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Briciole di pane

Decreto sviluppo, appalti: ridurre tempi e costi

Le misure del decreto legge per lo sviluppo

Roma, 26 aprile 2011 - Si avvicina la data del 6 maggio e i lavori sul decreto sviluppo per accelerare la crescita economica si intensificano. La sfida è di quelle epocali: cancellare quel surplus strutturale di costi e di tempi che affligge storicamente il sistema italiano degli appalti, anche nelle comparazioni europee. Sono all’opera i Ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture. Per il dicastero di Tremonti il capitolo più importante è nel decalogo per il rilancio dell’edilizia. Al vaglio infatti le misure di semplificazione, cioè tra le novità introdotte si è stabilito il divieto di arbitrato per i lavori pubblici, si è fissato un freno alle riserve che le imprese possono mettere a verbale per variare il progetto originario. Per fermare i numerosi contenziosi saranno anche introdotte le sanzioni per le liti temerarie. Fatta la gara, dalle imprese classificate dietro la vincitrice piovono ricorsi in via amministrativa per tentare di bloccare l'iter dell'aggiudicazione. Una norma allo studio stabilirà che il ricorso dovrà essere fondato e, appunto, non «temerario»: se così non sarà, l'impresa sconfitta al giudizio dovrà pagare tutte le spese processuali e anche una sanzione che si sta definendo. Intanto il ministero delle Infrastrutture lavora agli altri capitoli del pacchetto appalti: per esempio, la trattativa privata per i lavori, per cui si dovrebbe proporre una soglia di mezzo fra i 500mila euro di oggi e l'1,5 miliardi contenuti nel Ddl sullo statuto delle Pmi, approvato dalla Camera. Il ministro Matteoli e i suoi collaboratori vorrebbero anche mettere un paletto di trasparenza, prevedendo in queste «procedure negoziate» la consultazione minima di dieci imprese da parte dell'amministrazione appaltante. Si lavora anche per coprire la fascia da 1 a 5 miliardi con il meccanismo di esclusione automatica delle offerte anomale, che sta particolarmente a cuore alle imprese piccole e soprattutto medie dell'Ance, oggi costrette a un vero e proprio far west con centinaia di partecipanti alle gare proprio nella fascia media dei lavori. Infine si cerca con il Viminale di rendere operativa la legislazione sulle white list nelle zone ad alto tasso di criminalità mafiosa saranno le prefetture a indicare i subappaltatori che le imprese appaltatrici potranno scegliere senza il rischio di favorire aziende colluse con mafia, camorra e 'ndrangheta. Fin qui il decreto per le semplificazioni degli appalti.

Si attende il maxi-Cipe che, forse già il 29 aprile o più probabilmente il 6 maggio, dovrebbe avere almeno tre partite all'ordine del giorno: lo sblocco dei programmi regionali finanziati con 15,4 miliardi di Fas 2007-2013; la riassegnazione alle grandi opere strategiche (mediante i contratti istituzionali di sviluppo) delle risorse Fas e Ue «liberate» dai vecchi progetti incagliati; il piano casa finanziato con i 294 milioni di fondi dell'edilizia abitativa pubblica, per un investimento complessivo di 2,6 miliardi, già concordato dal ministero delle Infrastrutture con le Regioni. Non è escluso, per altro, che si aggiungano a queste somme i 550 milioni della Regione Lazio, ultima grande regione a chiudere l'intesa istituzionale, forse in tempo per arrivare al Cipe.