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Briciole di pane

Auto da corsa a guida autonoma, trionfo del Politecnico di Milano

Vittoria storica sul circuito di Las Vegas

Una gara a 300 chilometri all'ora dove il pilota era un algoritmo. Inizia così l’articolo di Repubblica che parla di un successo dai contorni storici. È stata vinta dal Politecnico di Milano la prima competizione internazionale fra autoveicoli a guida autonoma. Niente mani sui volanti o caschi dentro agli abitacoli che si sono sfidati nel circuito di Las Vegas, ma software programmati da università di tutto il mondo, tutti a bordo pista con i loro team di ingegneri. Il team italiano si è aggiudicato l’Indy Autonomous Challenge la cui fase finale si è svolta all'interno del Ces (Consumer electronics show) l'annuale fiera internazionale dell'elettronica di consumo che si svolge dal 1967 a Las Vegas.

Una competizione fra veicoli del futuro iniziata un anno fa negli Usa con 35 atenei iscritti, con il team PoliMove dell'ateneo milanese, in partnership con l'università dell'Alabama, che si è portato a casa il primo posto superando anche realtà americane come il Mit di Boston, che giocavano in casa. «Una sfida fra piloti, non fra macchine», spiega Sergio Savaresi, ordinario di Automazione e controllo nei veicoli, a capo del team. Significa che le auto da corsa erano tutte identiche. Tante Dallara AV-21 apparentemente indistinguibili da fuori. Con una particolarità: al posto del guidatore c'era un sistema a motore per muovere il volante e i freni. Il tutto collegato a sensori e guidato da un sistema di intelligenza artificiale programmato da ciascuno dei team. Sono quindici gli ingegneri dell'università di piazza Leonardo che ci hanno lavorato. La stragrande maggioranza esperti di automazione, ma anche ingegneri matematici, informatici ed elettronici.

Dopo una prima fase in cui le università si sono sfidate in modalità di simulazione, solo in dieci sono riuscite a comprare una vera e propria macchina da corsa per passare alla prova sul campo, gareggiando su un circuito vero. Un investimento da un milione di euro per il Politecnico, coperto grazie a sponsor, spiega Savaresi. Ed ecco, nella finale di Las Vegas, la novità che segna l'inizio della vera competizione di auto a guida autonoma: per la prima volta non c'era da far correre una sola vettura su un tracciato. Ma una sfida vera e propria fra più auto a colpi di sorpassi, senza che ci fosse nessuno in carne e ossa alla guida. Il pilota virtuale del Politecnico è stato ribattezzato As.car.i, un omaggio al campione scomparso da giovanissimo all'autodromo di Monza. «E come se fosse un pilota unico, ma in realtà dentro questo software ci sono le menti di quindici giovani brillanti ingegneri, ognuno con la propria personalità», prosegue il docente da poco rientrato dagli Usa, entusiasta di questa vittoria tutta italiana. «E stato un momento storico, in ogni match le macchine dovevano superarsi in velocità sempre crescenti, fino a quando una non ce la faceva più».

Nell'ultimo, la Dallara guidata dal Politecnico ha superato quella dell'università di Monaco, lanciandola a 270 chilometri all'ora. Il risvolto di tutto questo per un ateneo come il Politecnico, al di là della soddisfazione sportiva, dopo un investimento non indifferente? «Il racing nasce per sviluppare tecnologia e portarla nella produzione delle auto» spiega Savaresi. Un contesto in cui si porta tutto all'esasperazione, cercando di capire i limiti delle nuove tecnologie che si stanno sviluppando, perché andare a quasi 300 all'ora non concede errori, dice l'esperto del più grande ateneo tecnico italiano. «La guida autonoma sarà la vera challenge che rivoluzionerà il mondo dell'auto, di gran lunga la più importante degli ultimi dieci anni». E proprio in questa chiave, «quest'esperienza è servita a formare in maniera più che accelerata una generazione di brillanti giovani ingegneri in questo settore».