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Briciole di pane

Brexit e trasporti, molte le incognite

Scenari variabili sui flussi e sull'identità stessa degli operatori. L'esempio del settore aereo

La domanda è di quelle pesantissime: quali ripercussioni avrà la Brexit sul comparto dei trasporti? Per ora, però, l’interrogativo non può essere affrontato se non da un indovino munito di buona sfera di cristallo. Di fatto, è troppo presto per tracciare previsioni: ci saranno ancora lunghe trattative tra Londra e Bruxelles, soltanto dal 2019 dovrebbero vedersi i veri cambiamenti. Uno scenario di “hard Brexit” avrà conseguenze completamente diverse rispetto a una situazione mitigata da intese volte a salvaguardare parte dell’assetto esistente (cosiddetta “soft Brexit”).

 

La preoccupazione, comunque, appare palpabile: “L’uscita di un Paese membro del calibro del Regno Unito non è una buona notizia per nessuno”, ha recentemente dichiarato Ramón Valdivia, Direttore Generale di ASTIC, importante associazione spagnola di trasporto merci su strada; “è qualcosa che ci dovrebbe far riflettere, specialmente se analizziamo la possibilità che la quantità di merci spagnole esportate verso il Regno Unito, che rappresentano un business da circa 20 miliardi di Euro l’anno, possa calare a causa delle fluttuazioni del valore della Sterlina in rapporto all’Euro; è qualcosa che stiamo tenendo in considerazione, perché il potere d’acquisto britannico potrebbe diminuire, interessando così i flussi di scambio delle merci da ambo le parti del canale della Manica”.

 

Ma non è soltanto un problema quantitativo, di variazione dei flussi. Pure la qualificazione e la legittimazione degli attori vengono messe in gioco. Il trasporto aereo europeo, tanto per menzionare uno dei settori più esposti, è attualmente caratterizzato dal pieno riconoscimento delle “libertà dell’aria”: il vettore comunitario, purché in possesso di determinati requisiti tecnici e finanziari, ha piena libertà di stabilimento e libero accesso alle rotte interne all’Unione Europea, con l’unico limite della disponibilità di slot (le cosiddette bande orarie); ma le compagnie aeree inglesi perderanno lo status giuridico di vettore comunitario, con esiti francamente difficili da prefigurare. Oltretutto, è stata l’Unione Europea in prima persona a negoziare, per conto degli Stati membri, importanti accordi internazionali quale l’accordo Open Skies firmato con gli Stati Uniti, improntato a una forte integrazione tra il mercato del trasporto aereo europeo e statunitense: e anche su questo le scosse della Brexit non potranno non farsi sentire.

 

Naturalmente, dubbi e incertezze sul futuro attanagliano anche i logistici e gli spedizionieri britannici, oltre a quelli continentali. Molto dipenderà da come saranno impostati, una volta abrogata la libera circolazione, gli accordi doganali tra Londra e Bruxelles. Potrebbero formarsi colonne interminabili di camion dovute ai nuovi controlli per l’autotrasporto in uscita o in ingresso: uno scenario che, per la regione del Kent e non solo, equivale quasi a un incubo.

Davide Fornaro