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Briciole di pane

F2i punta sulle autostrade

L'obiettivo: realizzare un polo significativo, in linea con quelli dei maggiori Paesi europei

Milano, 10 febbraio 2013 – Il fondo F2i mette nel mirino il sistema viario del Nord Italia. Dopo uno shopping a tutto campo, che negli ultimi anni ha visto il fondo guidato da Vito Gamberale rilevare diversi asset infrastrutturali nel Paese (per ultimi gli aeroporti di Torino e Firenze), il prossimo obiettivo potrebbe essere "lo sviluppo di una filiera autostradale". Lo annunciano in una lettera firmata da Ettore Gotti Tedeschi e dallo stesso Gamberale, presidente e ad di F2i, e inviata agli investitori e al cda per commentare l'attività svolta nel 2012 e le prospettive future e per ribadire la correttezza del proprio operato sull'Ipo della Sea.
Autostrade, dunque, con due target che già da tempo sarebbero stati individuati dal fondo, nonostante entrambi presentino elementi di criticità rilevanti: la Milano Serravalle (con l'84% circa messo all'asta dagli enti locali) e l'Autostrada Brescia-Padova, anche nota come Serenissima, dove i privati, ovvero il tandem Intesa Sanpaolo-Astaldi, sono da poco saliti sopra il 50%. In generale, F2i sarebbe interessata a tutta la rete del Nord Ovest e in particolare all'intera A4, che si estende fino a Trieste ed è l'autostrada più trafficata d'Italia. La filosofia d'investimento è sempre la stessa: realizzare una filiera che diventi "un aggregato omogeneo di asset - si legge nella missiva anticipata da Radiocor - al fine di realizzare anche in Italia complessi significativi in linea con quanto da tempo esiste negli altri maggiori Paesi europei". Del resto, come ricordano i manager, F2i ha già costruito sei importanti poli d'attività: "un'importante rete nella distribuzione gas" (con Enel Rete Gas), "un riferimento d'avanguardia" nella banda larga (Metroweb), "un significativo sistema nel waste to energy" (attraverso le due joint venture con Iren), "una più articolata presenza nel campo aeroportuale" (a Napoli, Torino, Napoli, Firenze e a Milano con Sea) e "realtà non trascurabili" nell'acqua (sempre con Iren) e nelle energie rinnovabili. Il tutto per un capitale impegnato che complessivamente sfiora 2,1 miliardi di euro con il primo fondo interamente utilizzato (restano disponibili 52 milioni sugli 1,852 miliardi iniziali) e il secondo che ha già impegni oltre 300 milioni. Gli investitori vengono inoltre messi al corrente che nell'ultimo bimestre, "in quanto soggetto sorvegliato, ha ricevuto una visita ispettiva della Banca d'Italia", della quale si attendono "la relazione finale e spunti per rafforzare ancor di più la governane e la trasparenza di F2i".
Per tornare alle autostrade, già quest'anno la partita giocata dal fondo potrebbe registrate evoluzioni importanti. A luglio scade infatti il nuovo bando sulla quota di controllo della Serravalle, messa in vendita da Comune e Provincia di Milano. Un dossier piuttosto intricato (già a novembre l'asta era andata deserta) sia per il prezzo richiesto, che resta elevato a fronte del trend decrescente della redditività dell'asset, sia perché resta ancora irrisolto il nodo della controllata Pedemontana, che ha un forte fabbisogno di equity per essere realizzata. Non mancano i punti interrogativi anche sulla Serenissima, la cui concessione scade il prossimo 30 giugno. L'ipotesi era quella di prolungarla fino al 2026, ma solo in caso di approvazione definitiva del completamento verso Nord della A31 (la Rovigo-Vicenza-Trento), progetto tuttavia osteggiato dalla A22, cioè l'Autobrennero. In gioco c'è un pacchetto d'investimenti da 3 miliardi, con il relativo piano tariffario, ma senza un accordo sull'A31 la concessione rischia di andare a gara in virtù delle normative comunitarie. Un quadro, insomma, molto fluido, in cui F2i - che già in passato aveva provato a rilevare la partecipazione del Comune di Milano nella Brescia-Padova - potrebbe giocare un ruolo di primo piano. La quota ceduta da Palazzo Marino, poi, andò ad Astaldi che oggi detiene il 15% dell'autostrada e la controlla insieme a Intesa Sanpaolo, arrivata al 35% dopo avere rilevato le quote dell'imprenditore Rino Gambari nel 2010. Ma proprio la banca, in quanto investitore finanziario, nonostante l'elevato prezzo di carico della Serenissima, in futuro potrebbe decidere di dismettere la partecipazione, aprendo l'azionariato a un importante riassetto.

Cheo Condina (Il Sole 24 Ore)