Fondi strutturali, l'Italia corre ai ripari per non perdere gli stanziamenti nelle reti
Tagliati dai Pon mobilità 743 milioni di euro che in parte andranno a finanziare le politiche sociali
Bruxelles, 4 settembre 2013 - Il governo italiano è di nuovo costretto a correre ai ripari per non perdere i fondi europei. Per la seconda volta in due anni il Programma operativo nazionale (Pon) Reti e Mobilità 2007-2013, che riguarda le grandi infrastrutture statali di mobilità, dovrà ridurre i suoi investimenti in seguito a pesanti ritardi nell'attuazione.
La politica di coesione italiano per il settennio che si sta concludendo non è stata delle migliori. Secondo i dati della Commissione europea dei quasi 28 miliardi di fondi in cofinanziamento messi a disposizione da Bruxelles tra Fondo sociale europeo (Fse), Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, e Fondi di coesione (di cui in totale 3,92 miliardi per la voce Trasporti), il nostro Paese per il momento è riuscito a sfruttare soltanto il 40,47% (guarda le tabelle). L'Italia si trova così al terzultimo posto nella classifica degli Stati che meglio hanno usato i fondi europei, peggio di noi fanno soltanto Bulgaria e Romania.
A guidare la classifica invece Estonia, Lituania e Portogallo con, rispettivamente, il 70,95, il 70,83 e il 68,81% dei soldi già assorbiti. Da noi i lavori infrastrutturali sono purtroppo tra quelli che hanno tempi di attuazione sempre più lunghi e che quindi più degli altri corrono il rischio di incorrere nel de-finanziamento da parte della Commissione europea, severissima per quanto riguarda i tempi e modi di attuazione dei progetti in cofinanziamento tra Bruxelles e Roma. Non è un caso che il Pon Reti e Mobilità abbia una spesa effettiva al 30 maggio 2013 pari al 22% del totale previsto, il dato più basso fra tutti i programmi nazionali e regionali. Questo Pon era partito, nella versione originaria del 2007, con un finanziamento totale di 2.749 milioni di euro ma nel dicembre del 2012, ad opera dell'allora ministro della Coesione, Fabrizio Barca, era stato ridotto di 173 milioni di euro. Ora è invece il suo successore, Carlo Trigilia, a dover attuare una nuova sforbiciata di 743 milioni di euro, portandolo dunque a 1.832 milioni di euro.
I 743 milioni non andranno però persi ma, se arriverà il via libera dell'esecutivo comunitario che entro questo mese dovrebbe analizzare la richiesta, verranno riallocati su altre voci di spesa, voci che il governo spera di poter assorbire più velocemente evitando quindi il de-finanziamento. 126 milioni verranno perciò destinati a politiche sociali nel Mezzogiorno e gli altri 617 resteranno su progetti infrastrutturali, ma non più come Pon. Queste quote infatti entreranno a far parte del Pac (Piano azione e coesione), un Piano ideato da Fitto e messo in atto da Barca, per salvare le opere in corso di finanziamento con fondi strutturali europei ma che scontavano ritardi di attuazione nei lavori. Molte di queste opere però, una volta che verrà formalizzato il nuovo ciclo della politica di coesione per il prossimo settennio, 2014-2020, ritorneranno all'interno dei Pon. Insomma si tratta di uno stratagemma tecnico che permetterà di traghettare questi soldi tra i due cicli dando alle istituzioni la possibilità di guadagnare tempo per l'attuazione dei suoi interventi infrastrutturali più complessi.