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Briciole di pane

Export da record, ma ai big non basta

Milano, 23 ottobre 2013 - Il vertice delle imprese di costruzioni fatica a trovare risposte a una crisi del mercato senza precedenti. Lavori all'estero? Troppo facile pensare che questa sia la panacea: non solo le classifiche della rivista americana Enr mostrano che è più forte nel mondo chi è forte in casa, ma rivolgersi all'estero in situazione di bisogno (e debolezza) può essere molto pericoloso.
Senza tornare con la memoria all'ecatombe (per le Pmi edili italiane) nella Germania post-unificazione, basta ricordare i problemi che Impregilo sta avendo a Panama e in altri Paesi latino-americani, per non parlare di imprese che sono "saltate" su un solo Paese: Bentini in Algeria, Consta (Mattioli) in Etiopia, mentre Bonatti ha faticato non poco a causa della stop ai lavori in Libia.
Né le grandi imprese italiane (piccole nel confronto europeo e mondiale) hanno potuto o saputo internazionalizzarsi in modo più permanente, acquistando imprese nei Paesi più evoluti (imprenditorialmente). Con l'unica eccezione degli Usa (in singoli Stati), dove sono radicate Impregilo, Astaldi, Condotte, Cmc, Glf, Trevi. A fronte di austriaci, francesi, scandinavi, spagnoli, che hanno invece colto nell'Unione Europea un nuovo "mercato domestico".
Né si è ancora assistito a quei fenomeni di acquisizioni, fusioni e diversificazioni che altrove hanno razionalizzato l'offerta e le hanno dato forza contrattuale e "politica". A tutt'oggi, le imprese rimaste forti perseguono uno "splendido isolamento". Con l'unica, notevole, eccezione di Salini Impregilo, dal prossimo i gennaio leader nazionale.
E poi? Astaldi non sembra considerare quanto agli analisti parrebbe logico, l'avvicinamento alla terza realtà quotata, Vianini Lavori (gruppo Caltagirone, sinergica operativamente e ricca di liquidità), e gli altri costruttori sopra il miliardo (Condotte e Pizzarotti) non potranno che faticare a mantenere quel peso forma per sola "crescita interna".
Completano il vertice delle imprese di famiglia: Ghella, G.L.F. (Mazzi), Maltauro, Rizzani de Eccher, Mantovani (Chiarotto). Le loro situazioni sono relativamente rassicuranti, anche perché tutte (salvo Mantovani) operano in Paesi non a rischio. Inoltre Maltauro potrebbe approfittare dell'ammissione all'amministrazione straordinaria di Impresa Spa per subentrare nelle commesse profittevoli del consorzio stabile Infrastrutture (di cui detiene il 51%), Rizzani de Eccher potrebbe rilanciare il marchio Sacaim, già acquistato in Tribunale, in particolare per i restauri (per esempio in Russia) mentre Mantovani potrebbe soffrire dell'imminente fine del megacantiere del Mose.
Situazione difficile per le cooperative: ad eccezione di Cmc, (che però non se la sente di crescere neppure incorporando Iter), tutto si sfalda. Per prima è andata in crisi Consorzio Etruria, mentre quest'anno Unieco e Coopsette hanno evitato di misura il concordato preventivo, ma hanno pochi mesi per ristrutturare il debito.
Le imprese del gruppo Gavio (dopo che ha rinunciato a Impregilo), Itinera, Codelfa, Interstrade, ... non sembrano destinate a sviluppi se non "di nicchia". Gli altri costruttori, indipendenti da gruppi, cercano di sopravvivere per rilanciare: Ics Grandi Lavori, Toto, Inc, Tecnis, Carena, Colombo Costruzioni, Carron, Italiana Costruzioni, Collini Lavori, Intercantieri Vittadello.
 

Aldo Norsa (Sole 24 Ore)