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Briciole di pane

Smart cities, tra inclusione ed emarginazione digitale

La rivoluzione informatica non sia gestita dai soli big player di settore

Tecnologia e governance viaggiano parallelamente. Hanno un rapporto, se vogliamo, simbiotico. La gestione delle città, d'altronde, sarà sempre di più permeata dall'intelligenza artificiale e da tutte quelle iniziative "Smart" che ne rivoluzioneranno la fruizione. Smart Cities è molto di più di quanto si possa immaginare. Soprattutto la gestione dei dati, anzi dei big-data, che le varie infrastrutture si scambieranno a velocità e quantità impressionante consentirà di acquisire informazioni utili a supporto dei decisori pubblici.

 

Si prospetta un  modello di gestione collaborativa che vede questi processi sviluppati e condivisi tra chi li raccoglie, la Pubblica Amministrazione, gli stakeholders e i cittadini. Dalla sinergia ne deriverà un governo del territorio improntato sull'optimum, in generale. Firenze, tanto per fare un esempio, ha previsto di affidare, attraverso un bando, il servizio di bike sharing stabilendo la possibilità per il Municipio di accedere alla piattaforma dati gestita dal  privato.

 

Chi acquisisce info, insomma, deve scambiarle con chi gestisce la cosa pubblica. In caso contrario si prospetterebbe una sorta di distorsione del mercato. A esserne avvantaggiati sarebbero, in ultima analisi,  soltanto i grandi player informatici.

Ma qualcosa sta cambiando nel modo d'intendere e gestire, governandola, la rivoluzione digitale in atto. Non è detto, inoltre, che non siano le stesse amministrazioni civiche a dotarsi di piattaforme per fare fronte alle aspettative e necessità delle community virtuali. Da evitare, ovviamente, un'emarginazione digitale che sbarrerebbe la strada e le opportunity del web alle persone meno abbienti.  L’obiettivo finale, il target, è lo sviluppo di un modello di “distretto urbano" che coniughi tecnologia e socialità.

 

La Information and Communications Technology (ICT) sta mutando il modo d'intendere lo stare insieme. Alle società fortemente gerarchizzate del passato stanno subentrando quelle digitali, orizzontali e reticolari.  Una comunità "aperta", grazie all'ICT,  genera  valore e vantaggi competitivi attraverso la compartecipazione alle logiche gestionali di ciascun processo attivato.  Entro il 2050, oltre l’80% della popolazione dei paesi sviluppati vivrà all'interno delle città. Il valore stimato di mercato che ruota attorno alle "Smart Cities" è superiore a 2 trilioni di dollari entro il 2025. Una cifra che la dice lunga sulla portata dei cambiamenti in atto. Che dovranno realizzare vantaggi individuali e collettivi.

Carlo Argeni