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Briciole di pane

Autostrade, gli investimenti

Dal 1° gennaio la quota che deve essere affidata a terzi con gara è salita dal 40 al 60%, 500 milioni in più

Roma, 13 gennaio 2014 – La quota di lavori che le società concessionarie autostradali (quelle con «concessioni già assentite alla data del 30 giugno 2002») sono obbligate ad affidare a terzi è salita dal 1° gennaio dal 40 al 60%. E questo significa che circa 500 milioni di euro l'anno di interventi stradali passeranno dal mercato "protetto" (affidamenti diretti a società controllate) al mercato aperto delle gare regolate dal Codice appalti.
Neppure il decreto milleproroghe ha messo in discussione la battaglia vinta dall'Ance nel 2012, all'epoca del governo Monti: prima il decreto 1/2012 (Cresci-Italia), all'articolo 51, modificando l'articolo 253 comma 25 del Codice, aveva alzato dal 40 al 50% la soglia di affidamento a terzi, con decorrenza dal 1° gennaio 2015, poi il decreto Sviluppo 83/2012 aveva alzato tale soglia al 60%, e infine in sede di conversione di tale decreto l'Ance era riuscita a strappare l'anticipazione della decorrenza di un anno, al 1° gennaio 2014.
È noto che le concessionarie, e in particolare Autostrade per l'Italia, che controlla l'impresa di costruzione Pavimentai, preferiscono realizzare i lavori con affidamenti diretti a società di gruppo, perché sostengono che si possono così accelerare i tempi ed eliminare il rischio, molto frequente in questa fase di crisi, di capitare nelle mani di imprese che vincono le gare con maxi-ribassi e poi vanno in crisi o aprono contenziosi. Ma nonostante la forza della lobby autostradale, la norma del 2012 ha resistito senza modifiche ed è entrata in vigore come previsto il 1° gennaio scorso.


QUANTO VALE IL MERCATO
Per capire quanto vale il mercato dei lavori autostradali abbiamo chiesto i dati al ministero delle Infrastrutture, che dalla fine del 2012 ha sostituito l'Anas (tramite l'Ivca) nel ruolo di ente concedente e controllore delle società autostradali. Gli investimenti delle concessionarie valgono circa due miliardi di euro l'anno, un dato con poche oscillazioni negli ultimi tre anni (2.187 milioni nel 2011, 2.039 nel 2012, 2.031 nell'anno appena concluso).
La parte del leone la fa come prevedibile Autostrade per l'Italia, anche se gli investimenti realizzati (1.291 milioni nel 2011, 1.138 nel 2012 e 1.223 nell'anno appena chiuso) sono più che proporzionali alla parte di rete detenuta: Aspi gestisce infatti il 50% dei chilometri di autostrade a pedaggio, e ha investito negli ultimi tre anni rispettivamente il 59, il 55,8 e il 60% del totale.
Al Mit spiegano che nel campo di applicazione della norma che impone il 60% di affidamento esterno rientrano anche le manutenzioni ordinarie (rifacimento pavimentazioni e guard-rail, segnaletica, verde, sgombero neve), che valgono — spiega sempre il Ministero — circa 550-600 milioni di euro all'anno complessivi negli ultimi tre anni.
In tutto si arriva dunque a 2,6 miliardi di euro circa all'anno di investimenti e manutenzioni: la quota da affidare a terzi sale dunque da uno a 1,5 miliardi di euro medi all'anno.


CALCOLARE IL 60%
Questo ragionamento è in linea generale corretto, per avere un'idea dell'impatto della norma — spiega il Ministero — ma il calcolo preciso della quota da affidare a terzi non viene fatto anno per anno, ma sul totale degli investimenti previsti dal piano di ogni concessionaria su base quinquennale. Dunque può capitare che la società prima affidi i lavori in house, e concentri gli affidamenti con gara negli ultimi anni. Ora peraltro, in sede di prima applicazione, si dovrà stabilire se fare i calcoli sui prossimi cinque anni o più probabilmente sui cinque anni di "periodo regolatorio" di ogni società, facendo una media ponderata tra il vecchio 40% e il nuovo 60% (ad esempio: 500 milioni di lavori previsti, con i due anni precedenti al 40% e tre anni a venire al 60% significherebbe una media ponderata del 52%, e dunque 260 milioni di euro di affidamenti a terzi nei cinque anni di riferimento).


IL NODO TARIFFE

Il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, ha risposto nei giorni scorsi alla Camera sul tema degli aumenti tariffari scattati dal 1° gennaio. «Non sono possibili modifiche unilaterali dei contratti in essere con le società autostradali per cambiare il metodo di determinazione delle tariffe — ha detto Lupi al question time — però, visto il mutato contesto economico, dobbiamo subito intervenire per prevedere insieme alle società un sistema di abbonamento con sconti per le categorie deboli, e penso soprattutto ai pendolari; e poi, entro l'anno, d'intesa con la Commissione europea e con le concessionarie, dovremo comunque prevedere una modifica degli attuali meccanismi, in essere dal 2007, per adeguarli al mutato quadro economico».

Alessandro Arona (Il Sole 24 Ore Edilizia e Territorio)