Per attrarre i capitali leva fiscale e obbligazioni
Pf al centro del Dl crescita
Roma, 26 settembre 2011 Lo stop alle varianti onerose non sarà retroattivo: il divieto imposto dal decreto sviluppo alle varianti del progetto definitivo rispetto al preliminare per le grandi opere si applicherà solo alle opere legate a bandi pubblicati dopo il 12 luglio di quest'anno. Ne saranno quindi esentate tutte le progettazioni in corso. Il chiarimento — che per alcune stazioni appaltanti, come ad esempio, l'Anas è anche un sospiro di sollievo — è contenuto nella bozza del decreto infrastrutture a cui sta lavorando il ministero dell'Economia, insieme con i Ministri più interessati (a partire dalle Infrastrutture con il viceministro Roberto Castelli, per arrivare alla Semplificazione con Roberto Calderoli).
Nonostante le spinte ad accelerare il percorso non è immediato. Lo stesso Castelli, intervenuto a margine del convegno sulla sicurezza a bordo dei treni organizzato a Roma da Fs e Uic, ha confermato come possibile data di approvazione «metà ottobre». Castelli ha anche ricordato che il decreto sarà solo procedurale: «Sarà a costo zero, come chiede Tremonti — ha detto — ma conterrà molte misure per attrarre in modo molto più deciso i capitali privati sulle infrastrutture».
I tecnici di Tremonti ad esempio stanno studiando per rendere più facile l'emissione di bond anche per le società di progetto impegnate nel project financing. Tra gli ostacoli che Tremonti vorrebbe eliminare c'è per esempio l'impossibilità di porre un'ipoteca sui beni demaniali e l'assenza di alcuni decreti dell'Economia sulle modalità di "pubblicizzazione" di rischi troppo elevati legati alle emissioni. I bond sarebbero offerti a investitori qualificati (banche e assicurazioni in prima fila) e non alla platea generale degli investitori.
Mentre sembra tramontata l'ipotesi di utilizzare l'extragettito Iva generata dall'infrastruttura prende invece corpo la strada di incentivi fiscali mirati a una ristretta serie di opere: tra queste il raddoppio della Pontina, la Orte-Mestre e la Campogalliano-Sassuolo. Confermata anche la semplificazione della perdita immobiliare con cui si punta a sostituire una quota parte del contributo pubblico.
È ormai sicuro che nel decreto troverà posto anche l'abrogazione del cosiddetto emendamento Damiano sulla valutazione del costo del lavoro in gara (si veda anche il numero precedente di «Edilizia e Territorio»), contenuto nel Dl sviluppo. Una norma che sta generando molte difficoltà operative alle stazioni appaltanti. Alcune le ha ricordate anche l'avvocato Patrizio Leozappa al convegno Igi sul Dl sviluppo: non è possibile ad esempio applicare il contratto collettivo ai lavoratori a progetto, manca una disciplina transitoria e, infine, la norma lascia misteriosamente fuori tutti i settori speciali.