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Rapporto Brundtland: nel 1987 nasceva il concetto di sviluppo sostenibile

Il dossier fu presentato dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo - di Lorenzo Falciai

Parte tutto nel lontano 1987. In quell’anno infatti, la Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo(WCED) pubblica Our Common Future, meglio conosciuto come rapporto Brundtland, il primo documento che introduce il concetto di sviluppo sostenibile. Il nome gli fu assegnato dalla coordinatrice Gro Harlem Brundtland, già primo ministro del governo norvegese, che in quell’anno era presidente del WCED e aveva commissionato il rapporto. Lo studio fissava i punti critici e le maggiori problematiche dell’ambiente, dovuti essenzialmente a due fattori: la grande povertà del sud del mondo, e i modelli produttivi non sostenibili del nord. Si definiva la necessità di attuare una nuova strategia, che potesse armonizzare le esigenze dello sviluppo socio-economico e dell’ambiente. Si coniò il termine “sustainable development” tradotto dovunque in “sviluppo sostenibile”. La definizione data al concetto di “sviluppo sostenibile» è stata la seguente: «Lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”. 

Risulta chiaro come questa spiegazione sia l’esito di una presa di coscienza che le risorse del pianeta non sono infinite e, di conseguenza, devono essere preservate. Il significato di sostenibilità ambientale definisce quindi gli aspetti chiave dello sviluppo sostenibile, responsabile - a sua volta - delle azioni che possono essere messe in campo da istituzioni, aziende e privati in tutto il mondo.  Si evidenziò per la prima volta, l’urgenza di risolvere il problema delle risorse energetiche non rinnovabili, le criticità legate all’inquinamento, il problema dell’alimentazione e della creazione di cibo a sufficienza per tutti gli abitanti del pianeta. Ma anche il bisogno di imprimere una svolta nei cambiamenti degli stili di vita. 

Successivamente nel 1989, l’Assemblea generale dell’ONU, dopo aver discusso il rapporto, ha deciso di organizzare una Conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo. Altre tappe fondamentali che hanno rafforzato la consapevolezza su questi concetti sono state, l’Agenda 21, adottata al termine della Conferenza ONU su ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro del 1992, e nel 2015 l'Agenda 2030 adottata dall’ONU all’interno della quale sono contenuti i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. 

Parallelamente, l’Accordo di Parigi, sottoscritto nel dicembre 2015 durante la XXI Conferenza delle Parti della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici,stabilisce l’impegno comune di contenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali, facendo il possibile affinché si mantenga entro 1,5°C.

In seguito, nel luglio 2015, attraverso l’adozione dell’Agenda di Addis Abeba viene, inoltre, definito il quadro globale per il finanziamento delle politiche di sostenibilità. Il documento, considerato dal Segretario generale delle Nazioni Unite, “una pietra miliare”, contiene più di 100 misure concrete volte a generare investimenti per affrontare le sfide economiche, sociali e ambientali che la comunità internazionale deve affrontare. 

A livello europeo, a seguito dell’adozione dell’Agenda 2030 il Consiglio dell’UE ha emanato due Conclusioni in materia di attuazione interna dell’Agenda 2030: “La risposta dell’UE all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile  - Il futuro sostenibile dell’Europa” e “ Verso un’Unione sempre più sostenibile entro il 2030”, ove si demanda alla Commissione Europea la presentazione di ulteriori proposte concrete per definire un quadro strategico di riferimento onnicomprensivo per attuare l’Agenda 2030 a livello europeo.  

Tappe che hanno seguito di pari passo l’evoluzione di quel documento storico. Il rapporto Brundtland fu infatti aggiornato in diverse occasioni. Nel 1992 fu pubblicato Beyond the Limits (oltre i limiti), un documento nel quale si sosteneva che erano già stati superati i limiti della “capacità di carico” del pianeta. Poi, nel 2004, venne pubblicato un nuovo aggiornamento, Limits to Growth: The 30-Year Update che ribadiva e confermava i pericoli e i limiti ormai superati di “sostenibilità”. La strada era tracciata e da allora non si torna più indietro.

  Per chi ha voglia di leggere il rapporto Brundtland nella versione originale, il documento è scaricabile qui