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Briciole di pane

Edilizia, l'Ance alla prova della Green economy

Il settore edile si è rivelato strategico per contribuire all'abbassamento delle emissioni di anidride carbonica, attraverso l'impiego delle rinnovabili, il riutilizzo dei materiali, la formazione del personale e la defiscalizzazione

Per risollevare il settore edilizio, l’Ance gioca la carta della Green economy. L’Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance), in audizione alla Camera il 22 novembre scorso presso le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla Green economy, ha sottolineato preliminarmente l’insostenibilità della crescita basata sulle fonti energetiche di natura fossile e sul consumo di materie prime non rinnovabili. I costruttori edili auspicano un cambio di paradigma che abbracci un sistema di sviluppo sostenibile in grado di soddisfare sia i bisogni delle generazioni presenti sia quelli delle generazioni future. E il settore edilizio avrebbe una funzione fondamentale nel risparmiare energie e risorse naturali.

I costruttori hanno poi richiesto per la Green economy politiche di sostegno efficaci in un quadro normativo chiaro. La delegazione ha anche ricordato la nuova sfida che attende l’Unione Europea, il Pacchetto Clima-Energia 20-20-20, che fissa i seguenti obiettivi per il 2020:

• un aumento del 20% dell’efficienza energetica rispetto ai livelli previsti;

• una riduzione del 20% delle emissioni di gas serra rispetto al 1990;

• una quota pari al 20% di energie rinnovabili sul totale.

Per raggiungere questi obiettivi c’è bisogno del contributo di tutti i settori economici, a cominciare da quelli più energivori, in primis il settore edilizio. Per questo la Commissione Europea ha assegnato all’edilizia sostenibile un ruolo da protagonista, come uno dei sei “lead market” del futuro, vale a dire quei mercati con grandi margini di crescita in termini di occupazione e nuove professionalità, nell’ambito delle energie rinnovabili e del riutilizzo dei materiali .

Dopo una premessa di carattere generale, l’Ance dinanzi alla Commissione ha cominciato a entrare nello specifico, ossia nel campo dell’applicazione del green al settore costruzioni. Tre, secondo gli edili, gli ambiti di intervento. Il primo ambito riguarda le nuove costruzioni, da realizzare perseguendo il prototipo degli “edifici a energia quasi zero”; e costruire poi con materiali con impatto sull’ambiente sempre minore, affidandosi magari alla pratica del riciclo di materiali da costruzione e demolizione.

Per questo è necessario secondo l’Ance: incentivare l’utilizzo di materiali provenienti da recupero di rifiuti da costruzione e demolizione, con meccanismi premiali da inserire nel disegno di legge collegato alla Legge di Stabilità, in materia ambientale. Favorire l’implementazione nazionale del Green Public Procurement, completando il quadro dei regolamenti legato al settore delle costruzioni. Dare il via libera alla formazione e l’aggiornamento professionale degli operatori del settore edile, per rendere più agevole il passaggio verso i cosiddetti “green jobs”.

L’intervento sul patrimonio edilizio esistente rappresenta il secondo ambito di intervento proposto dall’Ance. Bisogna migliorare quegli edifici obsoleti che mediamente consumano 180 kWh/mq all’anno, con un consumo medio di quattro volte superiore alla media degli edifici costruiti osservando le norme vigenti. Per questo gli edili hanno suggerito di: rendere stabile la detrazione fiscale del 65% per le riqualificazioni energetiche; promuovere nuove misure di sostegno alle attività di efficientamento energetico degli edifici esistenti; avviare il terzo ciclo del Fondo rotativo Kyoto, tornando al primo ciclo, e concentrando gli sforzi economici su interventi energetici; promuovere campagne di informazione e sensibilizzazione sui benefici derivanti dal miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici presso le aziende e la Pubblica Amministrazione.

Il terzo ambito di intervento riguarda le città in senso lato, perché l’affermazione dell’economia verde passa attraverso una visione d’insieme, rendendo più efficienti non solo le case ma anche le aree urbane, con una particolare attenzione alla riqualificazione delle aree industriali abbandonate. Di qui la necessità di:

Definire una legge quadro per il governo del territorio che permetta una riqualificazione urbana.

Incentivare fiscalmente i processi di riqualificazione urbana, sostituendo i vecchi fabbricati con nuovi edifici.

Riqualificare il patrimonio scolastico, favorendo la collaborazione pubblico-privato ed escludendo dal Patto di stabilità quei fondi pubblici indirizzati al programma.

Rimuovere le barriere che ostacolano l’uso di capitali privati per lavori destinati alla collettività.

• Accelerare i processi di rifunzionalizzazione delle aree industriali dismesse, senza trascurare gli aspetti legati alla salute e alla sicurezza.

La parte conclusiva dell’intervento si è concentrata sull’utilizzo dei fondi strutturali europei e FSC. Questi fondi europei e nazionali (Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, ex-FAS), in erogazione tra il 2014 e il 2020, rappresentano un’occasione imperdibile perché la Green Economy possa spiccare il volo. Gli edili hanno poi ricordato alla Commissione i vincoli europei che impongono di ”destinare almeno 5,2 miliardi di euro dei circa 39 miliardi del Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR) alla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio ed in particolare all’efficienza energetica degli edifici” . L’Ance ha infine illustrato le misure prioritarie, presenti nella nuova programmazione. Per le istituzioni europee è prioritario il tema delle politiche urbane e in particolare il tema della rigenerazione urbana, per la quale potrebbero essere stanziati più 20 miliardi di euro (3 miliardi all’anno per 7 anni).

Christian D'Acunti

  Documento Ance