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Briciole di pane

Appalti pubblici: nel 2012 mercato in forte calo

L'Authority degli appalti ha presentata la Relazione annuale al Parlamento. Mercato in discesa anche nel primo quadrimestre del 2013

Roma, 17 luglio 2013 – Il presidente dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, Sergio Santoro, ha presentato oggi la Relazione annuale al Parlamento per l’anno 2012, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani. Nel suo intervento, Santoro ha focalizzato i temi che hanno caratterizzato il mercato degli appalti pubblici lo scorso anno, segnalando in particolare il forte calo nel settore dei lavori (circa -25% rispetto al 2011), che è proseguito anche nel primo quadrimestre del 2013 (-27% rispetto al primo quadrimestre 2012).

Nel 2012, il valore complessivo degli appalti è stato di 95,3 miliardi di euro, segnando un - 4,8 % sul 2011. Questo dato negativo si ripercuote anche sul numero degli occupati, per cui è stato stimato nel 2012 un calo di 92 mila posti di lavoro rispetto al 2011. Inoltre, l’AVCP ha rivelato che la stretta creditizia causata dalla crisi economico-finanziaria ha avuto serie ripercussioni, principalmente sulle piccole e medie imprese: il numero di imprese abilitate a eseguire lavori pubblici di importo superiore a 150.000 euro è calato da circa 39mila imprese nel 2011 a poco più di 36mila nel 2012 (-7%).

L’Autorità ha rivelato che la flessione degli appalti è diversificata “sia per tipologia, sia per classi di valore dei contratti”. Ad esempio, nel settore dei lavori il dato registrato nel 2012 è -25% rispetto al 2011, mentre per quanto riguarda i lavori di importo superiore a 25 milioni la flessione è stata più marcata (-36%). Il settore delle forniture ha fatto registrare un calo del -2,4%, mentre c’è stato un incremento nel settore dei servizi: +10,4%, anche se il dato è influenzato da un appalto di 5,5 miliardi di concessione della gestione rifiuti della Regione Toscana.

Questi dati hanno spinto l’Autorità a chiedere misure concrete e urgenti per il rilancio del settore, anche tramite il reperimento di nuove risorse finanziarie. “La caduta degli investimenti pubblici va contrastata – si legge nel comunicato stampa dell’AVCP –. Se diventa strutturale su livelli così ridotti, mette a repentaglio non solo le basi dello sviluppo economico del Paese ma anche un’appropriata e regolare erogazione dei servizi”. In questo senso, secondo l’Authority le disposizioni del decreto del fare “vanno nella direzione giusta, ma devono essere consolidate con la ricerca di risorse aggiuntive da conseguire con ogni mezzo”. Naturalmente, l’AVCP considera positivamente lo sblocco dei pagamenti arretrati della pubblica amministrazione, poiché “non solo darà impulso all’economia ma permetterà alle piccole e medie imprese di rimanere sul mercato aumentandone la concorrenza.”

L’Autorità propone anche una riflessione sugli strumenti di spending review, che non consistano soltanto in tagli alla spesa, ma anche “nella ricerca, definizione e realizzazione di comportamenti della pubblica amministrazione che generano risparmi”. Ad esempio, per quanto riguarda la scelta del contraente, è stato constatato che nelle procedure aperte si riscontrano in media valori di ribasso decisamente più elevati rispetto a quelli presenti nelle procedure negoziate, “con differenze tra il 5,6 e il 7,5 per cento”. Inoltre, secondo l’AVCP, “occorre procedere sulla strada della riduzione delle stazioni appaltanti e della loro qualificazione”.

Un altro messaggio lanciato dall’Authority riguarda la semplificazione della pratica amministrativa nel settore degli appalti, ritenuto “un fattore fondamentale di efficienza e di competitività” Sotto questo aspetto, l’AVCP ritiene necessaria l’informatizzazione della pratica amministrativa negli appalti e perciò ha lanciato un appello alle stazioni appaltanti per far partire il sistema Avcpass: il sistema di verifica telematica dei requisiti per le imprese.

Infine, l’Autorità ha presentato un’analisi del Codice dei contratti, ricordando che è stato sottoposto a moltissime modifiche, “spesso dettate dall’urgenza di dover fare qualcosa durante la crisi”. Inoltre, si legge ancora nel comunicato stampa, “questa inflazione normativa è ulteriormente aggravata dalla presenza di una regolamentazione a livello locale (regionale, provinciale e comunale), che rischia di segmentare ancor di più il mercato degli appalti”. Per questo motivo, l’AVCP considera necessario “un ripensamento metodologico dell’intera materia” e ha chiesto in particolare una rivisitazione del Codice, per una sua razionalizzazione e semplificazione, “tenendo in debito conto le esigenze di modifiche normative che saranno imposte dal varo delle nuove direttive comunitarie in materia”.

Matteo Martellacci

  La documentazione completa è pubblicata nel sito dell'AVCP