Flash news Infrastrutture:
 
 

Briciole di pane

Autotrasporto, Cgia: in cinque anni chiuse 16 mila imprese

L'Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre ha calcolato che da inizio 2009 il settore dell'autotrasporto ha subito una perdita di quasi 70 mila posti di lavoro

Venezia, 19 dicembre 2013 - Tempi duri per l’autotrasporto. La Cgia di Mestre calcola che, dal primo trimestre 2009 al terzo trimestre del 2013, non ce l’hanno fatta 16 mila imprese (-14,7%) dedite al trasporto su gomma, con un perdita di quasi 70 mila posti di lavoro. Secondo l’associazione degli artigiani e delle piccole imprese, la causa è da rintracciare nella lievitazione sconsiderata del costo chilometrico – il più alto d’Europa – dovuto al rincaro dei carburanti.

Non è facile stabilire con precisione il numero esatto di addetti al settore, perché mancano dati statistici attendibili. Dall’ultimo censimento Istat sulle Imprese e i Servizi tuttavia è uscito il numero medio di addetti per impresa del trasporto merci su strada, che è di 4,3 (anno 2011) La Cgia ha calcolato dunque che gli occupati nell’autotrasporto sono tra i 350-400 mila. Attualmente in Italia il numero di aziende attive è di quasi 93 mila aziende, il 68,5% delle quali artigiane. Un paese come l’Italia, dove il 90% circa delle merci italiane viaggia su gomma, non può permettersi il costo chilometrico più alto d’Europa: se nel belpaese è pari a 1,542 euro, in Austria è di 1,466 euro, in Germania 1,346 euro, in Francia 1,321 euro. Ma il divario si fa più consistente con i paesi dell’Europa dell’est: in Slovenia è di 1,232 euro, in Ungheria di 1,089 euro, in Polonia di 1,054 euro e in Romania è addirittura di 0,887 euro.

Dal gennaio 2009 fino allo scorso mese di novembre, costo del gasolio per autotrazione è schizzato del 55,7% (l’inflazione, invece, è aumentata del 9,4 per cento), con un costo medio a litro oggi di 1,692 euro. Aumenti anche dal fronte dei pedaggi autostradali, che sono aumentati, secondo i dati della Cgia, del 17,2%, contro un più 7% fatto registrare dall’inflazione, nel periodo compreso tra il 2010 e il novembre di quest’anno. La Cgia ha anche analizzato la situazione nelle varie Regioni. Secondo i dati diffusi dall’associazione di veneta, la Regione più penalizzata è risultata il Friuli Venezia Giulia, dove, tra il primo trimestre 2009 e il terzo trimestre del 2013 il numero delle imprese è diminuito del 20,7% (il dato nazionale è -14,7%).

Situazione critica anche in Toscana (-19,1%), in Sardegna (-17,9%) e in Piemonte (-17,7%). Molte e complesse le ragioni dello stato in cui versa il settore dell’autotrasporto. “Abbiamo i costi di esercizio più alti d’Europa”, sottolinea il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, “per colpa di un deficit infrastrutturale spaventoso. Senza contare che il settore è costretto a sostenere delle spese vertiginose per la copertura assicurativa degli automezzi, per l’acquisto del gasolio e per i pedaggi autostradali. Il che si traduce in un dumping sempre più pericoloso, soprattutto per le aziende ubicate nelle aree di confine che sono sottoposte alla concorrenza proveniente dai vettori dell’Est Europa. Questi ultimi hanno imposto una guerra dei prezzi che sta strangolando molti piccoli padroncini.

Pur di lavorare”, conclude Bortolussi, “si viaggia anche a 1,10-1,20 euro al chilometro, mentre i trasportatori dell’Est, spesso in violazione delle norme sui tempi di guida e del rispetto delle disposizioni in materia di cabotaggio stradale, possono permettersi tariffe attorno agli 80-90 centesimi al chilometro”.

Christian D'Acunti