Flash news Infrastrutture:
 
 

Briciole di pane

Grillo: project financing più forte della crisi

Il Presidente Luigi Grillo: "dopo la riforma, realizzati 3.150 interventi infrastrutturali coinvolgendo 25 miliardi di euro di risorse private"

Luigi Grillo è l’artefice dell’emendamento che ha portato, nel 2002, alla riforma sul project financing. Il Senatore, Presidente della 8ª Commissione permanente Lavori Pubblici e Comunicazioni del Senato, spiega in un’intervista a www.lestradedellinformazione.it l’importanza di questo strumento per il rilancio delle infrastrutture in Italia.

Oramai, quando si parla di finanziamenti delle Grandi Opere è sempre più frequente il ricorso al project financing. Pensa che questo sia lo strumento su cui continuare a puntare?

Vorrei partire da una lettura che inquadri l’attuale situazione del nostro Paese. L’Italia è caratterizzata da un forte debito pubblico accumulatosi negli anni passati, durante i quali si è chiesto allo Stato di garantire servizi e prestazioni senza una adeguata remunerazione in termini di tariffe pagate dai cittadini. Però, accanto al forte debito pubblico, il nostro Paese gode di una grande capacità di risparmio e di un sistema bancario solido, tra i più forti d’Europa. Siamo ancora oggi il Paese che detiene il record mondiale quanto a capacità di risparmio. Con la riforma del project financing (approvata nel 2002 proprio con un emendamento del Presidente Grillo e aggiornata nel 2008 con la revisione della norma contenuta nel codice degli appalti pubblici), è stata favorita la possibilità di realizzare infrastrutture in grado di produrre reddito con il concorso di capitali privati. Ritengo che questo sia lo strumento sul quale continuare a puntare. Del resto i numeri parlano da soli: dopo la riforma, tra il 2003 e il 2006, ci sono stati 3.150 interventi infrastrutturali realizzati in project financing che hanno visto il coinvolgimento di ben 25 miliardi di euro di risorse private.

La recente riforma è in grado di facilitare il coinvolgimento dei capitali privati?

Lo schema del project financing ha riscosso finora i maggiori successi per quei progetti che sono per loro natura più semplici (parcheggi, impianti sportivi, porticcioli, termovalorizzatori, acquedotti, cimiteri). In Italia, questo strumento ha trovato spazio perlopiù nella realizzazione di opere di pubblica utilità. In questa prospettiva i soggetti promotori propongono a una amministrazione pubblica di progettare, eseguire e gestire un’opera, in cambio degli utili che deriveranno dai flussi di cassa generati proprio dalla gestione dell’opera stessa. Il punto forte della riforma è rappresentato dal fatto che i privati hanno un potere di proposta molto ampio poiché possono proporre anche opere non previste all’interno degli strumenti di pianificazione.

Quali altre azioni sono necessarie per il rilancio delle infrastrutture in tema di semplificazione di procedure e normative?

Già il corredo di norme approvate dal 2002 al 2006 ha consentito di semplificare e snellire le procedure. Con l'approvazione del Terzo Decreto Correttivo del Codice degli Appalti si sono ulteriormente abbreviati i tempo di affidamento della scelta del promotore. Ma si può lavorare ancora sulla normativa. Il prossimo obiettivo è l’urgenza di garantire tempi certi nel processo decisionale.

Qual è il suo giudizio sulle iniziative messe in atto per l’infrastrutturazione del Paese, in una fase storica di rilancio dell’economia, che segue una preoccupante crisi internazionale?

In un momento come quello attuale, la programmazione delle opere rappresenta una condizione imprescindibile per il rilancio economico ma io credo che quello che è mancato finora sia stata la capacità di decidere. Anche in Italia, la crisi ha costretto a una razionalizzazione delle risorse e a un’accurata scelta sul come e dove intervenire. Ma le iniziative messe in atto sono state spesso macchinose. Ritengo che oggi diventi fondamentale la capacità, da parte delle Istituzioni competenti, di assumersi la responsabilità di decidere e di scegliere quale opera va fatta e portarla fino in fondo.

Irene Anna Leone