Flash news Infrastrutture:
 
 

Briciole di pane

Castellucci: «Opere più frugali per coinvolgere i privati»

«Un esempio? L'autostrada tirrenica. La concessionaria Sat ci ha fatto ridurre i costi da 3,5 a meno di 2 miliardi»

Roma, 9 febbraio 2011 -  «Mi ha colpito che al Forum di Davos uno dei seminari fosse intitolato alla necessità di passare alle "frugale infrastructures". L'ho interpretato come la testimonianza della sempre più difficile sostenibilità e finanziabilità delle grandi opere in tutto il mondo. In Italia rendere "frugali" le infrastrutture significa eliminare la ridondanza delle ipotesi progettuali e ridurre la stratificazione e la sovrapposizione di norme tecniche che fanno lievitare costi e tempi di realizzazione. Questo aiuterebbe certamente la realizzazione di infrastrutture da parte di privati». Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Atlantia e Autostrade per l'Italia. che stima di realizzare con il suo gruppo l'8% del totale degli investimenti in opere pubbliche, comincia così la risposta alla domanda di come sia possibile anche in Italia estendere il finanziamento privato di infrastrutture.
Ci fa un esempio di questa ridondanza di progetti e di norme che ostacola la finanziabilità e la realizzabilità delle opere?
La tendenza a rendere i progetti più impegnativi e impattanti esiste in tutta Europa ma in Italia registra picchi molto significativi. Un esempio è l'autostrada tirrenica che è partita ora dopo anni di discussioni Come siamo riusciti a sbloccare questa situazione? Con la concessionaria Sat abbiamo fatto un ottimo lavoro che ci ha consentito di ridurre il costo dell'opera dai 3,5 miliardi a poco meno di due miliardi. In questo modo abbiamo reso finanziabile l'opera.
Come avete fatto a ridurre il costo dell'opera del 40%?
Abbiamo anzitutto massimizzato il tratto in sede rispetto all'attuale percorso dell'Aurelia, una scelta strategica per minimizzare non solo i costi ma anche il consumo di territorio. Inoltre con un lavoro certosino abbiamo interpretato le leggi in modo da ridurre al minimo l'impatto dell'opera. Se non avessimo avuto dal Cipe il vincolo di azzerare o ridurre al minimo il ricavo dal subentro, forse questa operazione di alleggerimento del progetto non sarebbe stata mai fatta.
Vediamo le altre condizioni necessarie per accrescere la quota privata di realizzazione di infrastrutture?
La prima condizione da cui non si può prescindere è la stabilità dei contratti. Ripeto ancora che è inaccettabile che lo Stato modifichi unilateralmente i contratti. Può modificare le leggi che regolano i contratti ma non agendo su ciò che è già concordato. La seconda questione riguarda il mercato finanziario. Qui è importante il ruolo crescente della Cassa depositi e prestiti.
Anche sul piano dell'iter autorizzativo lei ha sempre denunciato una grave patologia italiana.
Devo dire che la situazione non è più grave come lo era dieci anni fa. I tempi di rilascio delle autorizzazioni sono ancora lunghi, ma non siamo più all'era dei veti incrociati e aprioristici e alla negoziazione continua con gli enti locali.
Abbiamo finito con le penalità da eliminare per garantire i privati?
C'è il costo eccessivo delle opere. Ma così torniamo alla stratificazione delle nonne tecniche.
Che pensa del pedaggiamento delle strade statali avviato da governo e Anas? Aiuta a far passare la cultura che iservizi infrastrutturali si pagano?
Non spetta a me esprimere un giudizio su un provvedimento tanto delicato politicamente. Mi pare che l'approccio italiano sia graduale se noi abbiamo vinto le gare per il progetto di pedaggiamento delle strade statali in Francia e in Italia e i contratti valgono due miliardi in Francia e cento milioni in Italia. Dal mio punto di vista vedo con favore una riduzione dello steccato oggi troppo netto fra le infrastrutture pubbliche e gratuite e quelle affidate a concessionari privati e pedaggiate.

(Fonte Il Sole 24 Ore)