maggiori stazioni appaltanti italiane chiamata nel futuro prossimo a gestire importanti risorse legate alle realizzazione e alla manutenzione di infrastrutture strategiche dello Stato. Che ruolo sociale, oltre che economico, attribuisce a grandi società come questa?
ANAS può essere davvero una società protagonista nella gestione delle risorse pubbliche anche se semplicemente si concentra sulla formalizzazione dei propri bandi avendo come principio informatore il Gender procurement. Non ci si deve fossilizzare nella prima risposta che mi posso aspettare, “nel nostro settore le imprese sono sostanzialmente maschili”, perché l’attenzione al gender nelle premialità dei bandi sarebbe non solo innovativo, ma nella specificità del settore “rivoluzionario”, e potrebbe comportare dei risultati verso la Sostenibilità neanche ipotizzabili.
Assieme a Comin & Partners, società di consulenza strategica e in collaborazione con la start up Open Impact, come Obiettivo Cinque avete presentato il progetto We belong to sustainability: quali sono gli obeittivi alla base di questa iniziativa?
We belong to sustainability è il nuovo percorso di consulenza a 360 gradi nato dalla collaborazione tra Obiettivo Cinque, Comin & Partners e Open Impact. Il progetto intende accompagnare le imprese e le istituzioni nel loro percorso verso la sostenibilità, andando a rendicontare le loro azioni in ambito economico, sociale ed ambientale. L'obiettivo poi è quello di individuare, insieme all'impresa, anche gli obiettivi e le strategie da mettere in atto per far crescere l’impresa sotto tutti i punti di vista. Avviare dei percorsi virtuosi e sostenibili è ormai diventato essenziale per le imprese sia in termini di competitività nel mercato sia in ottica di reputazione e trasparenza per tutti gli stakeholder. We belong to sustainability nasce dunque per supportare le imprese in questo percorso che genera valore economico e sociale per l’impresa e l’intera comunità di riferimento.