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Briciole di pane

Cresme: 2012 annus horribilis per il settore delle costruzioni. Ripresa solo a partire dal 2014

Nel 2012 il Cresme prevede una caduta degli investimenti pari al 7,4%, mentre nel 2013 sarà del 2,2%

Roma, 12 novembre 2012 - Quest'anno è stato nefasto per il settore delle costruzioni, peggio "delle più pessimistiche previsioni e di quanto preveda la contabilità nazionale". Il 2013 la situazione migliorerà, ma gli investimenti saranno sempre in territorio negativo. Parola del Cresme, l'istituto di ricerca per il settore dell'edilizia, che ha presentato il suo atteso Rapporto annuale. Nel 2012 il Cresme prevede una caduta degli investimenti pari al 7,4%, mentre nel 2013 sarà del 2,2%. La luce dopo il buio della lunga crisi si vedrà forse nel 2014, ma a quel punto il mercato edilizio sarà ormai strutturalmente più piccolo e pesantemente «riconfigurato».

L'istituto di ricerca traccia un bilancio della situazione del comparto davvero disastroso. Nel biennio 2012-2013 si perderà un'altra quota del mercato, pari a circa 15 miliardi di euro, che segue il 10% perso nel biennio 2010-2011 e il 9,3% perso nel solo anno 2009. A fine anno il mercato si fermerà a quota 136,9 miliardi di investimenti in costruzioni cui vanno aggiunti 12,5 miliardi per gli impianti di energie alternative e 36 miliardi per la manutenzione ordinaria. «Il comparto - ha dichiarato al Sole 24 Ore l'amministratore delegato di Cresme Ricerche, Lorenzo Bellicini - è allo stremo, come un pugile che va al tappeto per la seconda volta dopo il primo ko del 2009. A questo punto, chi sta fermo è perduto. Le imprese devono ridisegnare le proprie strategie con l'innovazione, l'orientamento all'export, la scoperta di nuovi mercati. E le politiche pubbliche devono sostenere il settore nel traghettamento verso un mercato nuovo. Servono un piano di manutenzione straordinaria del territorio, sostegno al project finance alla riqualificazione, un quadro favorevole all'innovazione. Se questo non avverrà subito gli effetti sulle imprese e sull'occupazione stavolta saranno drammatici».

I settori che subiscono il calo più pesante sono le opere pubbliche e le nuove abitazioni: rispetto al 2006, nel 2012 il «nuovo residenziale» ha perso il 53% del mercato, mentre per gli investimenti in infrastrutture il mercato scomparso equivale a poco meno del 30%. Le nuove abitazioni ultimate, che erano 298.600 nel 2007, oggi si fermano a 134.300. La caduta nel 2012 sarà del 13,5%. Per gli investimenti in infrastrutture il settore pubblico allargato alle grandi società pubbliche perderà ancora il 6,4% nel 2012 e sarà il settimo anno consecutivo di caduta.

L'unico dato parzialmente positivo è quello della crescita nell'ultimo decennio del peso del partenariato pubblico-privato (3,2% nel 2012), anche se il quadro di regole ancora incerto ne limita le potenzialità che però, con le nuove norme, potrebbero far registrare un ulteriore incremento. Al momento il settore delle imprese di costruzioni tine soprattutto grazie all'export ( i grandi gruppi, infatti, hanno aumentato il fatturato estero), gli investimenti in impianti di energie rinnovabili e il recupero abitativo. Per gli impianti energetici, il 2012 sta facendo segnare una frenata in seguito alla riforma (e al taglio) degli incentivi. Lo scorso anno l'investimento stimato dal Cresme era stato di 26,5 miliardi, nel 2012 dovrebbe essere di 12,5 miliardi. L'anno scorso questa voce ha totalizzato il 13% dell'intera produzione del comparto (più dell'edilizia residenziale), quest'anno sarà il 6,7%. Quanto al rinnovo (recupero abitativo, riqualificazione, manutenzione straordinaria) è tornato a essere, come a metà degli anni '90, un motore importante del settore: 79,6 miliardi contro i 57,3 delle nuove costruzioni.

Il Rapporto Cresme ha affrontato anche il nodo delle risorse. Dal 2005 al 2012 la spesa pubblica è cresciuta del 15,1%, passando da 694 a 798,5 miliardi. Questa crescita, però, è dovuta tutta alla spesa corrente, che, passando da 635,1 a 750,7 milioni, ha avuto un incremento del 18,2%. Viceversa, la spesa per investimenti fissi lordi è scesa da 33,9 a 32 miliardi (-5,5%).

Mario Avagliano