Adr punta 12 mld su Fiumicino
Presentato il progetto 2012-2044. Il mercato resta freddo. La società chiede 400 min da inserire nelle trattative sul piano tariffario
Roma, 13 dicembre 2011 – Il progetto è sicuramente di largo respiro ma, ovviamente, ancora una volta è legato a doppio filo all'aumento delle tariffe. Questo il senso del piano industriale 2012-2044 presentato ieri da Aeroporti di Roma (Adr) che, come anticipato da Finanza & Mercati giovedì scorso, prevede 12,1 miliardi di investimenti di cui 2,5 miliardi nell'arco dei prossimi dieci anni, la creazione di 230mila nuovi posti di lavoro e l'obiettivo finale di toccare 100 milioni di passeggeri l'anno (contro i 43 milioni registrati nel 2011).
Un piano che però, proprio per la sua durata biblica (32 anni) e per il Paese di riferimento - l'Italia è ben nota agli investitori per l'inattendibilità legata alla mancanza di certezze normative - è stato accolto con freddezza dai mercati. Pur limitando i danni (ieri Piazza Affari ha perso il 3,8%) il titolo Gemina, la holding quotata della famiglia Benetton cui fa capo la società che gestisce gli scali romani, ha comunque chiuso in territorio negativo a -0,6 per cento. Anche perché l'ambizioso progetto presentato dal gruppo è vincolato alla scivolosa questione tariffaria.
«Abbiamo le idee chiare, un piano credibile e vogliamo un confronto con tutti e arrivare alla fine», ha dichiarato il presidente di Adr, Fabrizio Palenzona, avvertendo però che tale quadro potrà realizzarsi solo in presenza di «regole certe». È un sistema, ha aggiunto, «dove prima la società mette i soldi, poi lo Stato verifica, dopodiché scatta l'aumento tariffario. Tutto deve essere garantito da un quadro di regole certe e preventive». Insomma, «gli azionisti sono pronti a fare la propria parte purché messi in condizione di farlo». E il numero uno del gruppo ha chiamato direttamente in causa l'azionista: «I Benetton hanno preso Autogrill che è diventata la prima società di food and beverage nel mondo, hanno preso Autostrade» ed è andata altrettanto bene e «lo stesso succederà ad Adr se sarà messa in condizione di fare il suo lavoro». Un chiaro appello, seppure indirettamente, al ministro dei Trasporti e dello Sviluppo economico, Corrado Passera, visto che Palenzona ha esplicitamente collocato l'iniziativa del gruppo in «un piano più ampio» per le infrastrutture del Paese.
Tornando agli aeroporti, l'obiettivo finale del progetto - si aprono oggi le consultazioni dell'Enac con handler e compagnie aeree - è quello di trasformare Fiumicino in un hub europeo di secondo livello, grazie ai 4,4 miliardi destinati al potenziamento della parte sud dello scalo e altri 7,2 miliardi utilizzati per sviluppare Fiumicino Nord con la costruzione di due piste entro il 2026 e di un'altra ancora nel 2037, che si affiancheranno alle tre piste esistenti. Ciampino, l'aeroporto delle compagnie low cost, verrà invece riqualificato grazie a un investimento totale da 183 milioni e sarà trasformato entro il 2020 in un city airport. I voli low cost verranno spostati sullo scalo di Viterbo, che sarà aperto nel 2019 e per il quale sono stati previsti impegni finanziari per 236 milioni. A metterci i soldi sarà l'azionista, che a detta di Palenzona «non prendono dividendi da 3-4 anni e hanno lasciato tutte le risorse in aeroporto» per non peggiorare la situazione. «Poi se verranno fatti gli investimenti, si potranno aumentare le tariffe». Eppure per il mancato adeguamento dei prezzi dal 2001 (data della privatizzazione) a oggi, la società chiede subito 400 milioni da inserire nelle trattative che inizieranno a gennaio intorno al nuovo piano tariffario.