Flash news Infrastrutture:
 
 

Briciole di pane

Rapporto Ispra: a Napoli, Milano e Torino record cemento in Italia

Galletti: approvare il ddl sul consumo di suolo prima del semestre europeo a guida italiana

Roma, 27 marzo 2014 - Non si ferma il consumo di suolo in Italia. Secondo quanto rivela l’ultimo studio dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), negli ultimi tre anni abbiamo perso altri 720 km quadrati. È Napoli, con il 62,1% a guidare la classifica dei comuni più cementificati d’Italia, seguono Milano (con il 61.7%) e Torino (con il 54.8%).

 

L’Ispra lancia l’allarme: il BelPaese, dal 2009 al 2012, ha perso, in termini di suolo, un’area grande quanto la somma dei comuni di Milano, Firenze, Bologna, Napoli e Palermo. Il rapporto afferma che il 7,3% del nostro territorio è ormai cementificato irreversibilmente e la velocità con cui l’Italia mangia suolo e terreni agricoli procede al ritmo di 8 metri quadrati al secondo, con l’aumento del rischio idrogeologico e dell’inquinamento atmosferico.

“Sarebbe necessario – ha detto il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, intervenendo ieri alla presentazione del Rapporto – che si arrivasse all’approvazione del disegno di legge sul consumo di suolo prima del semestre europeo a guida italiana. Saremmo d’esempio per gli altri paesi”.

 

Intanto l’Ispra ha messo a disposizione dei cittadini una App per segnalare nuove perdite di terreno. Attraverso uno smarthphone, basta inserire coordinate e foto per vederle subito on line sulla mappa del sito dell’istituto.

 

 

Gli effetti su clima e acqua. Politiche contro il dissesto idrogeologico

Nel suo rapporto l'Ispra parla anche di "forti impatti sui cambiamenti climatici: la cementificazione galoppante ha comportato dal 2009 al 2012 l'immissione in atmosfera di 21 milioni di tonnellate di CO2 per un costo complessivo stimato intorno ai 130 milioni di euro". Effetti di questa trasformazione si hanno anche sull'acqua.

Tra il 2009 e il 2012 a causa dell'impermeabilizzazione abbiamo perso "una capacità di ritenzione pari a 270 milioni di tonnellate d'acqua che, non potendo infiltrarsi nel terreno, deve essere gestita". In base ad uno studio del Central Europe Programme "il costo della gestione dell'acqua non infiltrata in Italia dal 2009 al 2012 e' stato stimato intorno ai 500 milioni di euro".

"Credo che il ministero debba cogliere che i dati non sono fini a se stessi - ha commentato il ministro Galletti -. La prevenzione contro il dissesto idrogeologico dobbiamo metterlo come uno dei punti prioritari per l'inserimento nei Fondi Ue 2014-2020".

"Difendere il suolo dalle aggressioni indiscriminate - ha concluso Galletti - significa tutelare non solo una risorsa economica strategica ma anche proteggere il Paese dalla minaccia del dissesto idrogeologico".

Nicola Zecchini

  La mappa on line dell'ISPRA