Smart City: se non è healthy, non è neanche smart
Il 2 luglio Giornata Nazionale per la salute e il benessere nelle città. L'importanza della mobilità

Di urbanizzazione si parla molto. E a buon motivo. Il fatto che oggi oltre metà della popolazione mondiale risieda in città (era il 29% nel 1950, si stima possa essere il 70% nel 2050) pone sfide e interrogativi epocali. Il nostro Paese presenta alcune indubbie specificità territoriali, ma ciò non toglie che più di un italiano su tre, attualmente, viva in città metropolitane.
Peraltro, l’urbanizzazione non è soltanto un’immane questione sociale, economica, tecnologica. È anche – gli esperti ne stanno acquisendo crescente consapevolezza – un enorme problema sanitario. Nelle città, ancor più nelle megalopoli, può risultare compromessa la salute stessa.
In primo luogo, per gli elevati tassi di inquinamento dell’aria. Le patologie ambientali falcidiano gli anziani, i bambini nonché alcune categorie a rischio lavorativo come benzinai, vigili urbani, tassisti; ma quasi nessuno, in effetti, può ritenersi immune, sol che si pensi alla diffusione della (poco conosciuta) Sindrome dell’Edificio Inquinato, ossia quel maxicomplesso di edilizia popolare in cui il ricambio aereo indoor avviene comunque da fonti inquinate outdoor per la prossimità di discariche, impianti industriali, reti fognarie obsolete. Nei nostri agglomerati urbani, è proprio il ricambio aereo abitativo da fonti già inquinate a costituire una criticità di difficilissima soluzione.
Incide parecchio, poi, la complessa questione delle abitudini e stili di vita. In città si riscontra una crescita preoccupante di malattie croniche non trasmissibili, quali diabete e obesità. Nelle 14 città metropolitane italiane, come si diceva, vive il 37% della popolazione; ma nelle stesse città, secondo l’ISTAT, troviamo il 52% dei diabetici italiani: un dato sicuramente inquietante. D’altronde, in letteratura medica sta facendo capolino la nozione di “urban diabetes”. Come opportuna iniziativa di sensibilizzazione, il 2 luglio è stato proclamato, sotto il patrocinio di ANCI, Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità, “Giornata Nazionale per la salute e il benessere nelle città”: ci saranno eventi, manifestazioni e altro. Secondo le parole di Roberto Pella, vicepresidente ANCI, “occorre identificare strategie di azione per rendere consapevoli governi, regioni, città e cittadini dell’importanza della promozione della salute nei contesti urbani, immaginando un nuovo modello di welfare urbano”.
Anche dal punto di vista delle possibilità pratiche di contatto medico-paziente le cose non vanno come dovrebbero. Dispersione degli insediamenti residenziali, accentramento delle competenze sanitarie specialistiche in pochi giganteschi ospedali, velocità medie nel traffico urbano oscillanti tra i 7 e i 12 km/h: tutto questo fa sì che molti rinuncino, semplicemente, a curarsi in maniera adeguata, a meno che non dispongano di un reddito tale da permettere altre soluzioni.
Su tutti questi fronti – inquinamento, stili di vita, spostamenti – gioca un ruolo assolutamente primario il tema della mobilità e delle relative infrastrutture, magari ciclabili. La correlazione è talmente intuitiva che non merita neppure di essere spiegata. Certo non esagera chi sostiene che l’obiettivo della mobilità sostenibile è una vera e propria faccenda di salute pubblica.