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Briciole di pane

Cresce la logistica a capitale italiano

Incoraggianti i dati di alcune realtà di eccellenza

Roma, 18 agosto 2014 – Un interessante rapporto pubblicato, nei giorni scorsi, su Repubblica Affari & Finanza, ha ribadito la validità di un assunto: quello secondo cui i mutamenti nei moduli produttivi e nell’organizzazione del commercio si traducono in mutamenti, profondi, della logistica. È esattamente ciò che sta avvenendo negli ultimi anni: la riorganizzazione delle filiere produttive, unita all’esplosione dell’e-commerce, ha ridisegnato il ruolo dell’operatore logistico. Non più il “tappabuchi” dell’industria manifatturiera, chiamato a svolgere, in maniera frammentaria, isolati lavori di scarsa redditività e con margini d’innovazione evanescenti (stoccaggio, trasporti su gomma, operazioni doganali, ecc.). Ma, al contrario, il “regista” capace di offrire, alle aziende produttrici, servizi integrati: servizi che, ben al di là del trasporto e magazzino, comprendono la restituzione dei resi, le etichettature e confezionamento del prodotto, i rapporti con la Gdo (grande distribuzione organizzata), potendo arrivare, addirittura, alla verniciatura e all’assemblaggio. Una logistica, insomma, ad alto valore aggiunto. In questo quadro, la buona notizia è che sta crescendo un manipolo di provider logistici a capitale italiano.
L’articolo di Affari & Finanza ne indica tre: Bcube, circa 500 milioni di fatturato, 4000 dipendenti per 80 sedi nel mondo e quartier generale in provincia di Alessandria; l’altoatesina Fercam, con 54 filiali e una spiccata propensione all’internazionalizzazione; il gruppo Fisi di Padova, 400 milioni di fatturato, leader nella logistica integrata per il settore agroalimentare.
A prescindere dai nomi delle singole imprese, però, preme (ancora una volta) sottolineare un dato di sistema. Potremmo chiamarlo: “doppia valenza strategica” della logistica. Credere nella logistica, e porre in essere azioni organiche per favorirla, presenta un duplice effetto benefico. Da un lato, ottimizza l’utilizzo delle infrastrutture e dei sistemi di trasporto esistenti: il che, evidentemente, giova a tutti. D’altro canto, opera in chiave anti-recessiva perché fa emergere un intero comparto economico: nel “salto di qualità” (da mero trasporto/movimentazione a logistica integrata) si disegna una vera network industry, portatrice di punti di Pil.
È prioritario, insomma, tutto ciò che concorre alla “trasformazione di alcuni selezionati soggetti imprenditoriali nazionali in freight integrators, capaci di guidare l’integrazione con la manifattura e di fornire piattaforme di servizi fisici e informativi per la proiezione del Paese nell’area euro mediterranea e oltre”. Sembrerebbero, quelle appena virgolettate, parole recentissime; risalgono, in realtà, al 2009, quando in ambito IDC (Italian Distribution Council - Agenzia Nazionale per la Logistica, con ANAS tra i fondatori) si elaborava la redazione di un “Manifesto per un Forum sulla Logistica 2010”. A dimostrazione di un interesse, e di un impegno, consolidati nel tempo.
 

Carlo Sgandurra