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Briciole di pane

La sicurezza stradale #guardaavanti

Campagna di sensibilizzazione di Tim e Ducati dedicata ai giovani

Roma, 5 ottobre 2015 - “Io speriamo che me la cavo”. Nulla a che vedere con il film diretto dalla Wertmuller, ovviamente. Il nostro campo d‘interesse è sempre la sicurezza stradale. L’input, stavolta, ci viene da una ricerca che evidenzia la scarsa percezione nei ragazzi delle responsabilità personali nel caso di un loro coinvolgimento negli incidenti. A confermarlo è l'indagine realizzata da Vidierre per TIM: "La sicurezza stradale sui media". Secondo la ricerca, i giovani ritengono che i sinistri siano causati dalla fretta (32%), dalla distrazione (29%), dal destino (17%), dalle manovre degli altri (16%).

 

Percentuali oggetto di analisi che s’inseriscono nel più generale contesto della campagna di sensibilizzazione dal titolo #guardaavanti, giunta al suo secondo anno, promossa da TIM e Ducati, che vede proprio i teenagers “farsi protagonisti attivi nella diffusione di una maggiore conoscenza rispetto al tema della guida e della sicurezza su strada”. “Guarda Avanti” è un progetto promosso per "sensibilizzare a una guida attenta e concentrata, anche attraverso un uso consapevole del cellulare”, si legge nel sito Internet dedicato a questa apprezzabile iniziativa (http://www.guardaavanti.it).

 

Ultimamente, infatti, c’è da rimarcare un'accentuata attenzione relativamente all’uso/abuso dello smartphone. Utilizzarlo mentre si guida, è bene rammentarlo, riduce i tempi di reazione del 50% rispetto a una situazione normale. Per non dire di quanto si rischia nello scrivere e inviare sms o fare selfie.


Più di ottanta volti noti, finora, hanno aderito e rilanciato il challenge #guardaavanti sui social, registrando oltre 6,3 milioni di contatti in rete. Il challenge è un meccanismo “a catena” del web. Si diffonde sulla Rete e raggiunge, con il suo messaggio, il più ampio numero di persone possibile.


I temi legati direttamente e indirettamente all’incidentalità, pure questo è bene ricordarlo, sono molteplici e comportano l’intervento di più soggetti impegnati nell’attività di prevenzione e contrasto. E non parliamo solo di Enti gestori delle strade o di pattuglie delle Forze dell’Ordine.


Prendiamo in esame la stanchezza, ad esempio. Stando ai dati Aci/Istat, la perdita di concentrazione determina, in Italia, oltre mille morti l’anno (quasi tre ogni giorno). Ai quali si sommano oltre 120.000 feriti.
Le ricerche Bosch e SAE International hanno ulteriormente confermato quanto sia insidioso il passaggio dalla spossatezza al sonno. La tecnologia, per fortuna, può dare una mano. Tanto che Bosch ha progettato e realizzato il “Drivers Drowsiness Detection”: si tratta di un sistema che misura il grado di fatica del conducente attraverso un algoritmo. Se i movimenti si ripetono con frequenza "sospetta", e il livello di stanchezza calcolato supera un determinato valore, sul cruscotto del veicolo lampeggia un’icona che mette in guardia il guidatore sulla necessità di fare uno stop.

 


Ci si ingegna, insomma, sempre di più per rendere più sicura la mobilità. L’obiettivo finale, molto impegnativo, è quello della “Vision zero”, il progetto di sicurezza stradale nato in Svezia, nel 1997, con lo scopo di eliminare i morti ed i feriti causati dall'incidentalità. Tra i suoi principi ispiratori abbiamo quello etico (l’importanza della vita umana e della salute rispetto a ogni altra cosa), quello della responsabilità (da condividere tra chi viaggia e chi gestisce strade e traffico), quello della sicurezza (tiene considerazione la possibilità di errore).


Per restare a noi, nel Belpaese, nel 2014 si sono contati oltre 170 mila incidenti con lesioni alle persone. I morti hanno superato il numero dei 3.000, i feriti sfiorano i 250 mila. La Commissione europea si è prefissata l’obiettivo di dimezzare le morti conseguenti ai sinistri, nei Paesi membri, entro il 2020.

Carlo Argeni