Le bici a pedalata assistita nel mondo della "mobilità dolce"
Ma il motore elettrico è solo un supporto all'azione muscolare
Roma, 17 dicembre 2015 – Sono state pensate per dare un “aiutino” al ciclista: permettendogli, giusto per avere un’idea, di superare senza patemi, e senza troppo sudore, salite di non eccessiva pendenza. Sono le biciclette a pedalata assistita o “pedelec” (il temine “e-bike” è, come vedremo, più impreciso), apparse su strada da qualche anno. Capirne le caratteristiche, equivale a capire in che cosa consiste questo “aiutino”.
Si tratta, in sostanza, di un motore elettrico con potenza nominale continua massima di 250 Watt, installato per lo più in posizione centrale. Occorre porre attenzione, però, ai drastici requisiti imposti dalla normativa (innanzitutto europea): affinchè si abbia una “bicicletta”, il motore stesso deve attivarsi solo ed esclusivamente in simultanea con la pedalata umana, e deve comunque spegnersi automaticamente una volta superata la velocità di 25 km/h.
Insomma, il principio-base, ingegneristico e giuridico, è ancora quello sintetizzato dal caro vecchio detto: “hai voluto la bici? ora pedala!”.
Non sono nozioni prive di risvolti pratici. In commercio, purtroppo, si trova un po’ di tutto: anche “bici elettriche” con un motorino indipendente dalla pedalata, attivabile premendo un semplice pulsante. Ebbene, ai sensi del Codice della Strada, quei veicoli vanno considerati non “velocipedi” ma “ciclomotori” (elettrici).
Ciclomotori, però, non omologati e privi del certificato di circolazione. In caso di controllo su strada, le conseguenze possono essere estremamente spiacevoli (sanzione pecuniaria, confisca del mezzo).