Flash news Infrastrutture:
 
 

Briciole di pane

Bond per finanziare le grandi opere

Il dl infrastrutture all'esame del Governo: risorse assegnate entro 60 giorni dopo l'ok Cipe

Roma - Si rafforza la possibilità per le società di progetto di emettere obbligazioni per finanziare le infrastrutture in project financing. Ci sta lavorando il ministero dell'Economia, con il sostegno tecnico della Cassa depositi e prestiti. L'obiettivo è quello di rimuovere gli ostacoli che finora hanno di fatto impedito l'utilizzo dello strumento obbligazionario: per esempio l'impossibilità di porre un'ipoteca sui beni demaniali e l'assenza di alcuni decreti dell'Economia sulle modalità di "pubblicizzazione" di rischi troppo elevati legati alle emissioni. Al tempo stesso, la sottoscrizione di questi bond sarà riservata a soggetti particolarmente qualificati come banche, assicurazioni, fondi pensione e forse istituti previdenziali. C'è anche l'ipotesi di assegnare un incentivo fiscale alla sottoscrizione di obbligazioni connesse alla realizzazione di infrastrutture strategiche.


Fa passi avanti il "pacchetto infrastrutture" che costituirà il capitolo più corposo del decreto legge per la crescita. Restano da affrontare ancora non pochi nodi, compreso quello degli incentivi fiscali a chi realizza infrastrutture e quello dei 3 miliardi di finanziamenti pubblici che dovrebbero arrivare dai mutui revocati alle grandi opere in ritardo (2 miliardi) e dai fondi Fas e Ue non spesi per il Sud nel periodo 2000-2006 (1 miliardo). Il lavoro dei tecnici, però, va avanti su tutti i fronti: si lavora ancora al ministero delle Infrastrutture, dove c'è pronta una bozza di 23 articoli che farà da base al confronto con Via XX settembre; e si lavora anche al ministero dell'Economia che dovrebbe presentare un proprio pacchetto di proposte, soprattutto per incentivare la partecipazione dei capitali privati alla realizzazione di infrastrutture. Sullo sfondo, come motore del lavoro sul project financing, resta sempre il documento delle "33 proposte" presentate da Astrid, Italiadecide e Res Publica e commissionate proprio dai ministeri dell'Economia e delle Infrastrutture.

Per il vertice di oggi l'attesa è che si presenti qualche misura a uno stadio più avanzato rispetto all'incontro di giovedì scorso e proprio il pacchetto infrastrutture sembra quello su cui si è più lavorato. L'altro punto critico per le parti sociali è la volontà dell'Economia di varare un decreto a "costo zero": se questo atteggiamento fosse troppo rigido potrebbe compromettere alla base una manovra per sostenere la crescita. I segnali che arrivano da Via XX settembre sono però di un'interpretazione "morbida" del principio che potrebbe lasciare spazio, per esempio, allo sblocco e al riutilizzo di risorse incagliate.


Se nei giorni scorsi le novità, peraltro ancora al vaglio del ministero dell'Economia, venivano dalla possibilità di utilizzare la cessione di beni pubblici come contropartita alla realizzazione di un'opera infrastrutturale in concessione, dalla proposta di utilizzare i fondi tecnici delle assicurazioni per finanziare infrastrutture e dalla destinazione di una quota dell'extragettito Iva generato dal traffico aggiuntivo creato da un'infrastruttura (poi limitato ai soli porti), oggi il tentativo è di favorire l'ingresso delle banche nelle società di progetto già dal momento della gara per l'affidamento dell'opera: a questo è finalizzata la proposta di riforma della procedura del promotore che vorrebbe dare certezza di tempi e di modalità per l'approvazione del progetto preliminare e dello schema di convenzione, lasciando addirittura al soggetto vincitore della gara l'approvazione self-service del progetto definitivo, senza passare per il Cipe. Le proposte sul tavolo largheggiano anche in favore delle concessionarie autostradali: per l'approvazione dello schema di convenzione si tornerebbe alla situazione precedente alla riforma del 2006. Tornerebbe il parere del Nars (oggi, peraltro, notevolmente indebolito) e salterebbero i pareri del Cipe, della Corte dei conti e delle commissioni parlamentari.

Giorgio Santilli (Fonte: Il Sole 24Ore)