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Briciole di pane

Con l'Aspi meno tutele per le grandi opere al Sud

Salta la norma che estendeva fino a 27 mesi la copertura per gli operai in mobilità alla fine degli interventi

Roma, 2 aprile 2012 – Saltano le norme sulla «decantierizzazione». E questo rischia di creare grossi problemi nella gestione dei grandi cantieri pubblici in fase di ultimazione. Con un abbattimento delle tutele che, nei casi più sfortunati, porterà addirittura a una riduzione da 27 ad appena 12 mesi della copertura per gli operai in mobilità.
Assomiglia, per la verità, a un «effetto collaterale» della proposta di riforma del lavoro allo studio del Governo. Perché è assai probabile che il regime speciale della decantierizzazione sia rimasto schiacciato negli ingranaggi del nuovo assetto senza che l'Esecutivo nemmeno se ne accorgesse. Eppure, a conti fatti, la cancellazione delle norme sulla smobilitazione delle grandi opere pubbliche è il passaggio più indigesto della riforma sul fronte degli ammortizzatori sociali, sia per le imprese che per i sindacati. Ma facciamo un passo indietro. La norma in questione è l'articolo 11 della legge 223/1991. Questa stabilisce una corsia preferenziale, rispetto alla via ordinaria, per i lavoratori che sono stati impiegati nei grandi cantieri pubblici. Il presupposto della regola è che alcune grandi opere creino un impatto occupazionale talmente forte nelle aree dove vengono realizzate, da dover gestire con un regime "ad hoc" la fase di smobilitazione. La chiusura di un cantiere come la Salerno-Reggio Calabria, in altre parole, ha un impatto molto simile sul territorio a quello che potrebbe avere la messa in liquidazione di una grande azienda. Soprattutto perché si trova al Sud.
Allora, l'articolo 11 della 223/1991 dice che nelle aree nelle quali il ministero del Lavoro e il Cipe accertano uno «stato di grave crisi dell'occupazione» conseguente al completamento di opere pubbliche di grandi dimensioni, ai lavoratori edili che sono stati impegnati in quel cantiere spetta l'indennità di disoccupazione per un periodo di 18 mesi, elevabile fino a 27 mesi per alcune Regioni: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna. E per alcune Province come Latina, Frosinone e Rieti. I lavoratori, per avere diritto alla copertura, devono aver partecipato al cantiere per almeno 18 mesi e devono essere stati licenziati quando l'opera era in fase conclusiva, cioè almeno al 70% del suo stato di avanzamento.
Tutto questo sistema di protezioni, con il nuovo assetto ipotizzato dal ministro del Welfare, Elsa Fornero, va al macero. La nuova Assicurazione sociale per l'impiego (Aspi), secondo i documenti resi pubblici finora dall'esecutivo, è destinata a sostituire tutte le forme di indennità (ordinarie e speciali) destinate all'edilizia: incluse, quindi, quelle per la decantierizzazione. L'effetto è che con le vecchie regole, attualmente ancora in vigore, la copertura andava da un minimo di 18 mesi per arrivare addirittura fino a 27. Con le nuove regole, in fase di definizione, la copertura sarà di 12 mesi per i lavoratori con meno di 55 anni e di 18 mesi per quelli che superano la soglia dei 55. L'ipotesi dei 18 mesi, però, pare destinata a restare residuale: per un lavoro altamente usurante come quello dell'operaio di cantiere, la percentuale di «over 55», infatti, è davvero minima.

Fonte: Il Sole 24 Ore, Edilizia e Territorio