Battaglia sui lavori autostradali
Le imprese contestano i piani della Sat sui cantieri in house. La società concessionaria ribatte: trasparenza assicurata
Roma, 11 luglio 2012 – Scoppia la battaglia sui lavori della concessionarie autostradali. Lo scontro, tra imprese di costruzione e concessionari, rischia di rendere infuocato il cammino della legge di conversione del decreto sviluppo (Dl 83/2012) che ha alzato al 60% la quota di lavori che dal 2015 i concessionari dovranno affidare all'esterno, passando per una gara. Si tratta della seconda volta in pochi mesi che il Governo Monti decide per un innalzamento della quota di appalti da affidare a terzi, modificando il Codice appalti. La prima - con la soglia innalzata dal 40 al 50% - era arrivata con il decreto sulle liberalizzazioni, con l'obiettivo dichiarato di un maggiore coinvolgimento delle piccole e medie imprese nel mercato delle grandi opere.
Per il momento tutto resta com'è. Ma la doppia correzione decisa da Monti per il 2015 ha già fatto scaldare gli animi. A intervenire per primi sono stati i concessionari riuniti nell'Aiscat. II presidente Fabrizio Palenzona ha duramente criticato la norma contenuta nel decreto sviluppo, paventando il rischio di uno slittamento per più di un anno e mezzo degli investimenti delle concessionarie per un valore di oltre un miliardo.
Ora tocca all'Ance. I costruttori chiedono da sempre la riduzione dei margini di in house consentiti ai concessionari. Adesso, sfruttando il cammino parlamentare del decreto non nascondo di puntare ad azzerare la quota lavori realizzabile «in casa» dalle società autostradali. «Non stiamo chiedendo un miglioramento della posizione dei costruttori - dice il vicepresidente dell'Ance Riccardo Giustino -, ma il semplice rispetto di un principio sancito dalle direttive europee». II riferimento è alla regola che stabilisce che «nel campo dei lavori relativi a opere affidate in concessione almeno una volta si debba passare per una gara, o a monte dell'affidamento delle concessioni o a valle per affidare i cantieri».
«Visto che in Italia - conclude Giustino - la stragrande maggioranza delle concessioni è stata assegnata a trattativa privata riteniamo giusto che la quota di affidamento di lavori a terzi debba automaticamente salire al 100 per cento».
Oltre al Parlamento le schermaglie verbali tra imprese e concessionari rischiano di investire anche le aule dei tribunali. Nel mirino questa volta non ci sono norme da applicare nel 2015, ma i cantieri per 2,5 miliardi necessari a portare a termine la costruzione dell'autostrada da 206 chilometri tra Livorno e Civitavecchia, gestita dalla Società autostrada tirrenica (Sat). Un nutrito gruppo di imprese, iscritte all'Ance, ha già annunciato di voler ricorrere al Tar, in modo da proporre ricorso incidentale alla Corte di Giustizia europea, contro l'ipotesi che la Sat finisca per affidare tutti i lavori senza gara, passando per il general contractor Sat Lavori, società partecipata dagli stessi soci della concessionaria: vale a dire Autostrade per l'Italia (25%), Vianco (Gruppo Caltagirone, 25%), Holcoa (cooperative, 25%), Banca Monte Paschi di Siena (15%) e Salt (Gruppo Gavio 10%).
La Sat però smentisce seccamente l'ipotesi della gestione in house, per bocca del presidente Antonio Bargone. «Ci atterremo scrupolosamente alla legge che impone di affidare all'esterno e con gara formale il 40% dei lavori - dice Bargone -. E se nel 2015 questa quota sarà elevata al 60% ci comporteremo di conseguenza. Sat Lavori gestirà il 60% degli appalti, ma affidandoli a terzi. Ricordo anche che per statuto i soci costruttori non possono risultare affidatari dei lavori».