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Briciole di pane

I vantaggi dei dirigibili di ultima generazione

Nuovi paradigmi nella logistica del cargo aereo

Roma, 10 febbraio 2014 - Quando una località è irraggiungibile, siamo portati a pensare che serva uno sforzo infrastrutturale (nuove strade, nuove ferrovie, piste d’atterraggio, ecc.) per realizzare il collegamento. Uno sforzo, insomma, ricadente, in tutto o in parte, sulla collettività e sull’assetto del territorio. Il che è indubbiamente vero. Ma può essere altrettanto corretto un ragionamento inverso: se non altro come stimolo, nei confronti degli operatori, ad adottare mezzi di trasporto largamente innovativi, che non necessitano (quasi) d’infrastrutturazione.

E’ il caso del dirigibile. Proprio lui: uno dei simboli della prima metà del Novecento. Che più o meno tutti ricordiamo di aver visto in qualche vecchia foto in bianco e nero. In effetti, stando agli addetti ai lavori, i dirigibili stanno conoscendo una seconda giovinezza. Sono, va detto, assai diversi dai loro antenati. Corredati di tecnologie all’avanguardia e di sistemi evoluti che permettono il bilanciamento del peso rappresentano, oggi, la nuova frontiera del trasporto merci da e verso territori ostili, ma ricchi di risorse naturali, quali l’Alaska o la Siberia. Perché la loro capacità di carico è notevolissima.

Per esempio: il dirigibile Aeroscraft, progettato dalla statunitense Aeros in accordo con la compagnia aerea islandese Iceland Cargo, supera, quanto a capacità di carico, il Boeing 747-8 F e l’Antonov 124 . Ma, soprattutto, perché godono di un fattore decisivo: salvo i piloti, non necessitano di personale, a differenza degli aeroporti, che impiegano un gran numero di addetti. Il sistema di decollo verticale consente, di fatto, di svincolarsi dal bisogno di infrastrutture a terra e di raggiungere, potenzialmente, ogni punto del globo.

La compatibilità ambientale, nonostante l’elio sia una risorsa limitata, è garantita: “Se anche avessimo cento dirigibili, consumerebbero meno dell'1% della produzione mondiale annua di elio”, spiegano i tecnici della canadese HAV (Hybrid Air Vehicles). Insomma: non stupisce che le grandi imprese minerarie stiano investendo nella produzione di dirigibili per il trasporto dei loro macchinari. Rispetto a tempi e costi di costruzione di una strada in grado di sostenere un Caterpillar 777, magari nei ghiacci siberiani, non c’è confronto.

Il futuro, poi, potrebbe riservare altre sorprese, non circoscritte al settore estrattivo. Nulla esclude che si trasportino, con il dirigibile, le componenti di grandi costruzioni: per procedere all’assemblaggio direttamente nel sito di interesse. Esplorando, così, nuove opportunità di business. E, naturalmente, nuove frontiere nella logistica. A riprova del fatto che quest’ultima è, davvero, la scienza che individua tutte le possibili soluzioni a un problema, non vincolata agli strumenti di modalità trasportistica noti o di semplice coordinamento degli stessi, ma come intelligenza del possibile.

Un continuo studio multidisciplinare in grado di valutare tutte le componenti socio-politiche, economiche e strutturali, unitamente alla ricerca scientifica e tecnologica.

Carlo Sgandurra