“Ripensare la mobilità delle persone è un elemento imprescindibile del sistema socio-economico che viviamo”
Intervista a Marco Garbero, General Manager di Axpo Energy Solutions Italia

La e-mobility ridefinisce un nuovo approccio alla mobilità in chiave sostenibile. Il nostro Paese è pronto ad una rivoluzione così radicale?
Negli ultimi anni si è lavorato e si sta ancora lavorando ad una definizione di tutti gli elementi fondamentali ad una introduzione e un’affermazione solida della mobilità sostenibile nel nostro Paese ma restano, a mio avviso, diverse criticità che non sarà semplice risolvere nel breve termine. Da una parte l’industria automotive sta introducendo sul mercato sempre più modelli elettrici o ibridi, confermando la volontà di assecondare gli obiettivi e anche le richieste degli automobilisti con un’offerta sempre più all’insegna dell’abbattimento della CO2.
Il nostro mercato si è reso recettivo rispetto alle proposte di modelli PHEV e BEV con una crescita che supera il 250% anno su anno e che registra l’interesse degli italiani nei confronti della mobilità sostenibile anche per motivazioni legate al risparmio economico nei costi di gestione.Tuttavia a dover fare la differenza rispetto al consolidarsi dell’espansione della mobilità elettrica, è certamente la realtà infrastrutturale. In Italia, così come in Europa, pur in forte crescita, la disponibilità di infrastrutture di ricarica per mezzi elettrici è molto al di sotto rispetto a quanto sarebbe necessario. Un riferimento che è rintracciabile da un recente rapporto di ACEA (Associazione dei costruttori europei di automobili) e che evidenzia come, nonostante gli stimoli legislativi e di regolamentazione, sull’aspetto infrastrutturale la strada da fare è ancora molto lunga.
In Italia l’ultimo rapporto dell’associazione Motus-e parla di circa 26.000 punti di ricarica che è ancora un dato piuttosto basso se confrontati ai numeri di Francia e Germania, solo per riportare due esempi, che superano i 50.000 punti di ricarica a livello nazionale. Si deve d’altronde evidenziare che il numero di veicoli circolanti è ad oggi insufficiente a “sostenere” economicamente le infrastrutture pubbliche, generando un effetto deterrente per i nuovi investimenti.
Dall’autonomia alle infrastrutture di ricarica, fino allo smaltimento delle batterie, passando per il costo elevato delle autovetture. Quali sono i maggiori ostacoli allo sviluppo della e-mobility?
Detto della rete infrastrutturale e sottolineando come, comunque, i recenti provvedimenti italiani relativi al sistema dei bonus fiscali stiano in qualche modo supportando lo sviluppo di punti di ricarica privati e quindi posizionati all’interno di case o condomini, certamente tutta la filiera dell’auto elettrica ha bisogno di un impulso importante che viene da più elementi. Anche sul tema delle batterie, attualmente appannaggio esclusivo del mercato asiatico, l’Europa sta facendo un enorme sforzo dando impulso ad una produzione continentale che svincoli il sistema di approvvigionamento dai mercati di Giappone, Cina e Corea del Sud.
A livello mondiale quello delle batterie per auto è un settore destinato a vivere un quinquennio di importanti ampliamenti con la generazione di un giro d’affari che arriverà a toccare i 45 miliardi entro il 2027.
A livello di sviluppo, si prevede che entro il 2023 inizino le attività di 16 stabilimenti di produzione di batterie a celli di ioni di litio, fondamentali a garantire prestazioni e un ciclo di vita lungo alle auto elettriche. Non va sottovalutato che il costo delle auto elettriche passa soprattutto dallo sviluppo del mercato delle batterie che rappresentano una componente chiave dal punto di vista dei costi di produzione delle vetture per le case produttrici, e che è stimata con un valore pari a circa il 30-40% del totale. Questo significa che, garantire un adeguato sviluppo delle batterie e dei loro sistemi di produzione e smaltimento andrà inevitabilmente ad impattare in modo importante anche sui costi di produzione e di conseguenza sul costo del bene stesso “auto elettrica” che nel tempo, al verificarsi delle condizioni di cui abbiamo detto, dovrebbe vedere abbassata se non proprio azzerata, la differenza di costo tra un modello a zero impatto rispetto alle auto a motore endotermico.
Stesso si può dire per l’autonomia: il perfezionamento delle tecnologie di ricarica e di costruzione delle batterie aumenterà senza dubbio le performance delle auto elettriche, un elemento cui andrà comunque affiancata come detto una rete infrastrutturale in grado di garantire un facile e capillare accesso ai punti di ricarica sia a livello di strade urbane che sulla rete di lunga percorrenza italiana.
Quali sono i vostri progetti per sviluppare e promuovere la mobilità elettrica nel nostro Paese?
Come Axpo Energy Solutions, che è la ESCo di Axpo impegnata a progettare e realizzare iniziative di efficientamento energetico e per la mobilità sostenibile sia per clienti privati che aziende, siamo già da molti anni impegnati nella promozione di una mobilità più rispettosa dell’ambiente e lo facciamo in molti modi. Tutti ormai sappiamo e ci ripetiamo che uno degli obiettivi più importanti da raggiungere per rendere sostenibile la nostra società consiste nel contenimento delle emissioni di gas climalteranti. Riteniamo che, rispetto proprio a questi obiettivi, ripensare la mobilità delle persone sia un elemento imprescindibile del sistema socio-economico che viviamo. La sfida è quella di integrare lo sviluppo della mobilità elettrica all’interno del sistema elettrico stesso. Si tratta di una trasformazione tecnologica e sociale radicale rispetto alla mobilità con i combustibili fossili, poiché il trasporto diventa una componente all’interno di un ecosistema più ampio, ovvero la filiera dell’energia.
La transizione energetica si può raggiungere più agevolmente se il clima socioculturale in cui avviene risulta predisposto a coglierne tutte le potenzialità.
Axpo oggi è un’azienda in grado di fornire servizi per la mobilità alle aziende a 360° gradi: infrastrutture di ricarica (compresa l’eventuale installazione di pannelli solari per l’autoproduzione di energia con cui alimentare le colonnine/wallbox), servizi di monitoraggio della ricarica e reportistica per illustrare i risparmi sulle emissioni di CO2, garanzie di origine a certificare la provenienza da fonti rinnovabili dell’energia utilizzata, pacchetti che includano anche i veicoli elettrici e soluzioni di company car sharing. Negli ultimi due anni la società ha realizzato oltre 70 progetti di mobilità elettrica sia come fornitura e/o gestione dell’infrastruttura sia con forme più integrate (veicoli-infrastrutture-servizio-impianto fotovoltaico), ed è attiva anche con la fornitura di circa 300 infrastrutture nelle iniziative di super-ecobonus sul segmento residenziale. La società ha all’attivo un network di punti di ricarica sul territorio nazionale, accessibile a una clientela differenziata: PMI (es. hotel, concessionarie…), grandi aziende (per soddisfare le esigenze di mobilità interna).
Nel settembre scorso abbiamo inaugurato la prima importante presenza a livello di network di punti di ricarica pubblici. Situata a Roma e composta da circa cinquanta punti di ricarica, il progetto e-mobility pubblico di Axpo per Roma si sviluppa in punti nevralgici della città in un’ottica di intermodalità ovvero che vede i punti di ricarica lì dove si possano integrare in modo virtuoso con la rete di trasporto pubblico: stazioni ferroviarie così come fermate della metropolitana. Per noi di Axpo la mobilità elettrica si declina soprattutto attraverso il concetto di sharing, non solo per ridurre il congestionamento del traffico all’interno delle aree urbane, ma anche per incrementare l’efficienza d’utilizzo dei veicoli (basti pensare al fatto che le automobili di proprietà passano oltre il 90% della vita utile ferme). Abbiamo all’attivo collaborazioni con realtà affermate nella mobilità elettrica condivisa a quattro ruote, e negli ultimi anni abbiamo evoluto quest’esperienza in un accordo con Zig Zag Sharing che è nostro partner tecnologico. Nello specifico e in una logica Win-Win abbiamo dato vita ad una partnership tra Pulsee (il brand full digital di Axpo destinato alle utenze domestiche) e Zig Zag che da una parte promuove gli spostamenti green e individuali in città grazie allo scooter sharing e dall’altra garantisce alle persone la certezza di ricevere in casa energia elettrica proveniente da sole fonti rinnovabili. Un progetto che oggi coinvolge 1000 scooter elettrici a Roma, 500 nella città di Milano, e altri 150 a Torino.
Il combinato disposto dei recenti provvedimenti del Governo e di una maggiore attenzione aziendale alla sostenibilità e all’ambiente, ha portato inoltre una sostenuta crescita dei progetti di mobilità green anche per le aziende e i clienti privati. Ormai un dato consolidato per noi è quello che vede almeno un terzo dei clienti aziendali o residenziali che si dotano di un impianto di produzione da rinnovabili (i.e. fotovoltaico) contestualmente scegliere l’abbinamento con un sistema di infrastrutture per la mobilità elettrica. Questo è un fattore di grande rilevanza e lascia ben sperare per quello sviluppo sostenuto del sistema mobilità di cui abbiamo discusso in precedenza.
Ricarica urbana e stazioni ad alta potenza sulle grandi infrastrutture viarie. Puntate su entrambe?
Come nel caso di Roma, oggi Axpo e Axpo Energy Solutions sono certamente dotate del know-how, delle professionalità e della solidità adeguate a progettare e finalizzare network di ricarica cittadina andando incontro – come avviene per tutti i prodotti e i servizi dell’azienda – alle esigenze più specifiche dei clienti così come dei Comuni che intraprendono progetti in questa direzione. Quindi, dal punto di vista del potenziamento dei punti di ricarica in città, siamo partiti e gli obiettivi sono di ampliamento sia nelle zone limitrofe a Roma che cogliendo eventuali ulteriori opportunità fornite tramite bandi di comuni interessati e virtuosi. Per quanto riguarda le infrastrutture viarie, soprattutto per le colonnine ultra-fast, stiamo valutando attentamente tecnologie che impattino il meno possibile sulle reti di distribuzione e il timing corretto per l’investimento (come evidenziato sopra, l’attuale numero di veicoli circolanti non consente ancora un seppur minimo ritorno economico)..
Ritiene che riusciremo a raggiungere gli obiettivi fissati dall’agenda 2030?
L’attuale contesto di mercato spiega bene quali potranno essere i rischi di obiettivi così sfidanti in un tempo relativamente breve.
Molto della possibilità di raggiungere questi obiettivi passa dalla capacità dei singoli stati di sviluppare tecnologie, innovazione e soluzioni per agevolare la produzione da fonti rinnovabili. Anche su questo l’Italia vive una costante incertezza normativa che da un certo punto di vista non agevola la fluidità di un possibile sviluppo sistemico.
Il PNRR va senza dubbio nella giusta direzione e gli investimenti sono cospicui, si tratta di un’opportunità da valorizzare al meglio istituendo una reale liberalizzazione del sistema e dando la possibilità alle aziende di sviluppare in modo concreto le loro linee strategiche.
Sono obiettivi rispetto ai quali noi di Axpo vogliamo essere in prima linea. Lo facciamo già da anni grazie ai progetti di efficienza e di rinnovabili in autoconsumo sviluppati da AESI. Grazie a svariati progetti di cogenerazione e trigenerazione abbiamo permesso ai nostri clienti di risparmiare fino al 30% sui consumi energetici e grazie ai nostri tetti fotovoltaici abbiamo reso molte aziende più green. Stabilità normativa e semplificazione dei processi burocratici ci permetteranno di aumentare significativamente i nostri progetti. In questo impegno l’Italia avrà un ruolo cruciale per le sue caratteristiche morfologiche e ambientali, dobbiamo essere fiduciosi che il sistema politico europeo e nazionale avvantaggino questi fondamentali obiettivi e ne assecondino lo sviluppo.
Difficile fare previsioni sulla capacità di tutto il sistema socio-economico di raggiungere gli obiettivi che Governi e politica si sono dati ma incentivare la produzione da fonti green e far nascere nuovi impianti è certamente una delle priorità che, insieme alla mobilità, si devono fissare.
Alla luce delle preoccupazioni sollevate dalla filiera dell’automotive che ha dichiarato a rischio oltre 70.000 posti di lavoro a causa della transizione energetica, pensa che si possano conciliare salvaguardia occupazionale e ambiente?
Per rispondere a questa complicata domanda, a mio avviso è importante comprendere a fondo che la rivoluzione della mobilità non è solo cambiamento delle linee produttive.
Sarebbe riduttivo immagine che per le case automobilistiche si tratterà esclusivamente di modificare le fabbriche e fare a meno del personale che precedentemente veniva impiegato nella produzione dell’endotermico.
Non molto tempo fa Renault ha rilasciato al mercato una comunicazione importante in cui dichiarava la volontà di non essere più “solo” un produttore di auto ma di avere in corso una trasformazione strategica che la vedrà nei prossimi anni posizionarsi come “fornitore di servizi” in ambito mobilità.
Credo sia essenziale quindi inquadrare il fenomeno all’interno di un sistema che cambia completamente, a partire dalle preferenze e dall’utilizzo della mobilità da parte del consumatore per arrivare all’adeguamento che le stesse società di produzione applicheranno nei prossimi anni.
È alla luce di questo che va guardato il complessivo processo di “reskilling” delle competenze. Il nuovo ecosistema della mobilità certamente vedrà molte figure di produzione venire meno, per il semplice fatto che un’auto con motore endotermico ha più pezzi e maggiore complessità di una a trazione elettrica, ma parallelamente l’auto a zero emissioni vedrà la crescita di un’economia parallela e sempre più sviluppata e innovativa, fatta di elettronica così come di batterie di cui abbiamo già discusso. In tale direzione lo stabilimento di Stellantis a Termoli è una direzione molto chiara.
Sarà quindi importantissimo lavorare su una politica industriale che valorizzi quanto di professionalmente valido già c’è all’interno degli attuali contesti aziendali e favorisca i cambiamenti di professionalizzazione sfuggendo alla tentazione di arroccarsi che finirebbe per scontentare i lavoratori e non creare la trasformazione produttiva necessaria. Solo un approccio saggio a queste scelte consentirà un impatto minore sul sistema lavoro ed anzi una sua crescita in direzione futura.