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Briciole di pane

Fesr: 1,2 miliardi tolti all'edilizia

Il saldo fra tagli alle grandi opere e nuovi programmi finanziati

Roma, 17 giugno 2013 - Taglio da 700 milioni di euro (a valere sul co-finanziamento) al programma nazionale (Pon) «Reti e mobilità» (ferrovie, strade, porti), più tagli ad altri Pon (Sicurezza, Energie rinnovabili, Ricerca) per 300 milioni. Massiccia riprogrammazione dei Por di Campania, Sicilia e Calabria, per 3,1 miliardi di euro, con tagli in gran parte sui "Grandi progetti" infrastrutturali, da dirottare però (in buona parte) sempre su interventi edilizi: piano città, opere incompiute, riqualificazione energetica degli edifici pubblici.
Il Ministro della Coesione territoriale, Carlo Trigilia, ha confermato le anticipazioni di «Edilizia e Territorio» (n. 22/2013): è in arrivo in tempi brevissimi una maxi-riprogrammazione di alcuni programmi europei (Pon e Por) 2007-2013, fatta con tagli alle grandi opere in pesante ritardo e dirottamento dei fondi: 1) al piano Giovannini (Ministro del Lavoro) per lavoro giovanile e lotta alla povertà (un miliardo); 2) a progetti nelle tre regioni interessate (Campania, Sicilia, Calabria), immediatamente cantierabili e a tiraggio rapido.

IL SALDO PER L'EDILIZIA
Il saldo per l'edilizia dovrebbe essere negativo per circa 1,2 miliardi di euro. Tagli per 700 milioni al Pon Reti e revisione dei Por (3,1 miliardi) che riguarderà in gran parte le infrastrutture. In tutto tagli per circa 3,7 miliardi.
Le nuove destinazioni dei Por (piano città, incompiute ed edifici pubblici, più fondo di garanzia e Confidi) dovrebbero essere in buona parte alle infrastrutture, stimabili in 2,5 miliardi su 3,1 riprogrammati.
Dunque: tagli per 3,7 miliardi (grandi opere), nuovi programmi a spesa veloce per 2,5 miliardi. Un saldo negativo per circa 1,2 miliardi.

SPESA AL 31 MAGGIO E RIPROGRAMMAZIONE
L'ultimo monitoraggio sui programmi italiani finanziati da fondi strutturali europei (31 maggio) evidenzia una spesa media del 40%, rispetto al 34,6% del 31 dicembre 2012. I programmi sono stati approvati dalla Commissione Ue nel corso del 2007, e manca ormai due anni e mezzo all'ultima data utile (31/12/2015) per rendicontare il 100% della spesa.
I programmi più in ritardo sono sempre i Por Fesr di Campania, Sicilia e Calabria, e i Pon Reti e mobilità, tutti programmi che avevano già peraltro subito tagli nel Piano azione e coesione del 2011-2012. Altri tagli subiranno i Pon Energia e Ricerca-competitività, che pur essendo a una percentuale di spesa più elevata non hanno raggiunto i target al 31 maggio.
I tagli ai Pon (700 milioni da Reti e mobilità, 206 da sicurezza, 32 da energia, 62 da ricerca) si faranno con il sistema della riduzione del co-finanziamento nazionale, facendo dunque uscire questo miliardo di euro dalla programmazione 2007-2013, senza dunque vincolo di destinazione e di tempi.
I tagli ai Grandi progetti infrastrutturali in ritardo, invece, si farà con una formale riprogrammazione all'interno dei Por Fesr 2007-2013, trasferendo i fondi (3,1 miliardi in Campania, Sicilia e Calabria) su «progetti — ha spiegato il Ministro — a veloce avvio, veloce tiraggio, bassa intermediazione burocratica». Questi nuovi progetti, infatti, dovranno partire ed essere spesi al 100% entro il 31 dicembre 2015.

GRANDI OPERE «SPOSTATE IN AVANTI»
«Per i progetti delle infrastrutture che sono in corso di attuazione — ha spiegato il Ministro Trigilia con una nota — non ci sarà nessuna interruzione di attività e di cantiere». «Non si tratta dunque di tagli: i progetti — prosegue — continuano a essere finanziati attraverso una copertura alternativa che viene garantita da qui fino alla programmazione 2014-2020, quando questi potranno essere definitivamente finanziati nella nuova programmazione».
Il Ministro ha ragione, e la riprogrammazione è una saggia operazione, che evita di perdere finanziamenti europei e permette di dirottare le risorse su emergenza lavoro e opere subito cantierabili. Resta però il fatto — di cui certo non è Trigilia il responsabile — che la spesa per infrastrutture in Italia marcia sempre a un ritmo inferiore alle attese (si vedano i dati della Corte dei conti sul numero 22//2013 di «Edilizia e Territorio»).

MENO INFRASTRUTTURE, NON È LA PRIMA VOLTA
Non è la prima volta, nel 2007-2013, che il Governo sposta in avanti la spesa per infrastrutture per evitare di perdere risorse europee (si veda sul numero 49-50/2012, pagina 4). Con il Piano azione e coesione (Pac) il ministro Fabrizio Barca, insieme alle Regioni, ha riprogrammato 2,2 miliardi di euro, e ha ridotto i co-finanziamenti nazionali per 9,9 miliardi, spostando queste risorse in avanti negli anni (tolte dai Pon Por non hanno più vincoli temporali).
Alcune quote dei grandi progetti campani, ad esempio (fiume Sarno, Regi Lagni, Porto di Salerno, Campi Flegrei, Litorale Domitio, metropolitana), erano già state tolte dal Por nella terza tranche del Pac, a dicembre. Nel totale di 12,1 miliardi di euro del Pac 2011-2012, la quota di nuove destinazioni che riguardavano infrastrutture/edilizia fu di circa il 38 per cento. Ora, con la "quarta fase del Pac" (forse non si chiamerà così), tagli al co-finaziamento e riprogrammazioni riguarderanno quasi interamente le infrastrutture.

QUALI OPERE PIÙ IN RITARDO
I dati di spesa sulle opere del Pon Reti e sui grandi progetti dei Por Campania, Calabria e Sicilia (tabelloni a destra), evidenziano ritardi anche clamorosi, con moltissimi interventi allo 0%, o tra 1'1 e il 5 per cento. Dati che ben spiegano la scelta del Governo di togliere molti di questi interventi (o parte di essi) dalla programmazione 2007-2013 per spostarne il finanziamento sul 2014-2020.
I numeri vanno però presi con una certa cautela, perché nelle complesse procedure di rendicontazione sui piani Ue il dato sulla spesa certificata segue spesso con molto ritardo il lavoro effettivamente realizzato.

Alessandro Arona (Il Sole 24 Ore)