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Briciole di pane

Crisi, la proposta Ance per uscire dal tunnel: investire in infrastrutture

Perché non riscoprire l'attualità della lezione di Keynes?

Roma, 2 luglio 2013 - Come si fa a rilanciare la nostra economia, ingessata, stagnante, in crisi di identità e di finanze? Perché non riscoprire l'attualità della lezione di John Maynard Keynes, che nei periodi di austerity invitava ad investire nelle opere pubbliche? E' la conclusione a cui è giunto il seminario “Dai programmi alle opere: le risorse”, volto ad approfondire le politiche di sviluppo e di rilancio per il settore e l’economia, organizzato dall'Ance lo scorso 15 giugno a Ischia, e i i cui risultati sono stati presentati ieri. Al seminario hanno partecipato tra gli altri il Ministro per la Coesione Territoriale Carlo Trigilia, il Vice Ministro delle Infrastrutture e Trasporti Vincenzo De Luca e rappresentanti delle Commissioni Bilancio e Lavori Pubblici di Camera e Senato nonché dei vertici della struttura del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti.

Nel corso dell'incontro sono stati presentati tre documenti sul tema delle infrastrutture e delle loro importanza per sostenere la ripresa e la crescita dell’economia, determinando un rilevante aumento dell’occupazione. Il primo offre un’analisi delle politiche di bilancio adottate negli ultimi anni e delle conseguenze che hanno determinato sul livello e sulla composizione della spesa pubblica dimostrando che nelle scelte adottate non c’è stata neutralità: la spesa corrente è sempre stata privilegiata rispetto a quella per gli investimenti in conto capitale. Basti considerare che i dati di previsione contenuti nei bilanci annuali dello Stato, dal 1990 ad oggi, segnano una riduzione del 42,6% delle spese in conto capitale a fronte di un consistente aumento della spesa corrente al netto degli interessi del debito pubblico (+30%). Se poi, si considera la parte della spesa in conto capitale destinata alla realizzazione di nuove opere pubbliche, il divario rispetto all’andamento della spesa corrente è ancora più evidente. Le risorse per nuove infrastrutture, infatti, hanno subito, rispetto al 1990 una riduzione abnorme, di oltre il 61,2%.

Il secondo lavoro, a cura del professor Mario Baldassarri, dimostra la possibilità di realizzare un’importante manovra di rilancio delle infrastrutture, entro il limite del 3% di deficit fissato dall’Unione Europea, riducendo persino il rapporto debito/Pil. La manovra è basata sull’ipotesi di un progressivo recupero del valore di picco delle infrastrutture realizzato nel lontano 2004 nel corso dei prossimi cinque anni, partendo da un +5 miliardi di euro nel 2014 e proseguendo con +10 miliardi nel 2015, +15 nel 2016, +20 nel 2017 e nel 2018. Un tale scenario consentirebbe all’economia italiana di ottenere nei prossimi anni:

• una maggiore crescita cumulata del Pil del 3% all’orizzonte 2018;

• una maggiore occupazione, per circa 423.000 unità all’orizzonte 2018;

• la disoccupazione non andrebbe oltre il 13% e si ridurrebbe dell’1,6% rispetto alle previsioni;

• il deficit pubblico sarebbe lievemente più alto rispetto al tendenziale, ma si manterrebbe ben al di sotto del 3% di Maastricht;

• il rapporto debito/Pil si ridurrebbe.

Pertanto, secondo l'Ance, una manovra di questo tipo sosterrebbe in modo consistente la ripresa e la crescita dell’economia, creerebbe un importante aumento di occupazione, senza modificare sostanzialmente gli equilibri di bilancio pubblico, anzi riducendo il rapporto debito/Pil proprio come conseguenza della maggiore crescita economica.

Infine, il terzo documento fa il punto sui programmi infrastrutturali già finanziati, in particolare dal Cipe, nel corso degli ultimi mesi e propone un percorso tecnico istituzionale in grado di accelerare la realizzazione di tali Piani. Secondo stime dell’Ance, sarebbe di circa 30 miliardi di euro l’importo dei progetti infrastrutturali per i quali non sono state ancora bandite le gare e/o non sono stati sottoscritti i contratti con le imprese per la realizzazione dei lavori. Nello specifico, si tratta di circa 13 miliardi di euro di fondi FAS regionali (Fondo per le Aree sottoutilizzate, ora denominato Fondo per lo sviluppo e la Coesione), di circa 11 miliardi di euro programmati principalmente nell’ambito del Piano delle opere prioritarie approvato dal Cipe il 26 giugno 2009 e del Fondo per le infrastrutture stradali e ferroviarie nonché di circa 6 miliardi di euro di investimenti definiti nell’ambito dei programmi dei fondi strutturali europei statali e regionali.

In allegato ecco i tre documenti presentati nel corso del seminario: 1. Le politiche di bilancio e l’andamento della spesa pubblica; 2. Stime effetti investimenti infrastrutturali; 3. Programmi infrastrutturali finanziati e procedure per una rapida attuazione.

Mario Avagliano

  1. Le politiche di bilancio e l'andamento della spesa pubblica

  2. Stime effetti investimenti infrastrutturali

  3. Programmi infrastrutturali finanziati e procedure per una rapida attuazione