Costruzioni: Ance Sardegna, 4 anni per rilascio autorizzazioni opere pubbliche
7 miliardi di euro i residui passivi, ovvero le risorse non circolanti che giacciono nei diversi assessorati regionali
Cagliari, 1° luglio 2012 – “Da un minimo di 24 mesi ad una media di 4 anni, per arrivare alle storture di 8 /10 anni. Questi i tempi troppo lunghi di rilascio delle autorizzazioni per le infrastrutture pubbliche” secondo l'Ance Sardegna, l'Associazione dei costruttori edili di Confindustria. Che denuncia lungaggini, inutili rallentamenti nelle procedure amministrative, doppi passaggi, interpretazioni restrittive delle norme da parte dei singoli funzionari competenti, sopravvenute disposizioni normative e un personale spesso insufficiente ad espletare le pratiche, sono i principali fattori che ritardano il rilascio delle autorizzazioni necessarie per realizzare le opere pubbliche. Oltre a bloccare l'avvio dei cantieri, questi elementi rappresentano un freno alla spendita delle risorse in capo alla Regione.
Complessivamente ammontano a 7 miliardi di euro i residui passivi, ovvero le risorse non circolanti che giacciono nei diversi assessorati regionali. E' quanto emerge da un'analisi effettuata dall'Ance Sardegna sui dati estrapolati dal Rendiconto Generale della Regione Sardegna (Conto del Bilancio): “Questo è indicativo del fatto che anche se lo Stato destinasse all'isola ingenti risorse - sottolinea il presidente dell'Ance Sardegna Maurizio De Pascale - potremmo non essere in grado di spenderle”.
Secondo Ance il Por 2007 -13, ad oggi “è in buona parte inattuato a causa degli iter amministrativi troppo ingessati. Le risorse destinate alle infrastrutture e alle costruzioni nell'ambito dei programmi dei fondi strutturali europei e per le aree sottoutilizzate (Fas) 2007-2013, ammontano complessivamente a circa 2,9 miliardi di euro. A luglio 2011 sono risultate impegnate meno del 7% di queste ingenti risorse. Inoltre solo un terzo delle somme previste nel Piano Cipe nazionale del 26 Giugno 2009 destinate all'isola, sono state spese”.
Una situazione che De Pascale definisce “scandalosa al limite dell'assurdo se si considera che per realizzare un'opera pubblica semplice (ad esempio il rifacimento dei marciapiedi), occorrono in media 24 mesi”. I tempi variano a seconda della tipologia e complessità dell'opera infrastrutturale. Così da una base minima di 24 mesi, si giunge ad un'attesa media stimata intorno ai 4 anni (considerati i passaggi delle diverse procedure), con punte abnormi che in alcuni casi possono toccare anche gli 8 o 10 anni.
Queste criticità sono le risultanze di una recente indagine condotta dell'Ance Sardegna sul territorio regionale nelle diverse amministrazioni pubbliche e in alcuni enti locali. Dallo studio è anche emerso che non è prevista alcuna corsia preferenziale di accelerazione delle procedure nemmeno per le opere pubbliche considerate “strategiche” perché a rilevanza collettiva e sociale, che finiscono dunque con il seguire l'iter ordinario facendo aumentare le possibilità di blocchi determinati da una burocrazia troppo farraginosa.
Gli iter amministrativi per le opere pubbliche, secondo l'indagine Ance, constano di una serie di fasi procedurali che si differenziano a seconda si tratti di enti locali o di enti strumentali della Regione. Tra la programmazione e il cantieramento dei lavori, “si contano in media 13 fasi per gli enti locali (es: Comuni), mentre si arriva ad una media di 30 passaggi per le autorizzazioni necessarie per gli enti strumentali della Regione, come per esempio con Abbanoa Spa (Ente gestore delle acque, ndr)”. Alcuni casi particolari, possono richiedere ulteriori iter ancora più articolati e complessi.
I numerosi pareri e le autorizzazioni necessarie all'appalto e all'avvio delle opere, determinano spesso lo scadere dei termini di validità di altri adempimenti già perfezionati, con il risultato che si deve provvedere a riavviare tali procedure per il rinnovo. Così si accumulano ritardi di anni. L'indagine mette in evidenza che numerosi rallentamenti sono prodotti oltre che dai tempi minimi necessari per ciascun atto autorizzativo, anche dalla interpretazione delle norme, spesso restrittiva e limitata, operata dai singoli funzionari competenti e non vi e' certezza sui tempi di risposta dei diversi uffici.
L'attività di programmazione delle opere pubbliche negli enti locali (con importo superiore ai 100mila euro) si svolge sulla base di un programma triennale e dei suoi aggiornamenti annuali, che le amministrazioni aggiudicatrici, predispongono e approvano. Per gli enti strumentali, la prima fase della procedura è la programmazione dell'intervento da parte della Regione che dovrebbe avvenire sulla base del progetto preliminare su cui devono ricadere una serie di pareri e autorizzazioni che richiedono l'attivazione di un apposito “procedimento nell'ambito del procedimento principale”, con il moltiplicarsi in modo esponenziale di tempi e risorse. L'assessorato alla Programmazione prima di trasferire parte delle risorse all'ente delegato o al soggetto attuatore, deve intraprendere una serie di azioni che richiedono in media 1 anno.
Un progetto preliminare è soggetto ad iter autorizzativi che richiedono in media 1 anno. Per il progetto definitivo il tempo stimato è di 18-24 mesi se si considera un ulteriore passaggio, ovvero l'approvazione del progetto da parte dell'unità tecnica regionale. Questa è la fase più lunga perché ricomprende anche il vaglio della tutela del paesaggio, del comune, della regione, tutela dell'ambiente regionale, della sovrintendenza beni ambientali, artistici e storici, archeologici. In entrambi i casi è previsto il doppio passaggio regionale e statale. A questi si aggiunge il via libera dell'Ente foreste, dei Vigili del Fuoco, la verifica al piano di assetto idrogeologico e le valutazioni dell'impatto ambientale e strategico.
Poi se i passaggi sono stati eseguiti correttamente, in media il tempo stimato per il progetto esecutivo è di 6 mesi, salvo non si rilevino irregolarità.
“Cosa può accadere se un'opera programmata si realizza dopo un'attesa di 4 anni?”, si legge nell'indagine Ance. “Superati gli iter procedurali e le diverse fasi, il progetto è pronto per essere cantierato ma intanto sono ormai passati almeno 4 anni. Nel frattempo - evidenzia lo studio -, può capitare che i terreni espropriati abbiano subito delle trasformazioni o che ai piani urbanistici comunali o regolatori generali, siano state apportate delle variazioni. In questi casi può accadere che si debba parzialmente ricominciare la trafila già effettuata”.
“Situazione simile - conclude lo studio Ance - si può presentare quando le verifiche sui requisiti vengono effettuate solo dopo la fase di aggiudicazione. Basta che un progetto sia considerato incompleto, per rimandarlo alle fasi precedenti. I tempi si dilatano anche quando si tratta di imprese che non hanno sede nell'isola”.
