Dron-e: arrivano i “gemelli digitali” delle infrastrutture
Una piccola società calabrese, leader nel settore della rilevazione 3d di ponti e altre strutture ha collaborato con Anas per le rilevazioni di una galleria nel vibonese

La ricostruzione 3D di un edificio o di una infrastruttura è sempre più richiesta. In gergo viene chiamata digital twin, ovvero l’esatta riproduzione digitale in 3d di una struttura fisica, che nel campo dell'ingegneria è fondamentale perché consente di rilevare anomalie strutturali, consentendo rapidi interventi di riparazione, nonché di simulare prove di carico e agevolare progetti di sviluppo.
A occuparsene è una startup di Catanzaro, la Dron-e, che ha raccontato al quotidiano La Repubblica la propria esperienza sul campo: "Siamo stati fra le prime società italiane a offrire formazione con attestato di pilotaggio per i droni. Poi abbiamo siglato partnership importanti fra cui quella con il produttore DJI, che detiene circa il 90% del mercato mondiale", racconta Antonio Mazza, direttore tecnico di Dron-e e responsabile della pianificazione dei progetti. "Ci definiamo un drone service & solution provider perché ci occupiamo di tutto l'ecosistema drone".
Come si legge nell’articolo, alcune grandi imprese clienti, come ad esempio Anas, Eni o Terna, hanno strutturato reparti interni dedicati ai droni ma quando c'è bisogno di un'attività ultra-specialistica si affidano alla piccola società calabrese. Ed è quello che è successo all'inizio di marzo con un drone da meno di dieci chilogrammi che in volo autonomo ha rilevato le corrette misurazioni tridimensionali della galleria La Motta Nord, situata a Stefanaconi nel vibonese. Anas aveva bisogno di ridurre al minimo i disagi per gli automobilisti chiudendo per poco tempo il tratto e disporre di misurazioni strutturali per valutare eventuali interventi.
In questo modo, si legge ancora, Anas si è ritrovata tra le mani un gemello digitale della galleria. "Un modello parametrizzato, con la possibilità di generare ulteriori sottomodelli (architettonico – impiantistico – strutturale) e l’associazione di un database da interrogare, contenente informazioni geometriche, dettagli descrittivi sullo stato di fatto, sulle fasi di manutenzione e sulla eventuale progettazione", sottolinea Dron-e. Essenziale è il Lidar Hovermap (acronimo di laser detection and ranging) con tecnologia Slam, un dispositivo basato su laser che adotta una tecnica di telerilevamento capace di determinare la distanza di un oggetto o di una superficie. L'alta frequenza di impulsi laser genera una nuvola di punti che può essere elaborata per realizzare un'immagine tridimensionale.
Un’altra società, l'australiana Emesent, a sua volta partner di Dron-e, ha sviluppato una linea di Lidar installabile sui droni dotata anche della componente Slam che attua "localizzazione simultanea e mapping" senza il gps. In sintesi, l'ultimo modello da 1,6 chilogrammi si monta su qualsiasi tipo di drone, volendo si interfaccia con l'avionica e di conseguenza mentre mappa l'ambiente permette persino il volo in completa autonomia senza nessun tipo di controllo remoto.
"È proprio quello che abbiamo fatto con Anas, poiché in galleria non vi sono i divieti che Enac normalmente prevede per gli ambienti aperti. Da sottolineare poi che si parla di un drone dotato di Lidar con una massa operativa complessiva al decollo di soli 6,4 kg e un'autonomia di circa 30 minuti. Sembra un giocattolo ed essendo sotto i 25 kg basta il normale patentino", sottolinea Mazza.
Dron-e oltre a essere il referente in Italia per Emeset è partner di Aerodyne Group, il colosso globale delle ispezioni degli asset per la manutenzione delle infrastrutture e dell'agricoltura.