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Briciole di pane

«Brennero e Tav priorità»

Passera: l'autorità di corridoio chiesta da Dellai e Durnwalder? Ne stiamo parlando, ma il tunnel si fa

Trento, 4 giugno 2012 – «Sull'eventuale autorità di corridoio per il Brennero ci sarà qualche ragionamento da fare però è una di quelle opere strategiche che continueremo a supportare». Rispondendo al cronista, il ministro Passera ieri mattina ha confermato che il tunnel di base - come il tav Torino-Lione - fa parte delle priorità infrastrutturali dell'attuale governo.
Nessun dettaglio ha voluto dare, neppure nel colloquio mattutino con l'assessore Olivi (che peraltro non è titolare delle infrastrutture), sullo stato dell'arte della partita tra Stato e autonomie, in merito alla società in-house di corridoio proposta da Dellai e Durnwalder, né quindi sul collegato destino della concessione Autobrennero. In questa fase tutta l'urgenza è focalizzata sul pacchetto crescita, e i progetti pluriennali possono attendere, così pure la gara dell'Anas per l'A22.
Sul tav piemontese, invece, il ministro ha riscosso un parziale ma significativo applauso della sala, quando ha risposto a una giornalista milanese con radici e passioni valsusine, Elisabetta Brunella, fedelissima del Festival e socia della casa editrice trentina «Il Margine» (il cui presidente Andrea Schir ha tallonato, ma affettuosamente, un altro ministro - Fornero - sua estimatrice da quando la invitò, non ancora al governo, a parlare di pensioni ai soci della Cassa rurale di Aldeno) . Brunella gli ha pacatamente ma grintosamente portato le ragioni «gridate» dai contestatori bloccati facilmente sull'angolo con via Oss Mazzurana da un grande dispiego di ordine pubblico. «Non ho mai detto - ha risposto Passera - che la tav l'abbiamo approvata perché l'abbiamo ricevuta dai nostri predecessori. L'abbiamo vista, esaminata e valutata utile e necessaria. Non è un costosissimo tunnel, perché lo pagano quasi integralmente l'Europa e la Francia, 8,3 milioni il costo totale, 2,8 in 10-15 anni la parte nostra, quindi compatibile».
«Quando poi si dice che una cosa non cresce in utilizzo, è perché oggi è uno schifo, perché non ci passano i container, perché non stiamo offrendo logisticamente un tunnel integrato in un asse europeo. È un pezzettino che non appartiene solo all'Italia e alla Val Susa, è quel pezzo che manca in orizzontale e verticale, senza il quale l'alta velocità italiana non ha senso».
E ancora: «Dopo l'ascolto è stato modificato il progetto, non si occupa terreno buono - mi sembra che siano 11 ettari non utilizzabili - e in grandissima buona fede noi pensiamo di fare una cosa che serve al Paese, è stata una responsabilità difficile». Brunella non è soddisfatta: «Il ministro non ha coperto tutta la domanda, non ha detto nulla dell'appello di 300 professori universitari che chiedevano, dopo vent'anni dalle stime di traffico (che non si sono avverate), di verificare costi e benefici, e lo chiedevano ben prima delle proteste popolari in Val Susa».
«Non crediamo poi che ci costi "solo" 2,8 milioni, che poi è oltre un terzo del totale, non poco. Ancora: non è vero che l'attuale linea non permette il passaggio dei container. Non passano, in realtà, i camion caricati interi sui treni, sistema che però non tutti pensano che abbia un senso economico (per lo spazio e il peso delle motrici, che tolgono capacità di trasporto)».
«Ha detto poi - conclude la contestatrice del ministro - che la tratta Torino-Lione è fondamentale per completare la rete tav est-ovest e nord-sud in Europa. Ma qui c'è un'altra ambiguità: stiamo parlando di alta velocità per i passeggeri o di alta capacità per le merci? Traffico sufficiente di persone sulla linea non ce n'è, l'ibrido Torino-Lyon a doppio uso (treni corti e velocissimi per le persone; lunghi e pesantissimi per le merci) è una soluzione studiata a tavolino. Quanto all'asse Lisbona-Kiev, il Portogallo si è sfilato, e al di là del confine orientale italiano non ci sono prospettive concrete».

Elisabetta Brunella (L'Adige)