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Briciole di pane

Cipolletta: infrastrutture strategiche se l'economia è debole

L'economista e presidente di RFI spiega gli effetti benefici degli investimenti sul settore nel breve e nel lungo termine

Economista, alto dirigente d'anzienda, già Direttore Generale di Confindustria ed attuale presidente di Ferrovie dello Stato, intervistato da Stradedell'informazione.it spiega il ruolo strategico degli investimenti nelle infrastrutture per il rilancio dell'economia italiana.

Il 29 luglio scorso sono state approvate sia dalla Camera dei deputati, sia dal Senato della Repubblica le risoluzioni sul Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013. Perseguire la stabilità dei conti pubblici, mantenere la coesione sociale e la liquidità al sistema delle imprese sono gli obiettivi confermati che il governo si prefigge di conseguire. In questo contesto, ed alla luce della congiuntura economica di questi ultimi mesi, quale può essere il contributo del Piano Straordinario del governo per le Infrastrutture?

"L’Italia ha un debito pubblico molto elevato, come è noto, e quindi è necessario che il Governo presti la massima attenzione alla sostenibilità di lungo periodo dei nostri conti pubblici. Per questo penso che le scelte di fondo della Legge Finanziaria siano corrette. L’Italia può accrescere il disavanzo pubblico solo per operazioni di carattere transitorio che agevolino la ripresa, perché dovrà subito ridurre il disavanzo pubblico, quando la ripresa economica sarà consolidata. Ecco allora che spese come quelle legate agli ammortizzatori sociali (cassa integrazione guadagni e sussidi per la perdita del lavoro) sono spese su cui si può insistere, perché esse tendono naturalmente a riassorbirsi una volta che il sistema economico è in ripresa. Lo stesso vale per l’accelerazione dei pagamenti da parte dello Stato: una eventuale crescita della spesa pubblica per un anticipo dei pagamenti potrà essere compensata in un secondo tempo con un nuovo rallentamento, quando la ripresa sarà consolidata. In questo scenario, anche le spese per le infrastrutture possono giocare un ruolo importante, se concentrate quando l’economia è più debole. Per questo ritengo che il rilancio attraverso le infrastrutture sia una strada da seguire, come indicato nell’azione del Governo".


Che tipo di effetti possono prevedersi su Pil e rilancio del sistema economico italiano?

"Il rilancio delle infrastrutture ha effetti molteplici. Nell’immediato, esso consente il recupero di attività a molti settori coinvolti nella realizzazione delle stesse (dalle costruzioni, all’impiantistica, ecc.), ciò che è particolarmente importante per contrastare gli effetti recessivi. Nel medio termine consente di avere servizi collettivi (trasporti, comunicazioni, assistenza sanitaria, educazione, ecc.) più efficienti. Quindi migliora complessivamente la produttività e la competitività del paese, oltre che la qualità della vita della popolazione. Infine permette di specializzarsi in tecnologie moderne e nella soluzione di problemi complessi, tutte cose che servono nel mondo e che rappresentano le esportazioni di domani. Prendiamo il settore ferroviario. L’aver lanciato l’Alta Velocità e l’Alta Capacità già nel dicembre del 2008 e averla completata nel dicembre del 2009, consente al paese di avere un servizio di trasporto eccellente sulle tratte servite dall’AV, ciò che ha migliorato la competitività del paese e la qualità della vita di diversi milioni di abitanti delle nostre maggiori città. Oggi, realizzata questa infrastruttura, noi siamo in grado di esportare nel mondo tecnologie moderne, come sono quelle del trasporto ferroviario (dalla segnaletica alla diagnostica), migliorando la bilancia dei pagamenti italiana e trascinando altre imprese assieme a noi. Non a caso, siamo stati scelti per modernizzare il sistema ferroviario di paesi come l’Egitto ed abbiamo vinto gare in giro per il mondo. Un successo che difficilmente avremmo conseguito se non avessimo costruito da noi un sistema di AV/AC".


Quali effetti sull’occupazione e il mondo del lavoro?

"Ogni contributo alla crescita economica è un contributo per l’occupazione. C’è anche da dire che se il contributo viene da settori ad alta tecnologia, come quello delle ferrovie ed in genere delle infrastrutture, allora il contributo al mondo del lavoro è positivo anche in termini qualitativi, oltre che quantitativi. Le tecnologie richiedono professionalità e esperienze che si fondano sull’educazione e la specializzazione dei lavoratori".

Quali benefici per il Mezzogiorno considerato che alcune delle più importanti opere strategiche coinvolgono proprio il meridione?

"Il Mezzogiorno è il territorio dell’Italia che più ha bisogno di infrastrutture e quindi, a priori, è quello che più ne dovrebbe beneficiare. Ed infatti diversi progetti riguardano proprio il Mezzogiorno. Per essi è necessaria continuità nella spesa e capacità di progettare i servizi che potranno essere realizzati grazie alle nuove infrastrutture. Non bisogna fermarsi al primo stadio del progetto infrastrutturale, ossia la costruzione. Essa è importante per le attività che mette in moto. Ma ancora più importante è la capacità di utilizzo e di leva per la crescita che deve derivare dall’infrastruttura una volta completata. La produzione di servizi è quello che assicura continuità della crescita, dopo la fase di costruzione. Per questo è importante, sin da ora, pensare a tutte quelle operazioni che sono necessarie per ben sfruttare l’infrastruttura, in modo da non avere tempi morti tra la fine dell’opera ed il suo pieno utilizzo".


R.B.