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Briciole di pane

Smart city, è Bologna la prima in classifica

L'Osservatorio Between dà i voti a 116 capoluoghi italiani

Roma, 9 luglio 2013 - Città sempre più Smart. Intelligenti. Tra le quali spicca Bologna. A seguire: Milano, Roma, Reggio Emilia, Torino e Firenze. Fanalino di coda: Fermo e Messina.

Questo, almeno, stando al report dell’Osservatorio Between, che da anni monitora la diffusione dell’Ict (Information and Communication Technology) nel Belpaese. Il “voto” assegnato a 116 comuni capoluogo di provincia è la risultante delle diverse categorie di elementi presi come riferimento (mobilità, banda larga, scuola, consumo delle risorse, sanità elettronica, trasporto pubblico locale, servizi on-line, fotovoltaico, scuola digitale, energie rinnovabili ecc.) che, poi, consentono di stilare una classifica tra le città maggiormente proiettate nel futuro e vivibili.

O, per meglio dire, maggiormente dotate della capacità di integrare tutto ciò che per la loro natura offrono (infrastrutture, servizi, reti formali e non di prossimità e di aggregazione) in funzione di un miglioramento della qualità della vita degli abitanti.

Il ranking nazionale ha evidenziato nell’ambito metropolitano ben 8 città (su 14) tra le prime 20. Ma Smart sono pure realtà di dimensioni minori, come, ad esempio, Cremona (all’undicesimo posto), Pavia, Sondrio, Mantova, Siena e Potenza. Le città del nord, complessivamente, si piazzano nella fascia alta della “graduatoria”; quelle del sud e delle isole le troviamo, per lo più, nella parte bassa; quelle del centro sono distribuite in entrambe le fasce. Non mancano le eccezioni, nell’uno e nell’altro senso. Alla prima città (in questo caso: a Bologna) è assegnato un punteggio di 100, alle altre un punteggio proporzionalmente minore.

L’analisi ha rilevato che le aree metropolitane sono meglio piazzate in graduatoria pure perché riescono, per una serie di fattori geografici, economici e sociologici, ad attivare processi innovativi. Interessanti le politiche legate allo Smart Government che consentono la diffusione di servizi on line (ad esempio: il pagamento dei tributi). Da segnalare, poi, il risparmio energetico legato alla pubblica illuminazione, il car e il bike sharing, il pagamento dei ticket on-line, il fascicolo sanitario elettronico e altro ancora.

Ma è la Smart Mobility, connessa alle utility relative al trasporto pubblico locale e all’individuazione di una mobilità alternativa, a fare la parte del leone. Perché le infrastrutture cittadine (vie, piazze, vicoli) sono, di per sé, una rete di infrastrutture viarie. Sono cioè, in primo luogo: “Aree ad uso pubblico destinate alla circolazione dei pedoni, dei veicoli e degli animali”, volendo usare il linguaggio del Codice della Strada.

E se il Comune è chiamato a far emergere, grazie all’Ict, le molteplici potenzialità di una rete infrastrutturale già esistente, lo è, innanzitutto, nella sua veste di proprietario di strade. Il Comune, quindi, ma non solo (anche gli Enti proprietari delle arterie di accesso alle città), inteso in una visione integrata e sinergica. Le città, in effetti, si allargano sul territorio presentando confini sempre più fluidi. E non certo identificabili con quelli meramente amministrativi.

Carlo Sgandurra

  Osservatorio Between - Smart City Index