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Briciole di pane

Air France, piano per Alitalia

Il board della società francese studia l'offerta per la compagnia

Parigi, 24 settembre 2013 - Bisognerà aspettare ancora un po' per conoscere il destino di Alitalia. Nella tarda serata di ieri il consiglio di amministrazione di Air France-Klm, che deve decidere la linea da seguire nella gestione del dossier, era infatti ancora in corso. Sembra difficile immaginare che la strada possa essere diversa da quella di una presa di controllo della compagnia italiana da parte del gruppo franco-olandese. Ma restano ovviamente da mettere a punto tutti i passaggi dell'operazione.

Air France, che sta cercando di ridurre il suo debito (da 6,5 a 4,5 miliardi), non può e non vuole accollarsi anche quello di Alitalia. È inoltre impegnata in un complesso piano di ristrutturazione per riportare i propri conti in equilibrio e deve stare molto attenta a farsi carico dei problemi di Alitalia. D'altra parte non ha alcun interesse a gettare la spugna a un passo dal traguardo, quando ha la possibilità di portarsi a casa la compagnia italiana con uno sforzo finanziario minimo.

Certo è che siamo entrati nella fase decisiva, e fanale, della vicenda. Com'era evidente da settimane. C'è la prossima scadenza, il 28 ottobre, dell'accordo che vincola i soci della compagnia italiana a cedere le quote solo tra loro. C'è appunto il cda straordinario di Air France-Klm, pur non confermato ufficialmente. C'è quello di Alitalia, che giovedì dovrà approvare i conti di un primo semestre 2013 in forte deficit. C'è l'incontro, sempre giovedì, tra il ministro italiano dei Trasporti, Maurizio Lupi, e il collega francese Frédéric Cuvillier. Ed è chiaro quanto conti la politica nella gestione di questo delicato e complesso dossier.

Proprio Lupi, con una serie di dichiarazioni ieri mattina, ha d'altronde spalancato le porte a Air France, apparentemente l'unica soluzione possibile per assicurare un futuro all'ex compagnia di bandiera. «Mi aspetto - ha detto il ministro - un rafforzamento del ruolo della compagnia francese. Da parte nostra non ci sono assolutamente preclusioni. L'importante è che l'Italia non sia solo vista come un posto dove prelevare della domanda e spostarla su Parigi. Nel senso che 60 milioni di italiani sono un mercato interessante».

«Alitalia è un'azienda privata - ha aggiunto Lupi - e il compito del Governo non è quello di entrare nel merito della dialettica tra i soci e della redistribuzione delle quote azionarie. Al Governo spetta però ribadire che Alitalia è un'impresa strategica e quindi avere delle garanzie su come viene salvaguardata la valorizzazione del nostro hub, sul mantenimento dei livelli produttivi e sulla possibilità che l'Italia continui a svolgere un ruolo di sviluppo nel settore aeroportuale». Una posizione ben diversa rispetto a quella imposta da Silvio Berlusconi, e accettata dal premier Romano Prodi, nel 2008. Una posizione che privilegia l'interesse della compagnia rispetto alla nazionalità del suo azionista di controllo.

E Alitalia è evidentemente strategica anche per Air France. Perché il mercato italiano, pur con la politica di estrema apertura alle compagnie low cost che ha compresso i margini, rimane il quarto in Europa e il terzo per la compagnia franco-olandese. La quale, pure in difficoltà, non può permettersi di perdere terreno rispetto ai principali concorrenti, europei ed extraeuropei.

Marco Moussanet (Sole 24 Ore)