Flash news Infrastrutture:
 
 

Briciole di pane

Autogrill si fa in due, scorporo dei duty free

Lo spin-off «allo studio» è finalizzato a trovare un alleato nel settore dei negozi aeroportuali: Citi ipotizza il colosso svizzero Dufry

Milano, 2 febbraio 2013 – Autogrill si farà in due. Una parte gli storici ristoranti a ponte sulle autostrade. Chiamatela "AutoFood". Dall'altra i duty free negli aeroporti. Chiamatela "AutoDuty". Il colosso italiano delle concessioni sta studiando lo spin-off delle sue due gambe di attività. Il 2013 sarà dunque l'anno del riassetto per tutto l'impero della famiglia Benetton. La nuova Autogrill va di pari passo con il riassetto delle autostrade e degli aeroporti di Atlantia-Adr.
Dopo quasi due anni di rumors, indiscrezioni e anticipazioni, è arrivata la decisione ufficiale su quella che si preannuncia come una delle più grosse operazioni finanziarie del 2013 a Piazza Affari. Finalizzata a trovare un alleato per la divisione duty free (già ventilata tempo fa dallo stesso Gilberto Benetton) per diventare il numero uno al mondo: e c'è già chi si spinge a fare nomi. Per esempio quello - come ipotizzava ieri la banca d'affari Citigroup - del gigante svizzero Dufry, matrimonio che creerebbe di gran lunga il primo colosso del mercato. Gli spin-off sono cosa rara alla Borsa di Milano: l'ultimo è stato, due anni fa, quello di Fiat Spa e Fiat Industrial; e più indietro bisogna risalire a quello del gruppo autostradale Gavio (tra Sias e Auto To-Mi).
Non è un caso che l'annuncio, sebbene vago e limitato a parlare di uno «studio di fattibilità», sia arrivato ieri. Così ci sono 11 mesi davanti per portare a termine la scissione e verosimilmente chiuderla entro l'anno. Al lavoro (anche se mandati ufficiali non risultano ancora essere stati affiati) ci sono Mediobanca, più Unicredit e l'americana Citigroup, queste ultime due storicamente vicina ad Autogrill nelle operazioni più rilevanti.
La scissione è un passo che il mercato auspicava da tempo (e infatti ieri la Borsa ha reagito con un brioso +4,59%) e che la stessa azienda in qualche modo stava sondando, aspettando solo il momento più propizio per farla. Perché spacchettare Autogrill?II primo motivo è squisitamente industriale, ossia cercare un partner per la parte duty free (più difficile da fare con un'azienda che combina due business). Il secondo è di estrarre valore. La verità è che nonostante condividano in parte le stesse location (aeroporti), ristorazione e negozi non sono attività sinergiche. «Sono due business molto diversi - nota Stefano Lustig, analista di Equita Sim - uno molto capital intensive, quello della ristorazione. L'altro a più alti margini. Un domani chi vuole potrà decidere se investire sul food o sui duty free». Più banalmente, profumi e alcolici possono restare sugli scaffali per molto tempo, il cibo ogni giorno va cucinato fresco e questo assottiglia i margini.
Le due anime, dunque, sotto lo stesso cappello non riescono a esprimere il pieno valore. Soprattutto i duty free. Dei 6 miliardi che Autogrill fattura, la parte ristorazione conta per 4, i duty free per 2. Il tutto genera una redditività di 600 milioni. Ma il Food&Beverage soffre di più la crisi dei consumi. E osservando i bilanci si vede che dal 2004 a oggi il Mol della ristorazione è rimasto quasi fermo (da 350 a 360 milioni), mentre la redditività dei duty free aumenta e la divisione, con solo un terzo del fatturato, fa quasi la metà (264 milioni) dei margini di tutto il gruppo. La separazione dovrebbe far emergere quel potenziale oggi inespresso e soffocato sotto un "marchio" unico. Potenziale che il mercato ha già intravisto: il titolo (ieri +4,59%) ad agosto quotava 6 euro ed è salito a 9 in sei mesi. Ci può essere spazio ulteriore: la stessa Citi ipotizza un valore post-scissione di 11 euro dei due titoli.
Ma come sarà la nuova Autogrill? Il mercato ha già iniziato a disegnare delle ipotesi. I broker si attendono uno spin-off in senso pieno, ossia una scissione proporzionale. Gli attuali azionisti, che oggi hanno in mano un titolo, che vale 9,3 euro di un'azienda che capitalizza circa 2,3 miliardi, un domani si troverebbero in mano due azioni, una della "AutoFood" e una della "AutoDuty": per Equita la spartizione potrebbe essere divisa tra una "AutoFood" che, sulla base dell'attuale capitalizzazione, varrebbe 1,7 miliardi; e una "AutoDuty" valorizzata 600 milioni. Ma questo dipenderà anche da come sarà distribuito il debito.

Simone Filippetti (Il Sole 24 Ore)