F2i, Gamberale accelera sulle reti. Le prossime mosse dopo Metroweb
Gamberale torna in "rete" con 2 miliardi da investire
Roma, 6 giugno 2011 - Per investire sul greenfield serve un fondo da almeno 3 miliardi di euro. Qualunque cifra interiore non sarebbe sufficiente per realizzare quelle infrastrutture che ancora mancano all'Italia, a cominciare dal tanto discusso ponte sullo Stretto di Messina che il Governo promette da anni. E su questo non ha dubbi Vito Gamberale, numero uno di F2i, l'unico fondo infrastrutturale italiano, che però ha deciso di investire sulle reti già esistenti, le cosiddette brownfleld. Infrastrutture da potenziare, da migliorare o da rilanciare con un'ottica temporale di lungo periodo trai 10 e i 15 anni. proprio come per l'investimento in Metroweb, la rete di fibra ottica del comune di Milano: un'operazione da 436 milioni di euro chiusa, insieme a Intesa Sanpaolo, sul filo di lana battendo la concorrenza di Clessidra in tandem con gli operatori telefonici Wind e Vodafone. «Ha vinto alla fine il progetto industriale - dice Mauro Maia, senior partner del fondo - e la volontà di continuare a investire sulla rete per arrivare a una verticalizzazione completa». Per portare quindi la fibra ottica in tutte le case dei milanesi senza fermarsi al tombino davanti al palazzo. Nella partita dovrebbe entrare, con una quota di minoranza, Fastweb (che ha risolto i suoi dubbi relativi alla tariffa d'affitto) e più avanti forse anche Telecom Italia che - per il momento - preferisce muoversi a fari spenti per evitare polemiche con altri operatori. Metroweb non ha intenzione di chiudere la porta a chi voglia farsi avanti, ma è evidente che avrà un occhio di riguardo per Fastweb e Telecom Italia che insieme garantiscono oltre l'85 percento del fatturato complessivo della società. Sul fronte finanziario, al fondo infrastrutturale interessa la possibilità di replicare il business della rete veloce in tutta Italia «ovunque ci sia alta densità di popola-zione» spiega Maia.E il primo obiettivo è la fibra messa sul mercato da Iren, dopo la fusione tra Enia e Iride. Quella chiusa nel week end elettorale è la decima operazione del fondo nato nel 2007 riuscendo a raccogliere 1,85 miliardi di euro tra banche (593 milioni), casse previdenziali (487 milioni), fondazioni (439 milioni), assicurazioni (175 milioni) e istituzioni finanziarie pubbliche (150 milioni) oltre agli 8 milioni sottoscritti dai manager. Una potenza di fuoco non certo indifferente nel pieno della crisi finanziaria al punto che la politica pensava, e forsesperava, che Gamberale si potesse occupare anche di greenfield. Spinto magari dalla presenza nel capitale della Cassa Depositi e Prestiti. Ma l'ex amministratore delegato di Sip, Tim e Autostrade è persona troppo accorta per non comprendere come sia molto più facile e redditizio limitarsi a investire in ciò che è già stato costruito: intanto non ci sono le lungaggini burocratiche imprevedibili nell'iter e nella tempistica per realizzare l'infrastruttura e poi si possono fare calcoli precisi di redditività futura sulla base dei canoni percepiti. Per questo ai progetti greenfield potrebbe essere destinato al massimo il 10-15 per cento del capitale. E poi chi gli sta vicino da tempo sa quanto sia chiaro il progetto di F2i nella testa di Gamberale che ne parlava già ai tempi di Autostrade quando propose la creazione di un fondo simile alla famiglia Benetton. Uno strumento anche per difendersi dall'avanzata degli investitori stranieri in quelli che sono i settori strategici per il Paese. Una mossa dettata ai tempi dall'avvicinarsi degli spagnoli di Abertis. Di certo, però, Gamberale non ha intenzione di trasformare la sua creatura in una nuova Iri come dimostra anche l'accelerazione impressa negli ultimi mesi al piano di investimenti: con Metroweb il capitale impegnato è arrivato a 1,2 miliardi di euro, il 65 per cento del raccolto. «Siamo molto avanti» dicono dagli uffici del fondo ricordando che il periodo d'investimento termina ne12013. Interessa la possibilità di replicare il business della rete veloce in tutta Italia La logica rimane sempre la stessa: rafforzare le infrastrutture strategiche e costruire una filiera solida capace di far concorrenza ai big dello Stato, come Eni sul fronte della distribuzione del gas. E quindi dopo Metroweb il prossimo obietti-vo nel mirino èG6, la rete di Gdf Suez. Un affare da circa 150 milioni di euro che porterebbe i clienti di F2i a 3.700 con ricavi per quasi 600 milioni e un'ebit da di 320 milioni. Insieme a Enel Rete Gas ed Eon raggiungerebbe il 17 per cento della popolazione, contro il 33 per cento di Eni. Senza dimenticare il ruolo di Enel Stoccaggi. Sempre sul fronte energetico le attenzioni sono rivolte verso le rinnovabili con le partecipazioni in Alerion e nella joint venture Hfv, holding per il fotovoltaico. Una società che ha 40 megawatt di potenza installata in Puglia con altri 100 in fase in realizzazione, mentre in Calabria è arrivata l'autorizzazione per un parco da 20 megawatt. Un capitolo a parte riguarda il nodo dei trasporti. F2i è già nel capitale dell'interporto di Rivalta Scrivia e in Infracis, la società del gruppo Cis promotrice di alleanze territoriali con investimenti nelle reti autostradali del Nord Italia e nelle società aeroportuali e fieristiche lungo l'asse Milano-Trieste. Gamberale scommette quindi sul riassetto delle tratte autostradali partecipate da enti locali che sempre più rapidamente stanno uscendo dai loro investimenti per fare casse. F2i punta quindi al progressivo consolidamento del settore. Così come sul fronte degli aeroporti. Nel portafoglio del gruppo c'è già Napoli, ma sul tavolo ci sono i dossier di tutti gli scali di seconda fascia, a cominciare da Genova dove il bando di gara è già pronto, ma non viene pubblicato, probabilmente in attesa delle elezioni amministrative del prossimo anno. Ma nel mirino di Gamberale ci sono anche Cagliari, Rimini e Forli che stanno pensando alla realizzazione di un aeroporto unico, magari coinvolgendo anche Bologna.