Assoporti boccia gli accorpamenti
Il presidente Monti spiega le contestazioni alla bozza di riforma proposta dal ministro Lupi
Roma, 11 febbraio 2014 – Non otto "Autorità portuali e logistiche di interesse strategico", che sostituiscano le 24 Authority esistenti, ma "sistemi portuali e logistici", nati da accordi stretti dalle Autorità portuali esistenti. Così Pasqualino Monti, presidente di Assoporti, risponde alla bozza di riforma della governance dei porti proposta dal ministro delle Infrastrutture e trasporti, Maurizio Lupi. Bozza che si discosta dal progetto di modifica della 84/94 attualmente al Senato e su cui Monti aveva già espresso alcuni dubbi ricordando, tra l'altro, che i core ports definiti dall'Ue all'interno delle reti Ten-T, sono almeno 13 (e non otto).
E le perplessità del presidente dell'associazione si sono esplicitati in un documento ufficiale al governo che, però, alcune Autorità portuali (Genova, Livorno, Venezia e Trieste), hanno ritenuto non soddisfacente. Al punto che il presidente dello scalo della Lanterna, Luigi Merlo, ha annunciato di voler rassegnare le dimissioni da vicepresidente vicario di Assoporti. E se l'idea di Monti è di far recedere Merlo dalla decisione (ma il presidente di Genova afferma che la confermerà), nondimeno il numero uno dell'associazione che raggruppa gli scali italiani non arretra dalla sua posizione, nonostante la critiche di chi lo accusa di voler mantenere uno status quo, ormai anacronistico. Non solo. Monti frena sull'eventualità di portare la questione in assemblea. «Per quanto riguarda la proposta Lupi - dice - non c'è bisogno di aspettare l'assemblea di Assoporti per discuterne. L'associazione ne ha già colto le positività ed evidenziato le negatività». E punta, in collaborazione «col governo e con i due rami del parlamento», a definire «un progetto unico che non sia frutto di una velleitaria spending review che non si otterrebbe comunque dal mero accorpamento di Autorità portuali, bensì di un processo di razionalizzazione di sistema traguardato a rispondere alla domanda del mercato e a puntare a una maggiore efficienza e competitività dell'intero ciclo logistico».
Secondo Monti, insomma, non bisogna perdersi «in dibattiti sterili e in contrapposizioni da vecchi campanili» ma attingere «dall'Unione europea le spinte positive in tema di core-corridors e core-ports, senza però dimenticare le peculiarità del sistema economico e produttivo nazionale». Il documento redatto dall'associazione, peraltro, oltre a chiedere l'introduzione di un sistema di effettiva autonomia finanziaria dei porti, prefigura la «costituzione, su iniziativa delle Autorità portuali, d'intesa con la Regione o le Regioni interessate, di sistemi portuali e logistici per il coordinamento dello sviluppo infrastrutturale di porti, interporti, rete ferroviaria e viaria, appartenenti a un medesimo bacino geografico o al servizio di uno stesso corridoio transeuropeo». Il sistema portuale e logistico, precisa il documento, «è organismo di coordinamento, costituito mediante protocolli di intesa, accordi di programma o convenzioni tra le autorità portuali del territorio che concorrono al sistema, la Regione o le Regioni interessate, i soggetti responsabili dei nodi e delle reti».
Questi sistemi, che intervengono anche «sul coordinamento dei piani regolatori portuali», prosegue il testo, «predispongono un Piano integrato logistico, sottoposto all'approvazione del ministero delle Infrastrutture e trasporti per la verifica della coerenza con gli strumenti di programmazione nazionale della portualità e della logistica». L'idea, insomma, è che «si giunga a forme di collaborazione e possibile aggregazione funzionale, anche di tipo transfrontaliero europeo, tra le Autorità portuali oggi esistenti sulla base di un disegno, dalle stesse voluto, di sostegno alla competitività italiana sui mercati europei e mondiali».
«Non credo - conclude Monti - che il contributo di Assoporti punti a mantenere lo status quo. Le richieste e i suggerimenti che abbiamo dato sono molto chiari e innovativi, anche in termini di autodeterminazione finanziaria. La governance estesa alla logistica retro portuale non ha nulla di fumoso, così come la disponibilità ad affrontare il problema della riduzione nel numero delle Autorità portuali».
