Ance: regionalizzare il Patto di stabilità interno per far ripartire gli investimenti
L'associazione dei costruttori edili indica la strada per rimettere in marcia il settore
Roma, 15 maggio 2012 – Il Patto di stabilità interno è diventato negli anni sempre più severo e a pagarne le conseguenze è anche il settore dell’edilizia. Infatti, le imprese di costruzione si trovano a fare i conti con l’aumentando dei ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione, un problema che si aggiunge alla stretta creditizia operata dalle banche a causa della crisi economico-finanziaria.
L’allarme è stato lanciato dall’Ance, Associazione nazionale dei costruttori edili, che in una nota ha descritto le difficoltà che le imprese devono affrontare, ma ha anche illustrato alcune proposte per rilanciare il settore. “Negli ultimi anni – si legge nella nota – il forte irrigidimento delle condizioni del Patto di stabilità interno ha esasperato il problema dei ritardati pagamenti della Pubblica Amministrazione e del blocco degli investimenti degli enti locali”. Per questo motivo, l’Ance chiede una risoluzione del problema del Patto di stabilità, che deve essere ricercata “nell’allentamento dei vincoli fissati per gli enti locali e nella modifica strutturale delle regole del Patto”.
Del resto, alcuni giorni fa anche il premier Mario Monti aveva affermato che "il Patto di stabilità interno che vincola gli enti locali è suscettibile di miglioramenti", sottolineando che "sarebbe più facile introdurre cambiamenti se migliorerà il patto esterno, cioè quello europeo".
Parallelamente, però, l’Ance ha rilevato alcune opportunità offerte dalla normativa attuale che potrebbero limitare gli effetti negativi del Patto anche prima di procedere a una sua modifica strutturale. Tra queste, l’attenzione si concentra sulla possibile regionalizzazione del Patto di stabilità interno, ossia sulla gestione del patto a livello locale. “La regionalizzazione del Patto di stabilità – prosegue la nota – permette di liberare a costo zero, per le imprese e per la Pubblica Amministrazione, una parte significativa dei pagamenti per opere pubbliche dovuti alle imprese; inoltre, la regionalizzazione consente di assicurare una maggiore sostenibilità della finanza locale in una prospettiva di medio periodo”.
Queste considerazioni nascono da un’indagine realizzata dall’Ance nel 2011, che ha dimostrato come la regionalizzazione sia uno strumento molto utile per limitare gli effetti negativi del Patto di stabilità interno. Infatti, dallo studio è emerso che la regionalizzazione del Patto da parte di 13 regioni ha consentito di liberare circa 1,2 miliardi di euro di pagamenti.
Inoltre, l’analisi dei provvedimenti di regionalizzazione del Patto di stabilità interno ha confermato le difficoltà dovute ai ritardati pagamenti alle imprese che realizzano lavori pubblici. “Da una parte – sostiene l’Ance – cresce la dimensione finanziaria dei pagamenti bloccati dal Patto (almeno 3,4 miliardi di euro di risorse che gli enti hanno in cassa sono bloccati) e, dall’altra, si amplia la diffusione del problema dei ritardati pagamenti tra le amministrazioni locali (più dei 3/4 degli enti locali hanno bloccato i pagamenti, pur avendo i fondi disponibili in cassa, per via del Patto)”. In aggiunta, occorre rilevare che nei prossimi anni la questione potrebbe ulteriormente aggravarsi a causa dell’estensione del Patto di stabilità interno a tutti gli enti locali, anche ai Comuni sotto i 5.000 abitanti, prevista entro il 2014.
Alla luce della situazione attuale e dei prossimi sviluppi appena delineati, l’Ance sottolinea l’esigenza di trovare rapidamente soluzioni efficaci per consentire agli enti locali di riservare uno spazio nei loro bilanci agli investimenti che garantiscono "la qualità della vita dei cittadini e lo sviluppo del Paese". “Sotto questo profilo – conclude la nota – la regionalizzazione del Patto può rappresentare un importante strumento per premiare gli enti locali che favoriscono le spese per investimenti”.