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Briciole di pane

La carica dei nuovi asfalti sostenibili

Autopulenti, autoriparanti, privi di bitume e sostanze nocive: anche i manti moderni partecipano alla gara in corso sulla ecosostenibilità

Milano, 25 aprile 2011 - Autopulenti, autoriparanti, privi di bitume e di sostanze nocive all'atmosfera, riflettenti al punto da mantenere fredda la superficie evitando la formazione delle isole di calore. Gli asfalti di nuova generazione si arricchiscono di funzionalità e soprattutto partecipano attivamente alla sfida dell'ecosostenibilità e del risparmio energetico. Numerose le soluzioni green a cui lavorano i principali laboratori di ricerca mondiali, pubblici e privati, dedicati allo studio e alla messa a punto di materiali innovativi. E l'offerta di mercato si va progressivamente arricchendo con prodotti pensati ad hoc per venire incontro alle esigenze di ecosostenibilità, ma anche di contenimento dei costi, in particolare quelli legati alla manutenzione. Buona parte delle novità è made in Usa, ma anche l'Europa vanta le sue best practice. Fra gli asfalti più innovativi ci sono quelli fotocatalici: l'italiana Italcementi ha fatto scuola in tal senso con una soluzione già sperimentata e adottata da diverse amministrazioni locali. Su questa categoria di asfalti lavora anche l'azienda americana Pureti che utilizza una miscela a base di biossido di titanio per rendere autopulente il manto stradale. Il principio è quello della fotocatalisi: all'impatto dei raggi solari sulla superficie stradale si attiva la conversione delle sostanze nocive in compositi innocui che evaporano lasciando pulito il manto. II risultato è triplice: si abbatte la necessità di pulizia della superficie contribuendo ad allungarne la durabilità nel tempo; si migliora di conseguenza la sicurezza grazie allo scioglimento ad esempio delle sostanze oleose; si riduce enormemente l'immissione di CO, in atmosfera. La soluzione è attualmente oggetto di un test di validazione presso l'università della Louisiana. Secondo i primi risultati l'asfalto fotocatalitico sarebbe in grado di abbattere del 70% gli ossidi di nitrogeno, responsabili delle piogge acide e dell'inquinamento atmosferico. La statunitense Emerald Cities ha annunciato sul mercato un asfalto freddo, in grado di riflettere il calore solare al punto da abbattere la temperatura di superficie fino a 40 gradi evitando completamente l'effetto isola di calore. La prima applicazione del materiale ha visto protagonista la Duffy Charter School a Phoenix in Arizona il cui parcheggio da 24mila mq è stato completamente rivestito con l'innovativo asfalto. Il "Cool Pavement", questo il nome della soluzione, è a base di un nano-composito, applicato sulla superficie esterna a mo' di pellicola ultrasottile, che consente di ridurre di un sesto lo spessore della superficie stradale senza per questo compromettere resistenza e durata. Impermeabile ai raggi Uv è in grado di abbattere la temperatura fino a 50 gradi nella stagione estiva rendendo di fatto la superficie più longeva. È inoltre disponibile in diverse colorazioni, per applicazioni di design. E un asfalto waterproof l'Aquaphalt, l'asfalto idrofobo prodotto da Roadstone, disponibile sotto forma di patch da applicare direttamente sulle superfici stradali danneggiate. Una volta utilizzato, il materiale si compatta sulla superficie rendendola definitivamente immune ai danni provocati dall'acqua. Diversamente dalle soluzioni patch disponibili in commercio, che vanno sostituite con prodotti più resistenti, l'Aquaphalt non necessita di successiva sostituzione, ed è questa la caratteristica che lo rende unico nel suo genere. Ha natali tedeschi il primo asfalto privo di bitume, frutto di un progetto di ricerca portato avanti dall'ingegnere Gerhard Rie-besehl supportato da una squadra di tecnici specialisti. La soluzione è già stata testata su 500 metri della strada "Pollhornweg" ad Amburgo e alcune prove sono attualmente in corso in Inghilterra. L'asfalto senza bitume — che utilizza nella miscela additivi derivanti da cera e petrolio — è stato inoltre adottato su una tratta della rete stradale dell'Amazzonia.
(Fonte: Il Sole 24 Ore)