Dl Enti locali, risorse subito ad Anas e Rfi per non fermare pagamenti e cantieri
Dopo l'allarme lanciato da Ciucci un mese fa («Mancano 850 milioni, pagamenti a rischio») l'esecutivo corre ai ripari. Fondi anche a Rfi nelle more del contratto di programma
Roma, 31 ottobre 2013 – Data per approvata il 9 ottobre in Consiglio dei ministri, la norma salva-cantieri Anas e Rfi era invece scomparsa dal testo definitivo del decreto legge "Manovrina" (Dl 15 ottobre 2013, n. 120). E' invece rispuntata ieri sera, all'interno del decreto legge "Enti locali e finanza pubblica" approvato in Consiglio dei Ministri (più avanti le altre misure del decreto).
La norma serve a garantire ad Anas e Rfi i necessari trasferimenti di risorse di cassa (Anas) e di competenza e cassa (Rfi) al fine di proseguire i cantieri in corso e avviare nuovi investimenti, senza bloccarsi in attesa dell'approvazione dei Contratti di programma, come sempre in forte ritardo nell'iter approvativo. In realtà la situazione è diversa tra Anas e Rfi. Vediamo.
ANAS, PROBLEMA PAGAMENTI SUI SAL
Per il secondo anno consecutivo, verso la fine dell'anno eslode il problema del mancato trasferimento delle risorse di cassa all'Anas per manutenzioni straordinarie e investimenti, con il conseguente rischio di costringere la società strade a bloccare pagamenti alle imprese o addirittura lavori in corso. L'allarme è stato lanciato a inizio ottobre dal presidente Pietro Ciucci: «Lo Stato deve ancora versare all'Anas risorse di cassa pari a circa 850 milioni di euro e se i pagamenti dovessero essere ulteriormente posticipati l'Anas si troverebbe in breve impossibilitata a far fronte ai pagamenti verso appaltatori e fornitori per lavori già eseguiti», con conseguenze «inevitabili in termini di avanzamento lavori, di oneri e interessi di mora, di tensione finanziaria e sociale, visti gli effetti che ne deriverebbero sull'indotto delle imprese coinvolte nella realizzazione dei lavori su tutto il territorio nazionale».
Il decreto legge approvato il 29 ottobre risponde a questa emergenza, stabilendo che «Per consentire ad ANAS S.p.A. di far fronte ai pagamenti dovuti, sulla base degli stati di avanzamento lavori, in relazione a interventi conclusi o in corso di realizzazione, il Ministero dell'economia e delle finanze può trasferire in via di anticipazione alla stessa Società le risorse finanziarie disponibili per l'anno 2013 sul pertinente capitolo di bilancio».
Il decreto legge va tuttavia publicato (passeranno alcuni giorni) e soprattutto la norma non è automatica, ma va attuata dal Ministero dell'Economia. All'Anas dunque, pur soddisfatti della norma, sono per ora prudenti sul fatto che si risolva tutto l'arretrato da 850 milioni di euro denunciato dal presidente.
Ciucci, nell'audizione in Parlamento a inizio ottobre, aveva fra l'altro sottolineato per l'ennesima volta il perdurare (da anni) dello stato di incertezza finanziaria di Anas Spa, che continua a dipendere da trasferimenti statali incerti nell'entità e nei tempi di erogazione, mentre l'autonomia finanziaria prevista dalle leggi per l'Anas è sempre rimasta sulla carta (sostanzialmente per la mancanza di coraggio dei vari governi nell'introdurre il pedaggiamento su autostrade e superstrade Anas).
RFI, PROSECUZIONE INVESTIMENTI
Anche la norma del decreto legge relativa a Rfi serve a garantire l'erogazione da parte dello Stato delle necessarie risorse per la prosecuzione degli interventi in corso, ma il testo dà un'accezione più ampia al semplice "pagamento" dei Sal. Si riferisce cioè anche allo stanziamento di risorse in competenza, necessarie ad esempio per bandire una gara o aggiudicare un contratto. Il nodo, nel caso di Rfi, è infatti il ritardo nell'approvazione dei Contratti di programma 2012-2016 parte investiemnti (il vecchio CdP è scaduto nel giugno scorso, e questo nuovo è anora in fase istruttoria al Ministero delle Infrastrutture) e 2013-2014 parte servizi, che comprende la manutenzione straordinaria (approvato dal Cipe ma ancora in Parlamento per i previsti pareri e poi da approvare con decretio Mit-Mef e registrare da parte della Corte dei conti.
Questa la norma: «Al fine di consentire la prosecuzione degli interventi sulla rete ferroviaria nazionale e l'attuazione dei relativi programmi di investimento, fino alla conclusione della procedura di approvazione del Contratto di Programma – parte investimenti 2012-2016, i rapporti tra lo Stato e il Gestore dell'infrastruttura sono regolati, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, sulla base di quanto stabilito dal contratto di programma 2007-2011».
LE ALTRE NORME DEL DECRETO LEGGE (di Marzio Bartoloni)
Il Governo salva Roma dalla bancarotta garantendo una boccata d'ossigeno che vale, tra varie poste in gioco, circa 400 milioni. Ma apre anche la strada a una mini stangata sull'Irpef: dal 1° gennaio 2014 il Campidoglio potrà innalzare ulteriormente l'addizionale dall'attuale 0,9 all'1,2 per cento. Un salto record che dovrebbe assicurare un paracadute per l'anno prossimo quando il Comune dovrà trovare circa un miliardo.
Carota e bastone per la Capitale sono contenute nel decreto legge approvato ieri con le misure urgenti per la finanza locale e subito ribattezzato «salva-Roma» perché contiene il pacchetto di misure per coprire parte del buco di 867 milioni per il 2013 che il sindaco Ignazio Marino ha ereditato da Alemanno: in particolare 115 milioni saranno trasferiti alla gestione commissariale e a questa voce si aggiungerà la restituzione di parte delle anticipazioni fatte in passato sempre allo stesso commissario (485 milioni, recuperabili però solo in parte)
Il decreto in realtà mette mano anche ad altre emergenze locali, piccoli e grandi, a cominciare dal trasporto locale campano ora commissariato. In pista c'è la possibilità di anticipazioni sulle risorse del Fondo di coesione e l'istituzione, presso il Mef, di un fondo di rotazione di 50 milioni. Il decreto stanzia subito per quest'anno anche 25 milioni per il comune di Milano per la realizzazione di Expo 2015 e crea un fondo di cinque milioni per risarcire le imprese che abbiano subito danni dalle proteste dei No Tav. Nella bozza di decreto spuntano inoltre 35 milioni per rifinanziare la Social card per gli ultimi mesi di quest'anno e 28,5 milioni, sempre per Roma, per la raccolta differenziata.
Non manca anche una "tassa nascosta" per evitare che cali il gettito fiscale su fumo e suoi succedanei: il decreto prevede che il Mef possa usare una leva fiscale con «modificazioni, fino a un massimo dello 0,7%, delle aliquote di accisa e di imposta di consumo». Il Dl introduce anche una modifica sensibile al testo unico degli enti locali: per chi ha più di 60mila abitanti e ha messo in pista misure per ridurre costi e per razionalizzare le partecipate potrà spostare il raggiungimento dell'equilibrio di bilancio nel momento in cui questa riorganizzazione sarà completata (comunque non oltre tre anni).
Tra le altre misure spiccano anche due interventi sul fronte dei pagamenti della Pa. Per quanto riguarda quelli futuri dal 30 aprile 2014 le Pubbliche amministrazioni dovranno comunicare una serie di elementi: dall'importo dei singoli debiti alla data di emissione della fattura fino alla distinzione tra i debiti di parte corrente e quelli in conto capitale. Accorgimenti che dovrebbero evitare di navigare a vista come è accaduto in passato. In più, entro 15 giorni dal saldo di una fattura le Pa dovranno comunicare, attraverso la piattaforma elettronica, i dati sui pagamenti dei crediti dei periodi precedenti. Il decreto interviene anche sui pignoramenti nelle Asl debitrici delle Regioni sotto piano di rientro, delimitando il loro perimetro che non potrà riguardare le somme necessarie per garantire le cure.
Infine il Dl interviene sul fronte dismissioni e privatizzazione: da una parte rende più facile il procedimento di alienazione in blocco di immobili pubblici e dall'altro rende permanente il Comitato per le privatizzazioni