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Briciole di pane

I 110 anni della Tin Lizzie

La famosa vettura della Ford, la prima ad essere costruita su catena di montaggio

Per catena di montaggio si intende, come pressappoco la definizione dell’enciclopedia insegna a tutti coloro i quali la consultano,  un processo di assemblaggio utilizzato nelle industrie di epoca moderna, successive alla rivoluzione tardo-ottocentesca che ne ha sancito l’affermazione, e introdotto per la prima volta da Henry Ford, ispirato a sua volta dalle dottrine economiche di Taylor, agli albori del ventesimo secolo, volto a ottimizzare, non senza suscitare critiche (basta leggere i Quaderni di Gramsci, uno dei massimi esponenti delle ideologie socialiste dell’epoca, per averne un’impressione) il lavoro degli operai e teso a ridurre considerevolmente i tempi necessari per il montaggio di un manufatto complesso. Una catena di montaggio è infatti di norma costituita da un nastro, definito come nastro trasportatore, che scorre continuamente trasportando – da qui il nome – con sé i diversi oggetti da assemblare per ottenere il prodotto finito; ogni operaio può così assemblare un unico pezzo, tramite movimenti ripetitivi e meccanici, permettendo un notevole risparmio dei tempi di produzione: da quando questo metodo entrò in funzione, negli stabilimenti della Ford, l’industria automobilistica a stelle e strisce per eccellenza, così come del resto Detroit, che ha vissuto gravissime crisi da cui si è riuscita in tempi recenti a risollevare anche grazie agli investimenti del gruppo FCA Fiat-Chrysler, è per antonomasia la città americana dei motori i tempi necessari a produrre una singola autovettura si ridussero da dodici ore a una soltanto. Negli impianti di epoca più contemporanea, invece, l'apporto umano è in ogni modo ridotto: la maggior parte delle catene di montaggio sono automatizzate e i lavori maggiormente ripetitivi sono svolti da robot industriali. La prima autovettura per la cui produzione verrà adottato questo innovativo ed efficiente sistema, che certo però sarà appunto molto contestato dalle associazioni a tutela dei lavoratori, in quanto senza dubbio spersonalizzante, faticoso, straniante e alienante, come ci ricorda uno dei più importanti episodi della cinematografia di Charlie Chaplin, è, a partire dal 1913, la Ford T, la cosiddetta Tin Lizzie, ossia la Lisa di latta, visibile in tutte le immagini dell’epoca, un’auto globale prodotta finanche in Italia, a Trieste, a partire dal 1923, che dal 1908, centodieci anni fa, al 1927, quando uscì di produzione, motorizzò il paese degli Appalachi raggiungendo la quota maiuscola, tipica dei modelli più celebri della storia, di quindici milioni di unità. Tre metri e mezzo circa di lunghezza, motore a valvole laterali 4 cilindri 2900 centimetri cubi di cilindrata, venti cavalli circa di potenza, due marce più la retro, tutte azionate a pedale, sospensioni a balestra, freni posteriori a tamburo, una grande serie di innovazioni, massima resa e minima spesa. Semplicemente una leggenda.

Erminio Fischetti