Autotrasporto: a proposito della éco-taxe francese
La Francia dal prossimo anno applicherà l'éco-taxe: una tassa per i Tir che percorrono strade diverse da quelle a pedaggio

Roma, 11 ottobre 2012 - Lo Stato Francese applicherà, da luglio 2013 (sperimentalmente, nella sola regione alsaziana, già da aprile 2013) la cosiddetta éco-taxe: tassa dovuta da tutti i veicoli di peso superiore a 3,5 tonnellate, francesi e stranieri, che si trovino a percorrere strade diverse da quelle a pedaggio. In pratica, si tratta di una rete composta da circa 10.000 Km. di “strade nazionali” e circa 5.000 km di strade locali “a forte traffico”.
Vari e ambiziosi gli obiettivi della éco-taxe: razionalizzare il trasporto stradale sulle medio-brevi distanze (riducendo il numero di viaggi a vuoto e aumentando il carico trasportato); incentivare l’utilizzo di altre modalità di trasporto; tutelare l’ambiente (il livello di tassazione varia anche in funzione della categoria di emissioni del veicolo). Il gettito, stimato a più di 1 miliardo di Euro annui, sarà attribuito in parte all’AFITF (Agence de financement des infrastructures de transport de France) e in parte alle comunità locali attraversate dalle strade soggette a tassazione; dovrà essere impiegato anche per finanziare infrastrutture funzionali ad una politica dei trasporti sostenibile, incentrata sull’intermodalità.
“Le strade dell’informazione” si è già occupata di éco-taxe lo scorso giugno, evidenziando come la realizzazione del sistema di riscossione – basato su un dispositivo GPS da installare nei veicoli che dialogherà con circa 5.000 portali installati lungo i 15.000 Km di rete complessiva, ottenendo con precisione il chilometraggio su cui calcolare la tassa – veda la leadership tecnologica e gestionale di Telepass, attraverso l’apposito consorzio ECOMOUV’. Un indubbio successo italiano. Ma la scelta stessa di éco-taxe, per la sua novità e la sua portata, potrebbe suggerire, in aggiunta, alcune considerazioni molto generali.
Fino ad oggi, tanto nella legislazione quanto nel comune sentire, l’infrastruttura viaria si identifica concettualmente con un bene demaniale: bene assunto come durevole nella sua materialità, e quindi suscettibile di indefinite utilizzazioni. Su una strada statale, si può transitare una volta in bicicletta o mille volte con un autoarticolato: nulla cambia. Due sole le eccezioni a questo assioma basilare: l’esistenza di alcune infrastrutture viarie specializzate (autostrade, a pedaggio); la necessità di effettuare trasporti abnormi, “fuori sistema” rispetto al quadro del Codice della Strada (è il mondo del trasporto eccezionale, che per viaggiare deve farsi autorizzare pagando, all’Ente proprietario della strada, le somme di denaro previste). Ma sono, appunto, eccezioni che confermano la regola.
Con éco-taxe, invece, comincia finalmente a trovare applicazione un principio radicalmente diverso, quale regolatore fondamentale dell’infrastruttura viaria in genere: “Chi usa paga” (come pure sancito da recenti direttive europee). Ciò vuol dire che, in ultima analisi, quell’infrastruttura non è un semplice pezzo di asfalto e cemento, indifferente alla quantità di fruizioni: è luogo di erogazione di un vero e proprio “servizio”, a pieno titolo. Il “servizio mobilità”, di cui il gestore dell’infrastruttura è il primo responsabile.
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