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Briciole di pane

A22, il tris: A4-Autovie per arrivare a Trieste

Il Friuli cede quote. E oggi tutti da Lupi. La vice De Beni: prima la concessione

Trento, 19 giugno 2013 - Scenari autostradali in movimento: l'A22 gioca una partita che ora potrebbe non riguardare solo I'A4 Brescia-Padova ma perfino la sua continuazione fino al confine sloveno, cioè la Venezia-Trieste che è gestita dalla società Autovie venete, controllata dalla finanziaria regionale Friuladria. Anche la governatrice Serracchiani e la Regione Veneto seconda azionista con il 4,8%, hanno bisogno di far cassa per finanziare la tormentata terza corsia in itinere (un'opera da oltre 2 miliardi), e dunque il disegno strategico - per Autobrennero - può essere quello di affiancare all'acquisto della quota di riferimento di A4 Holding/Serenissima (dal 25 al 36%, da Intesa e altri privati) un pezzo di Autovie venete e un altro sbocco a mare, dopo Cispadana e Ferrara-Mare.

Intanto, oggi alle 9.30, al ministero infrastrutture, Maurizio Lupi incontra i presidenti di Trentino, Sudtirolo e Veneto, insieme alla direzione Anas, per ragionare di concessioni e di garanzie finanziarie sulle opere che interessano il quadrante nordorientale. Incontro importante, ma indebolito dal fatto che sia Pacher sia Durnwalder (non allineati, visto che il Trentino chiede ancora impegni sulla sua tratta sud) sono “scadenti” ad ottobre, e Pacher darà garanzie solo indirette sul fondo di Autobrennero, che essendo una spa con un 18% di privati, ha la sua autonomia statutaria, a prescindere dalla volontà degli azionisti.

Nel frattempo, chi deve prendere tempo è l'A4 Holding per Brescia-Padova, il cui contratto Anas va a scadenza senza il progetto Valdastico nord entro il 30 giugno, che le allungherebbe la vita di concessione al 2026. Possibile un rinvio, in attesa di definire la partita complessiva, che non esclude una fusione A22-A4, anche se sia Luis Durnwalder che Attilio Schneck la osteggiano per opposti timori di essere fagocitati nelle spa altrui. Proprio Schneck ieri ha auspicato “una soluzione di buonsenso”, e ha ribadito: “Costruire infrastrutture sia stradali sia ferroviarie non è affatto un controsenso. Discutere solo di si o no al completamento della Valdastico è un dibattito sterile. Ma l'ipotesi della fusione A4-A22 è di corto respiro, improntata più ad una logica di assetto di potere che ad una logica infrastrutturale. Grazie alla sua autonomia fiscale, se A22 acquistasse la maggioranza di A4 (magari utilizzando il tesoretto pro Brennero)” - ipotesi impossibile per legge, ndr – “in meno di 10 anni ammortizzerebbe la spesa grazie ai dividendi generati dal traffico sugli oltre 600 km della rete A22-A4-A31. Perché lo Stato dovrebbe regalare ulteriori risorse al Trentino?”.

La neovicepresidente veronese di A22, Carla De Beni, interpellata dall'Adige, dichiara: “Credo che sia prematuro parlare di fusione, è una sparata. Vediamo che cosa emerge dal tavolo di Roma: la collaborazione è comunque fondamentale in un ragionamento di rete, ma l'Autobrennero va molto bene così, con la sua formula finora vincente. E spero ancora che si possa conservare la concessione di A22, tenerla - con o senza gara - nelle mani dei nostri territori. Se finisse ai francesi o agli austriaci non sarebbe bello. Tra Verona, il sud di A22 e il Trentino Alto Adige credo che possiamo e dobbiamo impegnarci insieme, al massimo, per ottenere la nuova concessione”.

Fonte: Adige