Autorità: Avcpass boicottato. A gennaio mercato a rischio tilt
Solo 141 le simulazioni effettuate dalle stazioni appaltanti rispetto alle 360mila gare bandite ogni anno in Italia
Roma, 16 dicembre 2013 – «Il nostro è un grido di allarme. Il sistema degli appalti rischia di bloccarsi. Non per il nostro operato, ma per la legge. E non tanto perché non si sanzioni chi non usa l'Avcpass, ma per i ricorsi. E se è vero che si punta per dare una mano alla ripresa sulla spesa per investimenti pubblici, il rischio di vederli impantanare in contenziosi davanti ai Tar di tutta Italia è una follia».
A 15 giorni dal primo gennaio, data che, dopo due proroghe, dovrebbe dare finalmente l'avvio alla verifica dei requisiti generali e speciali di imprese, progettisti e fornitori tramite il sistema Avcpass, l'Autorità esce allo scoperto. La denuncia riguarda l'inerzia delle amministrazioni. Il 2013 che sarebbe dovuto servire per oliare il sistema permettendo alle stazioni appaltanti di affiancare il nuovo modello di verifica dei requisiti alle strade seguite in via ordinaria è trascorso invano. Pochissimi hanno deciso di sfruttare il doppio binario.
Luciano Berarducci, consigliere dell'Autorità con delega all'Avcpass snocciola sconsolato i numeri. In tutto il 2013 sono solo 141 le gare per cui è stato nominato un incaricato per eseguire le verifiche tramite l'Avcpass. E le comprove di verifiche eseguite sono state soltanto 252. Un numero da meno di zero virgola rispetto alle circa 360mila gare che il sistema dovrebbe essere chiamato a gestire dal primo gennaio. Sono un po' di più le imprese — in tutto 10.526 — che hanno chiesto l'accesso alla banca dati per la generazione di un proprio "fascicolo" telematico per la gestione e la conservazione dei documenti on line. Il dato è più alto, ma si confronta con un insieme molto più ampio, definito dalle imprese interessate non soltanto al mondo dei lavori pubblici, ma anche a servizi e forniture. Troppo poche anche le imprese, insomma.
Tra le grandi stazioni appaltanti pochi hanno testato davvero il sistema. Roma e Milano, ad esempio, l'hanno provato una volta soltanto. Anche le grandi stazioni appaltanti, come Anas e Autostrade non sono andate oltre un tentativo. E, riferiscono fonti interne, non senza incappare in intoppi difficili da superare.
Una situazione che non può lasciare indifferenti, a pochi giorni dalla data di partenza di un sistema destinato a rivoluzionare la gestione delle gare, mandando definitivamente in pensione la carta in favore dello scambio di documenti e comunicazioni immateriali in tempo reale. A patto, certo, che tutto funzioni al meglio. Una scommessa che al momento nessuno si sente di sottoscrivere. Tanto che sono cominciate a circolare con insistenza le voci di una nuova proroga. Chiesta peraltro a gran voce dai Comuni. I vertici di Via Ripetta, ufficialmente, smentiscono. Senza però celare la preoccupazione. Al contrario.
«Con questi numeri il sistema non è riuscito a verificare fino in fondo le sue funzioni» dice Berarducci. Che respinge le accuse di ritardi da parte dell'Autorità. «Oggi non posso dire cosa succederà. Posso dire cosa temo: che le stazioni appaltanti non siano pronte, che non tutte si ricordino di inserire nel bando di gara l'obbligo di servirsi dell'Avcpass. Il che significa una disparità di trattamento sul territorio nazionale le cui conseguenze non sono facilmente ipotizzabili. Questa è una legge dello Stato che vale in tutte le Regioni. Si immagina la quantità di contenzioso che potrebbe generare un fenomeno di questo tipo?». Anche perché qualcuno non manca di ricordare che il comma 6-bis del codice sulla banca dati degli appalti, introdotto dal decreto semplificazioni (Dl 5/2012, adottato dal Governo Monti), pur prevedendo l'obbligo di acquisire i documenti a comprova dei requisiti dichiarati dalle imprese «esclusivamente» — avverbio aggiunto a novembre con un emendamento al Dl 101/2013 suggerito proprio dall'Autorità — attraverso la nuova «banca dati», non prevede alcuna sanzione a carico di chi non fa uso di questo sistema.
Dopo aver tenuto decine di seminari, serviti a formare più di 3.800 rappresentati di amministrazioni e imprese sull'Avcpass, ora l'Autorità pensa di giocarsi addirittura la carta della «reclame» su giornali e tv. «Stiamo pensando di utilizzare inserzioni sui giornali e di sfruttare l'opportunità della pubblicità progresso con Palazzo Chigi — conferma Berarducci —. Bisogna far sapere che è obbligatorio usare l'Avcpass perché così prevede una legge dello Stato».
L'Avcpass nasce inseguendo l'obiettivo di semplificare la vita di stazioni appaltanti e imprese. Ma non solo. Nell'ottica dell'Autorità l'Avcpass dovrebbe poter funzionare anche come un faro capace di riportare alla luce i mille rivoli e le modalità di spesa del denaro pubblico. «Dei famosi 800 miliardi di spesa, tolti pensioni, personale dello Stato, e lavoro restano 140-170 miliardi che le amministrazioni usano per realizzare opere e acquistare beni e servizi. La totalità di questi contratti starebbe già nella nostra banca dati se ognuno degli Osservatori regionali ci fornisse i dati in modo puntuale», argomenta il consigliere. Ma così non è. «Tuttavia l'Avcpass ci consentirebbe di superare il problema. Permettendoci di conoscere i dati, dal bando all'aggiudicazione, di tutte le 360mila gare promosse ogni anno in Italia. Informazione che poi potrebbero essere passate agli Osservatori regionali per controllare gli sviluppi e seguire fino in fondo l'esito di un contratto pubblico». Conseguenza? «Al 31 dicembre potremmo dire alla Ragioneria quanto ha speso e per cosa. Con dati segmentati per ciascuno segmento merceologico. Insomma, saremmo in gradi di conoscere la spesa e saremmo in grado di qualificarla, gettando le basi per una spending review finalizzata». Se a questo si aggiunge «che all'Avcpass si affianca l'anagrafe delle stazioni appaltanti che fa emergere anche chi è che spende il denaro e la traccia-bilità dei flussi finanziari il cerchio si chiuderebbe», sottolinea il consigliere.
Traguardo ambizioso. A questo punto forse difficile da tradurre in realtà. Anche perché finire sotto i riflettori di un Autorità centrale forse non è proprio la priorità per un'amministrazione periferica. Specie se i vantaggi immediati derivanti dal passaggio al nuovo sistema faticano a essere percepiti. Mentre se ne vedono subito le complicazioni, legate alla necessità di dotarsi di nuovi standard procedurali, formazione del personale, rischio di rallentare le procedure di aggiudicazione, nuovi costi da sostenere almeno in una fase iniziale. Tanto più con il rischio che un sistema poco rodato finisca con l'andare in tilt alla prova dei fatti. «Noi ci auguriamo di essere sommersi dalle richieste di accesso — conclude Berarducci —. Ma temiamo l'esatto contrario. Che saremo costretti a fare il porta a porta per segnalare alle amministrazioni l'obbligo di usare l'Avcpass». Con il rischio che il mercato si inceppi a causa dei ricorsi, promossi da chi si vedrebbe tagliato fuori da un appalto gestito fuori dagli standard di legge.
