Nel campo delle opere in galleria, relative al settore stradale, le norme che stanno maggiormente caratterizzando gli indirizzi progettuali negli ultimi anni sono le seguenti:
- nel campo geologico, geotecnico e strutturale: D.M. 14.01.2008;
- nel campo della sicurezza: Dlgs. 5.10.2006, n. 264;
- nel campo della progettazione stradale: D.M. 5.11.2001, G.U. n°3 del 03/01/2002; D.M. 14.01.2008
Queste norme succedono al DM 2005 ma soprattutto al DM 1996 che ha determinato i criteri di progettazione strutturale negli ultimi anni.
Il DM 2008 conferma le modalità enunciate dal precedente decreto (metodo semiprobabilistico per la determinazione delle azioni e delle resistenze strutturali, sia per gli elementi strutturali sia per il sistema terreno-opera) stabilendo alcuni punti maggiormente significativi: - il concetto di vita utile dell’opera, - la conferma della centralità dell’approccio progettuale con il metodo degli stati limite, con una più precisa scansione degli stati limite stessi (ultimi e di servizio) ed il relativo aggancio a "soglie" di comportamento strutturale ben precise, legate non solo all’approssimarsi delle condizioni di collasso ma anche a fasi "intermedie" quali quelle, a titolo di esempio, di conservazione della funzionalità impiantistica; questo approccio è raggiunto attraverso l’introduzione di opportune combinazioni di carico e con valori di probabilità di superamento dell’evento correlato ben precise.
Il D.M. 14.01.2008 tratta anche il tema della caratterizzazione e modellazione geologica del sito, alla ricostruzione della quale si dovrà pervenire attraverso specifiche indagini; essa costituisce la base di riferimento sia per la successiva modellazione geotecnica sia, conseguentemente, per l’intero sviluppo progettuale. Per quanto attiene alla progettazione geotecnica delle opere all’aperto, le nuove Norme confermano quanto contenuto nel DM 2005 e forniscono indirizzi progettuali puntuali riportando la centralità della fase conoscitiva nella progettazione delle opere di fondazione e di sostegno. In particolare, nella progettazione di palificate e tiranti è possibile, in funzione dell’approfondimento delle indagini, utilizzare coefficienti di sicurezza parziale via via più favorevoli. Per le opere in sotterraneo il DM 2008 dedica il paragrafo 6.7; tuttavia mentre per le opere geotecniche all’aperto fissa modalità e criteri numerici puntuali, lo stesso non avviene per le opere in sotterraneo dove si ha una descrizione generica delle varie fasi di redazione del progetto: caratterizzazione geologica, geotecnica, metodi di calcolo e monitoraggio.
Le varie fasi di progettazione sopra descritte dal D.M., vengono utilizzate in ANAS mediante l’approccio progettuale ADECO-RS. Tale metodologia è attualmente in uso presso l’ANAS sia nella fase di progettazione che nella successiva fase di controllo e monitoraggio dei lavori in cantiere. Il metodo ADECO-RS dai primi anni 80 ha rivoluzionato l’approccio alla progettazione e realizzazione delle gallerie, permettendo in fase di progettazione di avere una conoscenza approfondita del mezzo su cui si opererà lo scavo (fase conoscitiva) studiandone preliminarmente quale sarà il suo comportamento tenso-deformativo in assenza di interventi di stabilizzazione (fase di diagnosi) fino a giungere al completo progetto dell’opera (fase di terapia). In fase di costruzione permette, inoltre, di verificare il comportamento dell’opera durante lo scavo ed eventualmente procedere ad una messa a punto del progetto bilanciando il peso degli interventi previsti al fronte ed al contorno del cavo. Secondo il D.M. le indagini e le relative prove devono essere eseguite e certificate dai laboratori di cui all’art. 59 del D.P.R. 6.6.2001, n. 380, facenti parte di un apposito elenco depositato presso il Servizio Tecnico Centrale del Ministero delle Infrastrutture. L’introduzione di questa limitazione sui soggetti operanti nel settore dovrebbe rappresentare un elemento di garanzia sulla qualità esecutiva delle indagini geognostiche di sito e di laboratorio. Tale aspetto assume un peso particolare riguardo agli aspetti progettuali, in quanto rappresenta uno dei parametri di carattere oggettivo che maggiormente influiscono sul grado di attendibilità del Modello Geologico di Riferimento e, conseguentemente, sulla caratterizzazione geotecnica e geomeccanica dei litotipi interessati. Unitamente agli altri elementi di carattere conoscitivo (geologia di superficie, geofisica, ecc) esso concorre, infatti, ad ottenere una previsione affidabile delle condizioni geologiche con il quale l’opera andrà ad interagire in fase di scavo. Le indagini conoscitive, secondo le nuove norme, devono inoltre essere condotte secondo livelli di approfondimento ed estensione commisurati al livello progettuale ed all’incidenza dell’opera sul territorio.
METODO AGLI STATI LIMITE E COEFFICIENTI PARZIALI.
Attraverso il metodo degli stati limite si possono definire quelle situazioni che corrispondono a soglie di funzionalità della struttura. Le verifiche avvengono attraverso il controllo della probabilità che venga raggiunto uno stato limite in relazione, ad esempio, alle effettive resistenze dei materiali impiegati rispetto ai valori assunti in sede di progetto ed all'intensità dei carichi e delle deformazioni impresse statisticamente prevedibili. Nella pratica tale criterio risulta difficilmente applicabile per l'impossibilità di esprimere tutte le incertezze in valori di probabilità. Si opera, perciò, ricoprendo una parte delle incertezze con dei coefficienti forfettari, ovvero, introducendo delle grandezze significative dal punto di vista probabilistico che sono "i valori caratteristici" ed "i valori di calcolo". Ad esempio, la Normativa indica l’applicazione di coefficienti parziali ai parametri geotecnici di resistenza del terreno; tale metodo a volte può sembrare fin troppo cautelativo soprattutto in casi in cui l’incertezza sulle caratteristiche del terreno è molto limitata. L’utilizzazione dei coefficienti parziali potrebbe portare, in questi casi, ad un sovradimensionamento dell’opera o degli interventi da adottare e conseguentemente ad un complessivo aumento dei costi. Esempi di questo genere possono verificarsi nella scelta delle caratteristiche geotecniche per il dimensionamento degli interventi di presostegno del fronte di gallerie naturali. VITA NOMINALE. La Vita Nominale di una costruzione è la durata alla quale deve farsi espresso riferimento in sede progettuale, con riferimento alla durabilità delle costruzioni, nel dimensionare le strutture ed i particolari costruttivi, nella scelta dei materiali e delle eventuali applicazioni e delle misure protettive per garantire il mantenimento della resistenza e della funzionalità. Nelle previsioni progettuali, se le condizioni ambientali e d’uso sono rimaste nei limiti previsti, non prima della fine di detto periodo saranno necessari interventi di manutenzione straordinaria per ripristinare le capacità di durata della costruzione. La Normativa stabilisce i seguenti valori di Vita Nominale per diversi tipi di opere: - Opere provvisionali VN ≤ 10 anni; - Opere ordinaria, ponti, opere infrastrutturali di dimensioni contenute o di importanza normale VN ≥ 50 anni; - Grandi opere, ponti, opere infrastrutturali di grandi dimensioni o di importanza strategica VN ≥ 100 anni. Nel caso di opere in sotterraneo, data la maggiore complessità nell’affrontare eventuali interventi di manutenzione straordinaria, si ritiene opportuno, in fase di progettazione, adottare valori di Vita Nominale cautelativamente maggiori rispetto ad altre tipologie di opere presenti all’interno dell’infrastruttura viaria. Le azioni simiche agenti su ciascuna opera dipendono oltre che dalla Vita Nominale, anche dalla classe d’uso della struttura; le classi definiscono la rilevanza di tali opere in relazione alle conseguenze di un eventuale interruzione di operatività o di un eventuale collasso. La Normativa inserisce in Classe IV le reti viarie (e le opere annesse) di tipo A, B, e di tipo C quando appartenenti ad itinerari di collegamento tra capoluoghi di provincia non altresì serviti da strade di tipo A o B. In Classe III ricadono le reti viarie extraurbane non comprese nella Classe IV.
CALCESTRUZZO A BASSA PERCENTUALE DI ARMATURA O NON ARMATO.
In molti casi, quando si è in presenza di un ammasso roccioso di buona qualità, si ricorre, in fase di dimensionamento di gallerie, all’utilizzo di rivestimenti composti da calcestruzzo a bassa percentuale di armatura o non armato. La Normativa stabilisce che il calcestruzzo a bassa percentuale di armatura è quello per il quale la percentuale di armatura messa in opera è minore di quella necessaria per il calcestruzzo armato o la quantità media in peso di acciaio per metro cubo di calcestruzzo è inferiore a 0.3 kN. Inoltre il Legislatore limita l’utilizzo sia del calcestruzzo a bassa percentuale che di quello non armato alle sole strutture massicce o estese, o per elementi secondari. L’Eurocodice 2 Parte 1-1 riporta più dettagliatamente che l’utilizzo di calcestruzzo non armato o debolmente armato può essere previsto solo per elementi per i quali gli effetti di azioni dinamiche possono essere trascurati. Esempi di tali elementi comprendono: elementi soggetti principalmente a compressione ma non indotta da precompressione, per esempio muri, pilastri, archi, volte e gallerie.
PROGETTAZIONE PER AZIONI SISMICHE DI OPERE IN SOTTERRANEO.
La Normativa non presenta un paragrafo riguardante la progettazione sismica delle opere in sotterraneo. In condizioni normali l’azione sismica viene considerata, in fase di progettazione, solo per le opere di imbocco quali paratie provvisionali e gallerie artificiali di imbocco. Sotto l’effetto dell’azione di progetto, sia le opere che i sistemi geotecnici devono rispettare gli stati limite ultimi e di esercizio definiti dal Legislatore. Le indagini geotecniche devono comprendere l’accertamento degli elementi che, unitamente agli effetti topografici, influenzano la propagazione delle onde sismiche, quali le condizioni stratigrafiche e la presenza di un substrato rigido o di una formazione ad esso assimilabile. In alcune condizioni particolari, quali possono essere gallerie parietali in terreni con stratigrafia complessa, possono essere considerate, in fase progettuale, le azioni sismiche in sezioni di galleria naturale prossime agli imbocchi; dovranno essere monitorate con attenzione le conseguenti modifiche allo stato tensionale e deformativo dei terreni e dei rivestimenti in seguito all’applicazione di tali azioni. Dlgs. 5.10.2006, n. 264. Il Dlgs 264 5.10.2006 "Attuazione della direttiva 2004/54/CE in materia di sicurezza per le gallerie della rete stradale transeuropea" ha rappresentato un ulteriore elemento di sviluppo progettuale nell’ambito delle opere in sotterraneo. Pur disciplinando il tema della sicurezza per le gallerie della rete TEN la tendenza delle pubbliche amministrazioni è quella di estenderne i criteri a tutti i progetti delle opere in sotterraneo. L’ANAS ha recepito tale normativa, estendendola a tutta la rete stradale di propria competenza, attraverso l’emanazione delle "Linee guida per la progettazione della sicurezza delle gallerie stradali" diffusa con circolare n°17 del 2006. L’applicazione del suddetto documento che, ricordiamo, tratta di sistemi condizionati da una forte evoluzione ed innovazione tecnologica, ha evidenziato la necessità di un aggiornamento organico che tenesse in debito conto non solo dello sviluppo del settore impiantistico registrato negli ultimi anni ma anche delle esperienze realizzative maturate dall’ANAS. Inoltre, il testo iniziale, rivolto principalmente alle nuove infrastrutture doveva essere integrato con una sezione specifica rivolta a quelle già in esercizio che sono oggetto di consistenti interventi finalizzati al raggiungimento degli standard di sicurezza attesi. La nuova edizione delle linee guida ha, quindi, tenuto in conto anche degli atti della Commissione Permanente Gallerie istituita presso il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici con l’introduzione della nuova figura del Responsabile Sicurezza Gallerie, nominato dagli enti proprietari. Infine la metodologia di Analisi di Rischio, nota come Italian Risk Analysis Method, nell’edizione iniziale era stata introdotta principalmente in termini conoscitivi e ora, dopo un numero consistente di applicazioni pratiche, è emersa l’esigenza di un approfondimento e una riorganizzazione del testo. Nella revisione delle line guida sono stati sviluppati e dettagliati molti temi legati agli aspetti impiantistiche in galleria; tra questi evidenziamo i seguenti: • Illuminazione di sicurezza: è stato descritto uno specifico dispositivo luminoso a LED da posizionare su entrambi i lati della galleria, con la duplice funzione di illuminare il camminamento in prossimità della barriera stessa e di segnalare il verso di percorrenza della galleria in caso di emergenza. • Impianto antincendio: in tutte le gallerie dotate di impianto di ventilazione è ora previsto un sistema di rilevamento incendio di tipo lineare. L’impianto idrico antincendio risulta ora descritto in termini prestazionali coerenti con le norme UNI. • Impianto di controllo e supervisione: l’architettura del sistema risulta ora descritta in tutti quegli aspetti necessari a garantire un affidabile funzionamento anche in condizioni di emergenza ed un efficiente gestione dei sottosistemi impiantistici dalle sale operative compartimentali. Per quanto riguarda la progettazione di competenza ANAS, negli ultimi anni, si registra la tendenza a realizzare gallerie, soprattutto bidirezionali, di notevole estensione. La presenza delle vie di fuga (by-pass pedonali e carrabili) è disciplinata dal D.M. 5.11.2001 per le gallerie a doppio fornice a traffico unidirezionale, tuttavia, per le gallerie a singolo fornice questa normativa non fornisce alcuna indicazione. La tendenza progettuale comune è quella di estendere i principi progettuali delle gallerie monodirezionali a quelle bidirezionali. Questo ha determinato la necessità, per questo tipo di gallerie, di inserire delle vie di fuga pedonali e/o carrabili atte a mettere in sicurezza l’infrastruttura. Tali via di fuga vengono normalmente ricavate, ove non sia possibile uscire direttamente all’aperto (gallerie parietali), all’interno della sezione di scavo e quindi vengono poste o in arco rovescio (fig.1), o in apposita galleria al lato della galleria principale (fig.2).
Allegato Figura 1: Esempio di galleria extraurbana secondaria con fornice bidirezionale e via di fuga con cunicolo sotto il piano viabile - (area di scavo galleria: 155 mq) Impianto di ventilazione semitrasversale Allegato Figura 2: Esempio di galleria extraurbana secondaria con fornice bidirezionale e via di fuga con cunicolo laterale- (area di scavo galleria+cunicolo: 155 mq ) Impianto di ventilazione semitrasversale
La scelta della soluzione per la via di fuga discende quindi da apposite analisi tecnico-economiche: considerazioni di carattere geologico geotecnico (natura dei terreni), morfologico (galleria parietale o profonda). Le gallerie bidirezionali tuttavia pur dotandole di vie di fuga necessitano comunque, se molto estese, di notevoli dotazioni impiantistiche per la ventilazione e lo smaltimento dei fumi in caso di incendio. A tale fine vengono normalmente dotate di sistemi di ventilazione trasversale o semi-trasversale con notevoli aggravi di costi per la costruzione e la manutenzione. Per l’aspirazione dei fumi c’è la necessità di creare grossi edifici in caverna ma più spesso posti all’aperto in zone limitrofe alla galleria. La creazione di appositi controsoffitti per l’aspirazione dei fumi determina inoltre la necessità di avere grandi spazi in calotta con ulteriore incremento della sezione di scavo. Tutto questo potrebbe essere ovviato prevedendo per le strade extraurbane secondarie (DM2001) delle gallerie monodirezionali con idonea piattaforma stradale, eventualità attualmente non prevista dall’attuale Decreto Ministeriale. Questa soluzione progettuale ha trovato una prima applicazione per un progetto internazionale realizzato internamente dalla struttura tecnica dell’ANAS: la galleria del Col di Tenda (figura 3). La realizzazione di gallerie extraurbane secondarie uniderizionali potrebbe inoltre agevolare l’impiego dello scavo meccanizzato. Come si può notare dalla figura 4, sarebbe possibile realizzare gallerie unidirezionali in scavo meccanizzato con diametro di scavo prossimo ai 10 m, in analogia ad infrastrutture in sotterraneo già realizzate in campo ferroviario (figura 6).
Allegato Figura 3: Esempio di galleria extraurbana secondaria con fornice unidirezionale – scavo tradizionale (Nuovo Tunnel del Tenda) (area di scavo doppio fornice: 190 mq) Impianto di ventilazione longitudinale Allegato Figura 4: Esempio di galleria extraurbana secondaria con fornice unidirezionale – scavo meccanizzato (area di scavo doppio fornice: 160 mq) Impianto di ventilazione longitudinale Allegato Figura 5: Campo di applicazione dello scavo meccanizzato nei vari ambiti infrastrutturali Allegato Figura 6: Confronto diametri di scavo in ambito stradale, ferroviario e metropolitano.
D.M. 5.11.2001, G.U. n°3 del 03/01/2002 Per la progettazione di infrastrutture stradali l’entrata in vigore delle "Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade" D.M. 5.11.2001, rappresenta lo spartiacque tra due diverse concezioni progettuali. La non cogenza delle precedenti norme CNR/80 permetteva un loro rispetto subordinato alle disponibilità economiche, pertanto la galleria rappresentava un elemento progettuale "singolare" in cui era ammesso anche modificare le dimensioni della piattaforma riducendo le banchine. L’impiego di lunghe gallerie diventava obbligato solo in casi particolari quali l’attraversamento di valichi alpini o appenninici. Le principali conseguenze del D.M. 05.11.2001 sulle opere in sotterraneo si possono così sintetizzare: - Miglioramento degli standard di sicurezza; - Adattabilità del tracciato al territorio subordinata al pieno rispetto dei criteri geometrico- dinamici; la necessità di permettere maggiori velocità di percorrenza nei collegamenti stradali determina inoltre dei tracciati maggiormente lineari con un progressivo abbassamento delle livellette stradali. Da questo si determina che nelle nuove progettazioni aumenta il numero di gallerie ed il loro sviluppo longitudinale; - Incremento delle dimensioni trasversali delle gallerie naturali per il mantenimento della sezione stradale in galleria; - Ulteriori eventuali allargamenti dovuti alle accresciute problematiche di visibilità in curva in seguito al mutato criterio di attribuzione delle velocità di progetto sugli elementi circolari che rispetto alla normativa CNR risultano incrementate; - Maggiore attenzione alle problematiche ambientali attraverso la limitazione delle pendenze longitudinali in galleria; Il D.M. 05.11.2001 ha determinato un miglioramento degli standard di sicurezza introducendo il mantenimento della banchina anche in galleria, il profilo redirettivo e disciplinando l’interdistanza delle piazzole di sosta e dei by-pass pedonali e carrabili. Per quanto riguarda le dotazioni di sicurezza attiva e passiva il decreto rimanda ad apposita normativa (Dlgs 264 5.10.2006). Al fine di omogeneizzare gli interventi infrastrutturali ed impiantistici all’interno delle gallerie stradali, l’ANAS ha emesso nel 2005 la circolare n°33/05 "Caratteristiche geometriche e funzionali delle gallerie", che è stata revisionata ed integrata quest’anno.
CONCLUSIONI
In ANAS, per la progettazione delle gallerie stradali si fa riferimento, per la parte strutturale ed impiantistica ai tre principali decreti: D.M. 14.01.2008,: Dlgs. 5.10.2006, n. 264; D.M. 5.11.2001, i cui dettami sono sviluppati dettagliatamente in 2 documenti di indirizzo progettuale appositamente redatti: "Caratteristiche geometriche e funzionali delle gallerie" e "Linee guida per la progettazione della sicurezza nelle gallerie stradali"; tali circolari sono state emesse negli anni 2005-2006 e sono state quest’anno revisionate ed integrate alla luce delle normative vigenti e saranno riemesse con prossima circolare. Per quanto riguarda la fase di progettazione dello scavo e consolidamento delle gallerie, il progetto dei rivestimenti di prima fase e definitivi, ed il controllo ed il monitoraggio in corso d’opera, l’ANAS utilizza il metodo ADECO-RS, basato sull’analisi delle deformazioni controllate nelle rocce e nei suoli.