La tecnologia plug – in hybrid fondamentale per sostenere la transizione verso l’elettrico
La Commissione europea ipotizza di rivedere entro il 2025 il test di omologazione

Il plug-in rilevante nella transizione energetica. «Ormai è quasi una guerra di religione. Eppure il plug-in hybrid è una tecnologia di cui abbiamo ancora bisogno». Ne è convinto Carlo Beatrice, dirigente di ricerca dell'Istituto Motori presso il CNR, che intervistato dal Corriere della Sera, spezza una lancia a favore dei veicoli ibridi con la spina (Phev). Non era così scontato, visto che negli ultimi mesi e anni, questi mezzi hanno collezionato studi che ne mettono in discussione l'efficienza, evidenziando consumi ed emissioni di CO2 fino a quattro volte superiori ai dati di omologazione Wltp.
«I Phev ci servono per sostenere la transizione che l'intera industria automotive sta compiendo verso l'elettrico — chiarisce Beatrice — e sono efficienti se si ricarica sistematicamente il mezzo». Insomma, più che dalla tecnologia in sé, secondo l'ingegnere i problemi deriverebbero da come la usiamo: dovremmo ricaricare di più, «ma non riusciamo a farlo, perché l'infrastruttura di ricarica è ancora carente». In pratica lo stesso problema che abbiamo con gli EV (le elettriche), ma almeno senza il timore di rimanere a piedi. L'ultima ricerca che punta il dito contro i Phev arriva dalla Svizzera ma altre l'hanno preceduta: c'è quella realizzata nel 2020 dall'Icct assieme al Fraunhofer lis, secondo cui in condizioni reali le plug-in viaggiano con il solo motore a combustione per oltre la metà del tempo. O quella commissionato da Transporte Environment, che denunciava emissioni due volte e mezzo superiori a quanto dichiarato dai costruttori. Seppur lentamente, queste ricerche devono aver destato l'interesse della Commissione europea, che, secondo la Reuters, starebbe pensando di rivedere entro il 2025 il test di omologazione Wltp, proprio per renderlo più attendibile nel valutare le Plug-In Hybrid.
Potrebbe, tuttavia, non essercene bisogno: «Il Plug-in Hybrid è una tecnologia di transizione fondamentale oggi, ma che credo abbandoneremo presto, nei prossimi tre o quattro anni», spiega Francesco Naso, segretario generale di Motus-E, associazione che riunisce costruttori, operatori della filiera automotive e università. «E una tecnologia complessa, che difficilmente arriverà sulle auto per il grande pubblico, ma per la quale continueremo a chiedere gli incentivi perché nella transizione servirà a diffondere la cultura dell'elettrico e a ridurre i prezzi delle batterie. Gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima prevedono sulle strade due milioni di Phev e quattro milioni di EV entro il 2030: come associazione, la nostra priorità è rispettare l'obiettivo per le full electric".