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Briciole di pane

Edilizia in crisi nera, le organizzazioni scendono in piazza

Torino, 15 febbraio 2013 - Il mondo dell’edilizia è sceso in piazza per gridare tutta la sua “collera” di fronte ad una crisi che sembra non finire mai e per tentare comunque di, hanno spiegato gli addetti ai lavori, “fermare il declino inaccettabile e rilanciare il settore". L’immagine più esemplificativa della crisi è stata la distesa di caschetti gialli (9mila) – quelli dei lavoratori nei cantieri – che ha coperto piazza Affari di fronte alla Borsa di Milano nel giorno più importante della mobilitazione del settore. Bastano pochi numeri per far capire la situazione del settore. La perdita produttiva è stata del 26% dal 2008 al 2012, pari a 43 miliardi di euro in meno, sono 40mila le imprese che dal 2009 in tutto il Paese hanno chiuso, mentre il calo degli investimenti nel comparto è stato del 7,6% nel solo 2012. Sul fronte dell’occupazione, gli effetti della crisi si concretizzano in 360mila posti di lavoro persi dall'inizio della crisi ad oggi, 550mila se si considerano i settori collegati. La “collera” del sistema italiano delle costruzioni si è trasformata in un Manifesto programmatico su cui la categoria chiede il consenso dei candidati alla guida del paese e su cui ha intenzione di incentrare un dialogo con il futuro esecutivo. In 6 “Basta” il settore illustra come vuole che il Paese riconosca il valore del lavoro e la dignità di fare impresa, a chi “è in ginocchio e subisce una crisi a cui non ha contribuito”. Proprio nel giorno della manifestazione di Milano, il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha richiamato le forze politiche impegnate nella campagna elettorale. ''Non servono – ha spiegato -, annunci e promesse, chiediamo interventi concreti e coraggiosi da parte della politica per uscire dalla crisi”. Mentre Claudio De Albertis, presidente di Assimpredil Ance ha aggiunto: “Ci aspettiamo risposte concrete per fronteggiare l'emergenza: un cambio di rotta nelle politiche fiscali che possano divenire strumenti premiali di crescita; il rispetto degli accordi contrattuali e il pagamento del dovuto; azioni di riattivazione della leva del credito per le imprese e le famiglie; un vero alleggerimento del peso della burocrazia; l'intensificazione della vigilanza e del controllo per stanare e combattere chi opera fuori dalle regole; il sostegno alla domanda per far ripartire gli investimenti nel settore”. E' l'ora di “voltare pagina”, ha aggiunto il presidente dell'Ance, Paolo Buzzetti, commentando i dati del Cerved sui fallimenti delle imprese, di cui oltre 10 mila, secondo le elaborazioni Ance, riguardano solo il settore delle costruzioni. “E' l'unico motore in grado di riaccendere l'economia e la crescita del Paese - ha sottolineato - I nostri dati segnalano già da tempo un dramma che non è solo economico ma sociale perché investe migliaia di famiglie e rischia di spazzare via un settore industriale che insieme all'export rappresenta il vero traino dell'economia nazionale”. Per le associazioni di categoria (20 quelle che hanno partecipato alla mobilitazione), “occorre far ripartire il settore per far ripartire il Paese e quindi bisogna: liberare le risorse disponibili bloccate da una burocrazia soffocante e da regole disincentivanti come il Patto di stabilità interno; valorizzare la qualità italiana del prodotto edilizio accentuandone il valore di sostenibilità ambientale; attrarre investimenti privati ridefinendo politiche fiscali che oggi deprimono l'investimento immobiliare rispetto a quello mobiliare e colpiscono maggiormente i processi di trasformazione e rigenerazione urbana; ridare equità ai contratti dando certezza ai tempi di pagamento; riportare le banche al loro storico ruolo di partner degli operatori e delle famiglie; definire una moderna politica industriale basata su credibilità, trasparenza, garanzie reali, qualificazione, merito, professionalità”.

Andrea Zaghi

  Ance, Buzzetti: E' ora di voltare pagina