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Briciole di pane

Smart city: l'importanza di "fare sistema"

Le Amministrazioni locali orientate verso lo sviluppo delle reti tra città e lo scambio delle best practice

Roma, 17 ottobre 2012 – Non è occasionale l’attenzione alle “Smart cities”. Tutt’altro. Le cosiddette  “Città intelligenti” o, per meglio dire, “Città tecnologicamente ottimizzate”, rispondono a un cambiamento, interessante tutti i Paesi, che non è esagerato definire epocale. Nel 1900, secondo le stime più accreditate, solo il 10% della popolazione mondiale viveva in città. Nel 2007 siamo arrivati al 50 per cento. Nel 2050 toccherà il tetto del 70 per cento. Già oggi, secondo quanto rilevato dall’Onu, nelle prime cento città del pianeta si produce addirittura il 35% del Pil mondiale.

La città, quindi, è  sempre di più il nodo cruciale del futuro. Da come sarà gestita questa gigantesca urbanizzazione dipendono fattori ambientali e sociali decisivi per l’ulteriore sviluppo (o, viceversa, per l’irreversibile degrado) dell’umanità. A livello italiano, si rivela un’opportuna consapevolezza dell’importanza del tema nella recente istituzione del Comitato Interministeriale per le Politiche Urbane (CIPU), in seno al quale, come dichiarato dallo stesso Presidente del Consiglio, Mario Monti, “… potranno essere coordinati gli interventi delle varie amministrazioni centrali che hanno competenze rilevanti per la vita dei poli urbani e concertate politiche territoriali, regionali e locali in una logica sistematica e organica di multilevel governance”. L’auspicio, condiviso dall’Intergruppo parlamentare per l’Agenda urbana (costituito meno di un anno fa), è che possa finalmente affermarsi un approccio olistico, costantemente rivolto all’obiettivo ultimo del miglioramento della qualità di vita delle persone e delle comunità. Superando, tra l’altro, una progettualità scoordinata e frammentaria e, troppo spesso, in un quadro di iniziative replicabili e monitorabili, concepita ‘su misura’ per la singola Amministrazione locale. La prospettiva “Smart” dovrà invece coinvolgere, integrandoli,  i settori fondamentali del vivere in città: edilizia, energia, servizi sociali, informazione. Nonché, ovviamente, la mobilità. Sotto quest’ultimo aspetto, diventeranno sempre più strategiche le infrastrutture viarie di accesso ai grandi conglomerati urbani (o di raccordo tra gli stessi e la rete autostradale). Spetterà all’ Ente proprietario della strada attuare più evolute forme di gestione della tratta e attivarsi per disporre della conoscenza dei flussi di traffico, improntando a “smartness” la sua stessa attività, in costante dialogo con gli altri attori istituzionali.

Un primo ed embrionale esempio di problematica prettamente “cittadina”, trattata con metodo non settoriale ma integrato e orientato a costituire riferimento per le regolazioni future, si è avuto a proposito della “Distribuzione Urbana delle Merci”. Il relativo Protocollo, elaborato da un Gruppo di Lavoro cui ha partecipato anche ANAS, avallato dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti e sottoscritto, finora, da Torino, Milano e Napoli, è indirizzato alla costruzione di una mappa delle esperienze più significative nei sistemi di distribuzione urbana, alla fissazione di linee di indirizzo comuni per l’accessibilità delle merci in città, alla definizione di standard tecnologici che permettano la condivisione delle soluzioni tra gli Enti.

Carlo Sgandurra